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Gelo Salvini-Di Maio

07 maggio 2018 | 18.39
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(Fotogramma)
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Dopo 64 giorni di tira e molla, il gelo scende dopo l'ora di pranzo, quando finalmente Luigi Di Maio e Matteo Salvini, accompagnato dall'immancabile Giancarlo Giorgetti, si incontrano al gruppo della Lega a Montecitorio. Un incontro, raccontano fonti grilline, freddo e rapido, in cui il leader del Carroccio ha ribadito quanto già fatto ogni volta che il tavolo con i 5 Stelle è saltato. "Non mollo Berlusconi - le parole di Salvini riportate all'AdnKronos da fonti M5S - la coalizione per me resta quella. Ma il governo istituzionale non lo voto". Da qui la data dell'8 luglio come la prima utile per tornare al voto.

Lo spiraglio, l'ennesimo, si era aperto nella speranza, secondo i 5 Stelle alimentata ancora una volta da Salvini, che il leader di Fi facesse un passo di lato. "Ci vado a parlare...", avrebbe ribadito in mattinata al telefono il leader della Lega a Di Maio prima di lasciarsi il cancello di Palazzo Grazioli alle spalle, secondo le stesse fonti.

Ma dopo le consultazioni è arrivata l'ennesima doccia fredda, stavolta non più una sorpresa per i grillini che più volte, in questi 60 giorni e rotti, hanno chiesto a Salvini di rompere con Berlusconi una volta per tutte. Così oggi, nell'incontro alla Camera, Di Maio è sbottato: "Siete legati mani e piedi a Berlusconi. Alle prossime elezioni vedremo dove andranno a finire Forza Italia e il suo leader...".

La partita, salvo colpi di scena, sembra ormai chiusa e si guarda al Colle con apprensione. La speranza è che la data del voto sia a luglio e comunque non slitti oltre settembre. In gioco c'è la candidatura a premier dello stesso Di Maio, che, in caso di tempi più lunghi, comincerebbe a vacillare pericolosamente. Nel M5S monta infatti il malcontento e il timore che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, non si riagganci quel 32% di voti che ha permesso al Movimento di portare in Parlamento ben 338 eletti, poi scesi a 331 per via dei 'cartellini rossi'.

In molti temono il ritorno anticipato alle urne, soprattutto quanti sono riusciti ad acciuffare il seggio al fotofinish. Ieri un neodeputato, Pino Cabras, ha inviato una mail ai colleghi di Camera e Senato confidando in un governo M5S-Lega a breve termine. "Di Maio e Salvini - si legge nell'incipit del lungo intervento di cui l'Adnkronos è in possesso - possono ancora fare la Storia" in un "quadro di responsabilità nazionale". Il parlamentare sardo ragiona su un governo lampo, con elezioni che potrebbero tenersi subito dopo l'estate o, al più tardi, in autunno inoltrato.

"Non so se in questa legislatura vedrò Luigi Di Maio nel ruolo di presidente del Consiglio - si legge in un passaggio - sembrerebbe assai improbabile, ormai, purtroppo. Ma gli 11 milioni di voti raccolti da un popolo tutto sommato speranzoso hanno un peso già in grado di contare nella storia d’Italia. E nella storia ci si può entrare non solo da Palazzo Chigi. Vasco Rossi non ha vinto Sanremo, né Gigi Riva il Mondiale, né Lev Tolstoj il Nobel, né Marilyn Monroe l'Oscar. Troviamo il modo di cambiare la storia di questa Repubblica, in modo originale. Ci premieranno i cittadini. Che saranno a loro volta premiati da una politica trasparente".

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