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Gentiloni e il governo della fiducia, media più alta solo per Monti

19 novembre 2017 | 16.15
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(Fotogramma)
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Giovedì scorso l’esecutivo ha blindato il decreto fiscale ponendo la ventottesima questione di fiducia su un disegno di legge in discussione in parlamento. Ventotto fiducie in meno di anno visto che Paolo Gentiloni è diventato presidente del Consiglio a dicembre 2016, dopo la sconfitta referendaria e le dimissioni di Matteo Renzi. La media, come rileva uno studio di Open Polis, è di 2,55 voti di fiducia al mese. Un record battuto soltanto dal governo Monti.

"Lo strumento - ricorda Open Polis - è stato usato 104 volte a partire dalle elezioni del 2013: in media due al mese. Di più che nella scorsa legislatura". Certo, per quanto riguarda i numeri del governo Gentiloni, ha pesato e non poco la 'scorpacciata' di fiducie sul Rosatellum: 8 voti di fiducia tra Camera e Senato.

Per la squadra Gentiloni si tratta della 28° fiducia da quando si è insediato: 17 a Palazzo Madama, dove i numeri della maggioranza sono più risicati, e 11 alla camera. "Con 11 mesi di governo alle spalle, lo strumento è stato utilizzato 2,55 volte al mese, la seconda media più alta fra gli ultimi 5 governi della XVI e XVII legislatura", si spiega nell'analisi di Open Polis.

"L’incidenza delle fiducie sulle leggi continua a essere molto alta. Considerando i 56 testi approvati e pubblicati in gazzetta ufficiale, in media per la metà (il 50%) è stato necessario un voto di fiducia. Dall’ultimo governo Berlusconi in poi (2008-2011), nessun esecutivo ha viaggiato a una media così alta", rileva Open Polis.

Nello specifico, guardando ai governi che si sono succeduti nelle ultime due legislature, con il centrodestra e Silvio Berlusconi premier le fiducie sono state 45 con una media di 1,07 al mese; con Mario Monti 51 fiducie con il ritmo record di 3 mensili; 10 i voti di fiducia con Enrico Letta per una media di 1,1 al mese; ben 66 fiducie con Matteo Renzi per una media mensile di 2 e quindi Gentiloni con le sue 28 fiducie per una media di 2,55 al mese.

Un dato che è destinato a crescere, con ogni probabilità, di qui alla fine della legislatura. "L’uso massiccio dei voti di fiducia nelle dinamiche di Camera e Senato -sottolinea Open Polis- è diventato ormai una prassi, con evidenti conseguenze su quantità e qualità del dibattito parlamentare. Questo perché da un lato lo velocizza, specie sui decreti legge in scadenza, dall’altro lo limita, legando il destino del testo a quello dell’esecutivo".

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