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Unioni civili, caos e insulti in Senato: slitta l'esame del ddl

17 febbraio 2016 | 09.06
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L'esame del ddl Cirinnà slitta a dopo l'approvazione del Milleproroghe che andrà in aula martedì prossimo. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, dopo la capigruppo ha detto che sulle unioni civili ci sarà una seduta unica fino alle 22 mercoledì prossimo 24 febbraio e fino alle 18 nella giornata di giovedì.

A chiedere di convocare la capigruppo è stato il presidente del gruppo Pd, Luigi Zanda. "Il Pd - ha dichiarato in apertura di seduta a palazzo Madama - continua a pensare che sia necessario fare una buona legge sulle unioni civili. Pensiamo che sia un traguardo alla nostra portata, che noi fortemente vogliamo ma dobbiamo registrare che ieri si è verificato un fatto politico nuovo".

Zanda, senza nominarla, ha fatto riferimento alla decisione di M5S di non votare l'emendamento Marcucci che, se approvato, avrebbe assorbito gli emendamenti presentati dalla Lega Nord e dai centristi. "Questa condizione - ha osservato ancora Zanda - muta naturalmente la situazione e i passaggi d'aula che ci aspettano". "Di conseguenza - ha rimarcato - pensiamo che sia necessaria una riflessione per riannodare fili politici e individuare percorsi che ci consentano di proseguire in modo ordinato i lavori d'aula".

In mattinata è stato il caos, scoppiato al momento dell'intervento della capogruppo 5 Stelle, Nunzia Catalfo: grida dai banchi del Pd e tensione tra dem e grillini alle stelle dopo il "no al canguro" espresso ieri dal MoVimento. Ma anche gli ex M5S hanno strepitato contro la capogruppo.

Il presidente Grasso ha cercato di riportare l'ordine ma poi la bagarre si è scatenata nuovamente quando ha preso la parola Manuela Repetti di Ala difendendo il 'super canguro' Marcucci. "Vuoi il canguro? Vaff...", si è sentito distintamente riecheggiare in aula.

"Pago per essermi fidata dei 5 Stelle. Mi prendo la responsabilità di questo errore, con questo scivolone finisce la mia carriera politica" ha detto Monica Cirinnà parlando in Transatlantico.

Alle critiche rivolte al M5S ha replicato su Facebook il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, membro del direttorio: "Come già specificato ieri da MoVimento 5 Stelle Senato, ribadisco con forza la necessità e l'urgenza di dare subito al Paese una legge sulle unioni civili. La nostra è una posizione chiara e coerente che abbiamo dimostrato sin da subito, non presentando nemmeno un emendamento. E che abbiamo ribadito opponendoci a uno strumento come il canguro che serve solo al Pd a mascherare le sue difficoltà interne".

"I dem - ha aggiunto Di Maio - non si azzardino a scaricare le responsabilità sul M5S. Noi chiediamo che si voti a viso aperto: i nostri voti a questa legge ci sono sempre stati e continueranno ad esserci, ma nel rispetto del dibattito parlamentare".

"Time out sulle unioni civili. Molto bene - ha commentato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano - Il rinvio lungo è la vittoria del buon senso, il nostro buon senso. Ed è anche la prova che tra 'vaffaday', ruspe e rottamazioni, per il buon senso c'è ancora spazio. È il buon senso che vince sulla tentazione del Pd di strafare e su chi mi diceva che l'unica strada per fermare le adozioni gay era minacciare la crisi di governo".

"Se avessimo ricattato e minacciato, il Pd non sarebbe mai arrivato a questa decisione perché, di fronte alla crisi, i cattodem avrebbero fatto prevalere la ragion di Stato. Forse neanche il M5S avrebbe compiuto la scelta di ieri, proprio per il motivo opposto: per tentare di fare cadere l'esecutivo. Noi abbiamo tenuto la linea giusta. Speriamo adesso che - ha concluso Alfano - il Pd comprenda che occorre ripartire dalla maggioranza di governo".

Chi oggi si aspettava una 'renzata' sulle unioni civili è rimasto deluso. Rimesso piede in Italia dopo due giorni in Argentina, Matteo Renzi è subito andato in Parlamento, ma non per sbrogliare la matassa delle unioni civili piuttosto per parlare del prossimo Consiglio Ue. Il premier, che ha trovato un ambiente in Senato 'incandescente', ha invitato alla calma: "Abbiamo detto stop, quindi ora riflettiamo".

Non ci sono dubbi a palazzo Chigi sull'importanza del ddl Cirinnà ("una questione di civilità", l'ha sempre definita lo stesso Renzi) e c'è anzi piena consapevolezza dell'importanza del tema trattato, quello dei diritti. E' per questo che Renzi a qualche senatore del Pd con cui ha scambiato poche impressioni ha ribadito che la legge sulle unioni civili deve essere approvata. Però, a palazzo Chigi viene anche fatta una constatazione: "Il Pd, da solo, i numeri per approvare la legge non li ha".

Al momento, ogni ipotesi resta tale. Se da una parte c'è chi nel Pd e nel governo sottolinea che "senza il canguro la legge sulle unioni civili muore", dall'altra c'è sempre l'ipotesi stralcio delle adozioni che potrebbe anche arrivare in una seconda fase, a ddl Cirinnà bocciato dal Senato e con un nuovo provvedimento.

La partita insomma resta tutta da giocare e al momento i rapporti sono molto tesi in casa dem. I sostenitori della Cirinnà sono ormai ai ferri corti con l'area cattodem e con l'atteggiamento tenuto. "Dovrebbero andare a rileggersi la lettera con cui Renzi bocciò la candidatura di Marini al Quirinale...", ricorda qualcuno.

Intanto, contro lo slittamento del ddl Cirinnà insorgono le associazioni gay. Davanti al Teatro Brancaccio di Roma stasera è in programma una prima tappa verso una manifestazione che si chiamerà 'Vaffa Day Gay'. "Molti militanti si sono dati appuntamento davanti al Teatro dove c'è Grillo con il suo spettacolo, noi ci saremo - scrive in una nota Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center - Grillo uscirà a spiegarci le ragioni per cui ha affossato la legge sulle unioni civili facendo una mossa molto neo democristiana? Lo aspettiamo. Il Movimento Cinque Stelle non può dire di volere le unioni civili e poi al momento di votarle fare da sponda alla Lega".

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