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Minniti: "Non possiamo diventare Ungheria del Mediterraneo"

03 giugno 2018 | 10.21
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Marco Minniti (FOTOGRAMMA)
Marco Minniti (FOTOGRAMMA)

''L'Italia ha sempre coltivato il dialogo tra Est e Ovest, ma non è mai stata un Paese dell'Est al confine con l'Ovest. Non possiamo diventare un'Ungheria al centro del Mediterraneo''. Lo sostiene l'ex ministro del'Interno, Marco Minniti, parlando del nuovo governo gialloverde, in un'intervista al 'Corriere della Sera'.

"Il pentapartito populista - osserva - ha un'idea della società chiusa. Chiusa nella dimensione virtuale: il sacro blog. Chiusa nella dimensione fisica: l'idea del confine come separazione dagli altri, anche a livello internazionale. La nostra identità contro quella altrui, il nostro gruppo contro un altro gruppo''. Secondo Minniti ''tutto questo può portare allo slittamento di valori e di funzione del nostro Paese. Una separazione non tanto dai riti barocchi di Bruxelles, che non piacciono neanche a me, ma dai valori fondamentali che ci legano all'Europa e ai nostri alleati storici''.

Poi l'ex ministro dell'Interno, riferendosi alle politiche sull'immigrazione annunciate dal nuovo titolare del Viminale, Matteo Salvini a propositi dei respingimenti dice: ''E come si fa? I flussi migratori non si possono cancellare; si possono governare. È quel che abbiamo fatto. Siamo all'undicesimo mese consecutivo di riduzione degli arrivi. Rispetto al primo luglio del 2017 sono arrivati 122mila migranti in meno". I rimpatri di massa, spiega, ''furono un punto dirimente della campagna elettorale del centrodestra nel 2001. Finì con la più grande sanatoria della storia: circa 600 mila clandestini divennero regolari. Più o meno lo stesso numero delle persone che ora si vorrebbero espellere''.

Secondo Minniti ''nessuna espulsione è possibile senza una rete di rapporti internazionali. Affinché ci sia un Paese che espelle, ci dev'essere un Paese che riaccoglie. Questa rete di rapporti esiste. Abbiamo costruito un modello affrontando la questione sull' altra sponda del Mediterraneo. Abbiamo fatto 25mila rimpatri volontari assistiti grazie alla collaborazione con la Libia e con le organizzazioni umanitarie dell'Onu, che prima in Libia non c'erano e ora ci sono. La frontiera più importante è quella meridionale della Libia. È fondamentale il rapporto con i Paesi nordafricani e centrafricani, anche per fermare i foreign fighters dell'Isis che tentano di tornare a casa''.

Ma, secondo Minniti, ''se offendi quei Paesi e i loro cittadini, se fai saltare la rete, se pensi di riportare tutto quanto in Italia, rischi l'eterogenesi dei fini: pensi di migliorare una cosa, e la peggiori''.

GUERINI - Un'intervista definita "utile" da parte del coordinatore del Pd, Lorenzo Guerini, che all'AdnKronos dice: "Indica i rischi che l’Italia non può permettersi di correre col nuovo governo. Essere l’Ungheria del mediterraneo dell’Unione europea ci porterebbe all’isolamento, completamente e radicalmente al di fuori della nostra tradizione".

"L'Italia in questi anni ha avuto politiche efficaci sul fronte della lotta al terrorismo, delle relazioni con i paesi del mediterraneo e con l’Africa, della gestione dell’immigrazione - osserva l'esponente dem - Non continuare su questa strada sarebbe un errore che potremmo pagare duramente. Su questo terreno e su altri il Pd può, giustamente come ha indicato Marco, lavorare seriamente e positivamente, per il Paese e per una moderna visione del ruolo della sinistra”.

CALENDA - "Ottima intervista" scrive anche Carlo Calenda su Twitter. "Contrastare gli sbarchi lavoro serio. 11 mesi consecutivi di diminuzione arrivi (-122.000 persone) non si ottengono con foto con le ruspe e proclami. Così come crisi aziendali non si risolvono con i selfie ai cancelli delle fabbriche".

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