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Referendum: Bremmer, ambasciatore Usa ha ragione, no dannoso per Italia e Ue

14 settembre 2016 | 18.04
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Ian Bremmer  - (foto Richard Johnson)
Ian Bremmer - (foto Richard Johnson)

L'ambasciatore americano a Roma, John Phillips, ha ragione, "sono d'accordo con lui", una vittoria del 'no' al referendum sulle riforme sarebbe "molto dannosa per l'Italia e l'Europa". E' l'opinione, condivisa con l'Adnkronos, di Ian Bremmer, politologo americano fondatore e presidente del think tank con sede a New York Eurasia Group, a proposito delle dichiarazioni di Phillips, diventate un caso politico.

"L'Italia ha bisogno di riforme politiche e questo voto è molto importante - sottolinea - Questa è la posizione del nostro team Italia nell'Eurasia Group". Il premier Matteo Renzi, a parere del politologo, "è stato uno dei più forti leader italiani su questo fronte e non sorprende che all'opposizione non piaccia che gli Stati Uniti esprimano la loro opinione". Bremmer ricorda come sia successa la stessa cosa nel Regno Unito, dove quanti erano favorevoli alla Brexit hanno contestato "la dichiarazione forte del presidente americano Barack Obama" a favore del 'Remain' fatta durante una sua visita a Londra pochi giorni prima del referendum del 23 giugno.

Gli Stati Uniti, sostiene il politologo, "esprimono un'opinione quando pensano che possa aiutare a rafforzare un alleato importante, anche se Washington si rende conto che le sue opinioni qualche volta non sono le benvenute". Secondo Bremmer, "in questi giorni anche la Cina sta cominciando a esprimere le proprie opinioni sugli sviluppi politici negli altri Paesi".

Il presidente del think tank newyorchese parla poi della prossima visita a Washington di Renzi, dove Obama ha organizzato una cena di Stato alla Casa Bianca per il 18 ottobre. "Il premier ed il presidente condividono la visione dell'importanza dell'alleanza transatlantica e probabilmente 'si piacciono'", dice Bremmer, analizzando le basi del rapporto fra i due leader.

"Obama vuole un'Europa più forte - spiega - Gli Stati Uniti hanno bisogno di un partner europeo forte per ragioni politiche, economiche e di sicurezza. La necessità di alleati forti è più importante dei disaccordi politici o delle rivalità commerciali tra le potenze europee e gli Stati Uniti. Al momento l'Europa si sta sfaldando, non unendo, e l'alleanza transatlantica si è indebolita". In questo contesto, dice Bremmer, entra in gioco il rapporto tra Obama e Renzi.

Il politologo parla poi degli eventi degli ultimi giorni negli Stati Uniti, con Hillary Clinton costretta a fermare la sua campagna elettorale dopo il malore accusato durante le celebrazioni per l'11 settembre e l'annuncio che ha la polmonite. Hillary resta la favorita nella corsa alla Casa Bianca, nonostante il tentativo maldestro di nascondere la malattia. "Certo, fa una differenza che la Clinton, famosa per voler mantenere una segretezza eccessiva, volesse nascondere la polmonite più a lungo possibile - dice Bremmer - Il video di lei che incespica è ancora peggio, tutti lo vedranno e rivedranno. La corsa si sta facendo più serrata, ma lei è ancora la chiara favorita".

Secondo Bremmer, il primo dibattito tv in programma il prossimo 26 settembre con Donald Trump "diventa ancora più importante dopo questo episodio, la Clinton sarà analizzata con ancora maggiore attenzione". Il politologo ritiene poi che sia stata "eccessivamente esagerata" l'ipotesi di un suo ritiro dalla corsa. "Se questo avvenisse - ragiona - il Comitato nazionale democratico potrebbe scegliere chiunque volesse sostituirla. Probabilmente sceglierebbe il vice presidente Joe Biden, per via della sua popolarità. Non sceglierebbe il senatore Bernie Sanders e presumo che Tim Kaine continuerebbe a correre come vice con Biden".

Ma, chiosa il politologo, "voglio essere chiaro, tutto questo è estremamente improbabile: a parte un'improvvisa catastrofe di salute, mi aspetto senz'altro di vedere Clinton e Trump combattere per il traguardo e mi aspetto che Clinton vinca un'elezione che sarà testa a testa".

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