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Gaza, Hamas: "Accordo su cessate il fuoco? Ancora molta strada da fare"

28 febbraio 2024 | 09.22
LETTURA: 7 minuti

Secondo media di Doha ci sarebbe un accordo, ma i dettagli restano un ostacolo. Armi e aiuti nella Striscia, Usa chiedono garanzie a Israele entro metà marzo. Famiglie degli ostaggi in marcia verso Gerusalemme

Miliziani di Hamas - Fotogramma /Ipa
Miliziani di Hamas - Fotogramma /Ipa

C'è ancora molta strada da fare per garantire un potenziale accordo di cessate il fuoco con Israele. Lo ha detto ad al Jazeera Basem Naim, capo delle relazioni politiche e internazionali di Hamas, aggiungendo che "il divario è ancora ampio. Dobbiamo discutere molti punti con i mediatori".

Secondo l'alto funzionario del gruppo palestinese, l'ottimismo dell’amministrazione Biden non è “legato alla realtà sul campo”, ma ha più a che fare con considerazioni di politica interna in un anno elettorale. “Se gli americani vogliono essere davvero ottimisti, devono porre fine al gioco dei doppi standard”.

“Dicono di volere un cessate il fuoco e di evitare di allargare il conflitto nella regione - ha concluso -, ma allo stesso tempo stanno usando il loro veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e stanno fornendo miliardi di dollari e più munizioni a Israele".

Il capo di Hamas Ismail Haniyeh ha intanto affermato che il gruppo sta mostrando flessibilità nei negoziati con Israele ma allo stesso tempo è pronto a continuare a combattere, scrive il Guardian. Le due parti stanno negoziando un progetto quadro che, secondo quanto riferito, prevederebbe una pausa di sei settimane nei combattimenti e il rilascio degli ostaggi tenuti prigionieri da Hamas in cambio dei palestinesi detenuti da Israele.

Haniyeh ha poi invitato i residenti della Cisgiordania e di Gerusalemme a barricarsi nella moschea di al-Aqsa all'inizio del Ramadan, auspicando in un messaggio televisivo, anche "un'iniziativa ampia e internazionale per rompere l'assedio alla moschea di al-Aqsa".

Media Qatar: "C'è accordo, ma dettagli restano ostacolo"

Secondo quanto riportato dal quotidiano del Qatar The New Arab, che cita fonti egiziane, ci sarebbe intanto un accordo nelle linee generali per il cessate il fuoco nella Striscia il rilascio degli ostaggi, ma "i dettagli rappresentano ancora un ostacolo". Secondo una fonte diplomatica egiziana, qualora si raggiungesse l'accordo, domenica al Cairo sarebbe previsto un incontro per annunciare il cessate il fuoco.

Armi e aiuti nella Striscia, Stati Uniti chiedono garanzie a Israele

L'Amministrazione Biden ha dato tempo a Israele fino a metà marzo per avere garanzie che le armi fornite dagli Stati Uniti vengano usate contro i miliziani di Hamas nel rispetto del diritto internazionale e che venga favorito l'accesso di aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza. Lo scrive Axios citando fonti ufficiali a condizione di anonimato. L'assenza di queste garanzie entro i termini temporali stabiliti, sottolinea, potrebbe fermare la consegna di armi americane alle Forze di difesa israeliane.

Lula torna ad attaccare Netanyahu

Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha ribadito ancora una volta le sue critiche al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha nuovamente accusato di commettere un "genocidio" nella Striscia di Gaza, dove sono già morte quasi 30mila persone. "Voglio dirlo forte e chiaro. Netanyahu sta commettendo un genocidio", ha rimarcato Lula, respingendo l'etichetta di 'antisemita' ed assicurando di saper distinguere tra "l'atteggiamento di un popolo e le azioni di un governante", in un'intervista per RedeTV!.

"Vergognati e chiedi scusa", ha replicato il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz. Lula, ricorda Katz, ha negato di aver usato la parola Olocausto. Ma ha detto "che la giusta guerra di Israele contro Hamas a Gaza è la stessa cosa che Hitler e i nazisti hanno fatto agli ebrei e ferito la memoria dei 6 milioni di ebrei che furono assassinati nell'Olocausto. Non dimenticheremo né perdoneremo. Vergognati e chiedi scusa", ha scritto Katz sul social X.

Famiglie ostaggi in marcia verso Gerusalemme

Le famiglie degli ostaggi a Gaza si mettono intanto in marcia per raggiungere Gerusalemme a partire dalla comunità di confine del Kibbutz Re’im sotto lo slogan "Unirsi per liberare gli ostaggi”. L'arrivo del corteo è previsto per sabato. Oggi il gruppo si recherà prima a Sderot, dove alle 16.30 si terrà una cerimonia di solidarietà presso la locale stazione di polizia, invasa il 7 ottobre dai terroristi di Hamas, che hanno ucciso 35 tra ufficiali e civili. Molti degli agenti di stanza lì sono stati i primi soccorritori nelle città di confine all’inizio dell’assalto del 7 ottobre.

