Renzi non cede, l'Italicum non si cambia: "Gruppo confermi voto Direzione". La minoranza non parteciperà. Le opposizioni a Mattarella: scongiurare la fiducia. Il Colle: "lavoro non resti a metà. Ieri l'appello del M5S a Area Riformista: "Insieme possiamo ribaltare riforma"
Matteo Renzi chiude ad ogni modifica all'Italicum, ma non esclude modifiche alle riforme istituzionali. Intervenuto all'assemblea del gruppo, il premier chiede ai deputati Pd di confermare il voto della Direzione. Troppi sciacalli in azione sulla legge elettorale, attacca il premier, citando uno dei personaggi de 'Il libro della giungla': "Fuori ci sono tanti Tabaqui. La nostra discussione deve essere liberata dai toni all'Armageddon". La legge elettorale, insiste, "va votata", anche perché è "una legge alla quale il governo è legato, nel bene e nel male". La minoranza, circa una settantina di deputati, non partecipa al voto. Roberto Speranza ha anunciato le dimissioni da capogruppo. Il premier, però, è possibilista sulle riforme istituzionali: si può arrivare a "ulteriori modifiche".
Area riformista aveva voluto sottolineare come la posizione della minoranza trovasse sulla stessa linea l'ex segretario e candidato premier e due candidati alle ultime primarie che hanno raggiunto quasi il 35%: "non si può non tenerne conto". Per Pier Luigi Bersani la posta in gioco è l'intero sistema democratico, non sarebbe né presidenzialismo né parlamentarismo, e per ribadire determinazione ad andare avanti in questa battaglia: "Non può esistere sempre un piano B", avrebbe spiegato l'ex segretario a chi gli ha parlato.
Il capo dello Stato, al quale si sono rivolte le opposizioni paventando il ricorso del governo al voto di fiducia, attende di vedere quali saranno i risultati del lavoro del Parlamento, ricordando quanto siano importanti per il Paese le riforme istituzionali, ma anche la necessità che vengano prese comunque delle decisioni senza lasciare il lavoro a metà. Il Colle segue con attenzione l'evolversi della situazione, nel rispetto di ruolo e prerogative costituzionali e preoccupato quindi di evitare ogni invasione di campo.
La materia in questo momento riguarda il calendario della Camera e quanto alla possibilità che il governo ponga la fiducia per ora si resta solo nel campo delle generiche ipotesi, visto che decisioni in tal senso non sono state nè prese nè annunciate. Si tratta di questione che riguarda le dinamiche governo-Parlamento e quindi sta all'esecutivo e alla maggioranza valutare l'opportunità di ricorrere a questa procedura su una materia di questo tipo. Certo, il capo dello Stato sostiene il processo delle riforme in generale e della legge elettorale in particolare, come ha segnalato sin dal momento del suo insediamento.
Anche in questo caso però la responsabilità è tutta del Parlamento, nel merito e nel metodo. Le Camere discutano e scelgano liberamente, ma alla fine si assumano l'onere di prendere una decisione in un senso o nell'altro: si vada avanti o si bocci l''Italicum', con la conseguenza di bloccare l'iter legislativo e di non fare nulla, di sicuro non ci si può fermare in mezzo al guado, lasciando il lavoro a metà.
L'assemblea dei deputati Pd, in ogni caso, sarà solo un passaggio del percorso che attende l'Italicum, le cui sorti sono indissolubilmente legate alla riforma costituzionale in Senato. Né è scontato che in commissione Affari costituzionali di Montecitorio si arrivi effettivamente a votare gli emendamenti. I tempi sono abbastanza stretti, considerando che oggi la commissione è ancora impegnata con le audizioni, che per domani non sono previsti lavori e che si profila la possibilità di spostare termine per la presentazione degli emendamenti da venerdì prossimo a lunedì 20. A quel punto, rimarrebbero pochi giorni per il confronto fino al 27, quando l'Italicum approderà in aula. Giorni che potrebbero tutti essere occupati dalla discussione, impedendo di fatto lo scontro, inevitabile, sugli emendamenti.