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Le 24 ore da incubo di Conte

19 ottobre 2018 | 11.20
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Giuseppe Conte (Afp) - AFP
Giuseppe Conte (Afp) - AFP

Era a Bruxelles per spiegare la manovra ai partner europei e rassicurarli sui conti italiani, ma si è trovato invece costretto a mediare a distanza lo scontro scoppiato tra M5S e Lega sul condono proprio nelle ore in cui arrivava la durissima lettera dell'Ue. E' la sintesi delle 24 ore più lunghe e difficili di Giuseppe Conte che ieri, al culmine della tensione, sarebbe addirittura arrivato, secondo alcune fonti poi smentite da Palazzo Chigi, a minacciare le dimissioni.

Tutto è iniziato con la bomba lanciata mercoledì sera da Luigi Di Maio nel salotto di Vespa. Il vicepremier ha accusato una 'manina' di aver manomesso il decreto fiscale allargando il condono fino a prevedere anche uno scudo penale per il riciclaggio. La Lega ha invece fatto notare che il testo del provvedimento era noto a tutti. A quel punto è esploso il caso politico, tra Di Maio e Salvini è calato il gelo. Conte si è così trovato costretto a intervenire.

Per uscire dall'impasse il premier ha annunciato la convocazione per sabato di un nuovo Consiglio dei ministri per ridiscutere i punti critici del dl fiscale. Da Salvini però è arrivata la doccia fredda. Ha detto di avere altri impegni in agenda e di non poter partecipare al Cdm. Posizione - poi rivista dal leader della Lega - che ha provocato uno scatto d'orgoglio in Conte. Il Consiglio dei ministri sabato "si svolgerà, perché a convocarlo sono io", ha sottolineato. "Il presidente del Consiglio sono io, decido io che si svolga", ha poi rimarcato. Sono cominciate a circolare a quel punto voci sulla presunta intenzione del premier di lasciare. In serata però è arrivata la secca smentita. "Il presidente del Consiglio Conte non ha mai minacciato dimissioni", sottolineavano fonti di palazzo Chigi.

Lo stesso premier ha assicurato da Bruxelles che la "prospettiva" di una crisi di governo "è veramente futuribile, di là da venire", in una parola "improbabile". "La politica, come diceva Max Weber, è passione, senso di responsabilità e lungimiranza. Se nascesse una crisi di governo da questa vicenda", cioè la querelle sul testo del decreto legge in materia fiscale e sulle 'manine' che lo avrebbero modificato, "non dimostreremmo - ha notato- né passione, né senso di responsabilità, né lungimiranza".

Dopo 24 ore ad alta tensione, Di Maio tiene il punto ribadendo che il decreto così è invotabile, mentre Salvini prova ad allontanare lo spettro della crisi. "Domani - annuncia - volo a Roma per risolvere i problemi. Basta litigi". L'intesa sul decreto fiscale però ancora non c'è.

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