Il gruppo si recherà poi a Kiryat Gat, dove trascorrerà la prima notte. Il giorno successivo - rende noto il 'Times of Israel' - proseguirà per Beit Guvrin, e da lì per Beit Shemesh, dove in serata si terrà una cerimonia. Venerdì mattina il gruppo farà una marcia di solidarietà con i militari tenuti in ostaggio a Gaza, e prenderà parte a una cerimonia per onorare i soldati. I parenti degli ostaggi passeranno la notte al Kibbutz Tzora, quindi proseguiranno per Gerusalemme dove sabato sera si terrà una manifestazione.

Si ritiene che siano 130 gli ostaggi sequestrati da Hamas il 7 ottobre che si trovano ancora a Gaza. In totale 105 ostaggi sono stati rilasciati durante la tregua di novembre e 4 erano stati rilasciati in precedenza.

Tre ostaggi sono stati tratti in salvo dai militari, che hanno recuperato anche i corpi di altri 11 ostaggi, tra loro i tre uccisi per errore dai soldati. L'Idf ha confermato la morte di 31 tra quelli ancora in mano ad Hamas, citando nuovi dati di intelligence e indizi trovati dalle truppe che operano a Gaza. Una persona risulta inoltre dispersa dal 7 ottobre.

Hamas ha anche i corpi dei militari Oron Shaul e Hadar Goldin dal 2014, oltre a due civili israeliani, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, entrati volontariamente a Gaza nel 2014 e 2015 e che si ritiene siano in vita.

Ministero Sanità Gaza: "Quasi 30mila morti da 7 ottobre"

Sarebbero almeno 29.954 le persone che sono state uccise nei raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre. Lo rende noto il ministero della Sanità governato da Hamas aggiungendo che altre 70.325 persone sono rimaste ferite. Il bilancio aggiornato comprende anche le 76 persone uccise nelle ultime 24 ore, sottolinea l'emittente al-Jazeera.

Israele: "Colpiti importanti obiettivi nella notte"

L'esercito israeliano ha affermato di aver colpito durante la notte "otto importanti obiettivi terroristici" responsabili dei razzi lanciati verso la città israeliana di Ashkelon. In un messaggio su Telegram l'Idf ha scritto che "nel corso di un'attività congiunta terrestre e aerea nella Striscia di Gaza, otto importanti obiettivi terroristici sono stati colpiti in un'area da cui ieri sera sono stati lanciati razzi verso la città di Ashkelon. Sono stati colpiti anche tunnel e infrastrutture utilizzate dai terroristi".

Raid Israele in Cisgiordania, al-Jazeera: "Assalto a campo di Balata"

Continuano i raid israeliani nella Cisgiordania occupata. Fonti palestinesi hanno riferito ad Al Jazeera che le forze israeliane hanno preso d'assalto il campo di Balata, a est di Nablus, dopo aver fatto irruzione, all'alba, in diverse altre aree e città della Cisgiordania. Sono stati segnalati raid a Jenin, Yatta, Birzeit e Azzun.

L’esercito israeliano ha inoltre arrestato sette palestinesi in diverse aree del governatorato di Betlemme, sempre in Cisgiordania. Lo riferisce l'agenzia palestinese Wafa.

Combattimenti nel nord di Gaza, morti due soldati Idf

Due soldati israeliani sono intanto rimasti uccisi nei combattimenti nel nord di Gaza che hanno provocato anche il ferimento di 7 feriti militari. Lo riferisce l'esercito israeliano, precisando che le vittime sono un maggiore di 25 anni e un capitano di 24 anni della Brigata Givati. I sette soldati della stessa unità, gravemente feriti, sono stati evacuati da Gaza per cure mediche.

Ieri, l'esercito israeliano ha riferito di un totale di 238 soldati uccisi dall'inizio dell'invasione di terra di Gaza e di altri 1.408 feriti.

Razzi dal Libano, suonano sirene al confine israeliano

Le sirene suonano in diverse comunità vicino al confine settentrionale con il Libano, avvertendo del lancio di razzi in arrivo. Le città vicine al confine settentrionale sono state in gran parte evacuate dai civili dall’8 ottobre, quando le forze guidate da Hezbollah hanno iniziato a lanciare attacchi quotidiani contro le comunità israeliane e le postazioni militari lungo il confine.

Una decina di razzi sono quindi stati lanciati dal sud del Libano nel territorio israeliano al confine. Nessuno è rimasto ferito, riferisce il notiziario Channel 12, ma uno dei razzi ha colpito Kiryat Shmona, provocando danni a un edificio.

Fatah e Hamas, "domani incontro a Mosca"

I rappresentanti di Hamas e Fatah si incontreranno domani a Mosca per discutere della formazione di un governo palestinese unificato e della ricostruzione di Gaza, ha reso noto l'agenzia di stampa russa Ria Novosti, citando l'ambasciatore palestinese in Russia.

La notizia dell'incontro è stata confermata, sempre alla Ria, anche dal viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov.

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