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Parlamento: ora regole per lobby, in commissione 11 proposte/Adnkronos

18 dicembre 2014 | 16.32
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Roma come Strasburgo: l'attività dei lobbisti in Parlamento deve essere regolamentata e, sopratutto, trasparente. Ma se nelle istituzioni europee le norme esistono già, in Italia oltre 50 tentativi dal 1948 a oggi sono tutti andati a vuoto. Ora, dallo scranno più alto di Montecitorio e Palazzo Madama, Laura Boldrini e Pietro Grasso chiedono di premere sull'acceleratore per approvare le proposte di legge, undici in tutto, presentate dall'inizio della legislatura da maggioranza e opposizione per regolare 'l'attività di rappresentanza degli interessi particolari'. Senza dimenticare il rischio di commistioni con l'attivita' parlamentare, dopo che è stato abolito il finanziamento pubblico dei partiti. Allarme che oggi Boldrini ha voluto rimarcare con forza.

E se le tre proposte depositate alla Camera, una delle quali dalla vice presidente Marina Sereni, non hanno ancora avviato il proprio iter in commissione, lo hanno fatto invece gli otto disegni di legge all'esame della commissione Affari costituzionali del Senato che nei prossimi giorni sarà impegnata nell'audizione di esperti della materia.

Le misure proposte sono simili in tutte le iniziative di legge: i "rappresentanti di interessi" che intendano svolgere l'attività di "relazione istituzionale" in Parlamento devono iscriversi in un registro pubblico istituito presso l'Ufficio di Presidenza, ottenendo in cambio informazioni e spazi per poter svolgere il proprio ruolo. I lobbisti dovranno osservare un codice deontologico e presentare una relazione annuale sull’attività svolta, secondo le regole predisposte dagli uffici di Presidenza di Camera e Senato, chiamati a codificare anche i doveri dei deputati, le norme per la trasparenza e la pubblicità dell’attività dei lobbisti, oltre alle eventuali sanzioni per le violazione delle norme.

Boldrini e Grasso, indispensabile legge che disciplini attività lobbisticaLa presidente della Camera Laura Boldrini si dice preoccupata: "bisogna riflettere su come regolamentare le lobby. Ho una grande preoccupazione per la situazione attuale. Abbiamo deciso di abbandonare il finanziamento pubblico, che non era più difendibile, ma ora siamo senza. Ci sarà un finanziamento privato, ma non abbiamo una legge sulle lobby. Siamo davvero sicuri che il privato finanzi la politica perchè ha amore della cosa pubblica? Non saranno alla fine tutti a presentare il conto?". Dello stesso tenore le considerazioni del presidente del Senato Pietro Grasso: "serve una legge che disciplini, in maniera chiara e trasparente, l’attività lobbistica, che al momento si muove in maniera nascosta". L'esigenza di rendere trasparente l'attività lobbistica nei Palazzi della politica, insomma, si è fatta pressante. E questo è tanto più vero se si considera come il Parlamento europeo, che dispone di un registro dei 'rappresentanti di interessi particolari' dal 2008, integrato con norme più stringenti nel 2011, voglia ora rendere obbligatoria l'iscrizione al registro delle attività lobbistiche.Nell'aprile di quest'anno gli eurodeputati hanno approvato a larghissima maggioranza l’appello alla Commissione Ue per rendere più vincolanti le regole che tutelano la trasparenza. Ad oggi si stima che solo il 75% di tutte le organizzazioni collegate alle imprese e circa il 60% delle Ong che operano a Bruxelles abbiano messo la propria firma sul registro.

Nelle istituzioni Ue 1.700 lobbisti impiegati dalla grande finanza

I lobbisti a Bruxelles e Strasburgo sono un vero e proprio esercito: secondo l’associazione Corporate Europe Observatory, chiamata a monitorare la loro attività, soltanto la grande finanza ne utilizza 1.700, con 120 milioni di euro impiegati ogni anno contro i 4 impiegati complessivamente da organizzazioni sindacali, associazioni dei consumatori e Ong. Nel registro, però, mancano le firme di colossi bancari come Goldman Sachs, Ubs, Hsbc, Banco Santander e Rbs. Anche per questo, la proposta approvata a Strasburgo chiede l’obbligatorietà di iscrizione entro il 2016 e prevede una serie di 'incentivi' per i lobbisti registrati sull'accesso al Parlamento, sulla loro partecipazione come oratori alle audizioni pubbliche e sulla possibilità di chiedere il patrocinio del Parlamento per le proprie iniziative. Per ora l’unico albo dei lobbisti in vigore è stato adottato dall’ex ministro dell’Agricoltura Mario Catania, che nel 2012 ha istituito nel suo dicastero una 'Unità per la trasparenza' per documentare i rapporti tra amministrazione e lobby. Anche alcune regioni hanno approvato leggi regionali in materia: Toscana, il Molise e l’Abruzzo. A Roma, invece, è tutto fermo al 1948. "Nell’opinione pubblica italiana il fenomeno delle lobby è generalmente associato all’idea di manipolazione o di conflitti di interessi: anche in Italia, come in Europa, è invece necessario scommettere sulla trasparenza", dice la vice presidente della Camera Marina Sereni.

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