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Festival di Cannes, Wenders racconta la fotografia di Salgado. Martedì l’anteprima mondiale del doc ‘Il sale della Terra’

17 maggio 2014 | 13.08
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Il documentario del regista tedesco sarà presentato nella sezione ‘Un Certain Regard’: “I Salgado hanno un’altra vita accanto alla fotografia, il loro impegno a favore dell’ecologia”. Il red carpet dell’inaugurazione (FOTO)

Festival di Cannes,  Wenders racconta la fotografia di Salgado. Martedì l’anteprima mondiale del doc ‘Il sale della Terra’

‘Il sale della Terra’ in anteprima mondiale al Festival di Cannes. Il nuovo documentario di Wim Wenders, dedicato al fotografo brasiliano Sebastião Salgado, sarà presentato martedì in anteprima nella sezione “Un Certain Regard”. Un’opera firmata insieme al figlio del fotografo, Juliano Ribeiro Salgado.

La filmografia - Dopo ‘Buena Vista Social Club’ e ‘Pina’, il regista tedesco, vincitore della Palma d’oro nel 1984 con ‘Paris, Texas’ e premiato sulla Croisette anche per ‘Nel corso del tempo’, ‘Il cielo sopra Berlino’ e ‘Così lontano, così vicino!’, sceglie di raccontare l’universo poetico e creativo di un artista del nostro tempo.

La fotografia - Da quarant’anni Sebastião Salgado attraversa i continenti sulle tracce di un’umanità in pieno cambiamento: dopo aver testimoniato alcuni tra i fatti più sconvolgenti della storia, conflitti internazionali, carestie, migrazioni di massa, si lancia adesso alla scoperta di territori inesplorati e grandiosi per incontrare la fauna e la flora selvagge in un grande progetto fotografico, omaggio alla bellezza del pianeta che abitiamo. La sua vita e il suo lavoro vengono rivelati dallo sguardo del figlio, Juliano Ribeiro Salgado, che l’ha accompagnato negli ultimi viaggi, e da quello di Wenders, anche lui fotografo.

L’ecologia - ”Da subito - ha detto il regista tedesco - ci è sembrato essenziale tenere in considerazione il fatto che i Salgado hanno un’altra vita accanto alla fotografia: il loro impegno a favore dell’ecologia. Sapevo che era necessario raccontare due storie parallele. Si può dire che l’opera di rimboschimento che hanno messo in atto in Brasile e i risultati quasi miracolosi che hanno ottenuto siano una specie di happy end per Sebastião, dopo tutta la disperazione di cui è stato testimone e la depressione in cui è precipitato al ritorno dall’ultimo viaggio in Rwanda. Salgado non ha soltanto consacrato ‘Genesis’, la sua ultima monumentale opera, alla natura, ma è proprio la natura ad avergli permesso non perdere la sua fede nell’uomo”. Prodotto da David Rosier per Decia Films, ‘Il sale della terra’ uscirà in Italia il 28 agosto.

L’Armata Rossa arriva sulla Croisette - In proiezione speciale a Cannes 67 anche un altro documentario, ‘Red Army’: doc sulla squadra di hockey su ghiaccio dell’esercito russo firmato da Gabe Polsky e incentrato su Slava Fetisov, uno dei più grandi giocatori di hockey mai esistiti, l’atleta più decorato nella storia dell’Unione Sovietica.

Guerra Fredda - Fetisov si racconta e racconta l’incredibile gloriosa parabola di quella squadra nel documentario prodotto anche da Werner Herzog. ‘Red Army’ riesce in soli 85’ a concentrarsi sul ruolo cruciale dello sport, il modo in cui rispecchiava il contesto sociale e culturale di un periodo storico dominato dalla Guerra Fredda. Nato negli Stati Uniti da immigrati sovietici, Gabe Polski è cresciuto ascoltando i racconti su quella squadra straordinaria e, a 13 anni, giocava a hockey in una squadra di Chicago allenata da un sovietico. Un’esperienza che cambiò in maniera definitiva il suo modo di rapportarsi allo sport: la forza del collettivo, i movimenti armonici dell’intera squadra all’interno dell’anello di ghiaccio. Le stesse, incredibili caratteristiche, che fecero passare alla storia la ‘Red Army’.

Il film non si sofferma solamente sull’aspetto sportivo ma cerca di capire come sia stato possibile che Fetisov si trasformasse da eroe nazionale a “nemico politico”: avvenne a fine anni ‘80, quando in seguito alla rottura con il tecnico Viktor Tikhonov, Fetisov decise di raggiungere altri compagni già emigrati tra i professionisti della NHL.

L’ambientamento non fu facilissimo, ma in poco tempo il campione riuscì ad affermarsi anche in Occidente, vincendo nel ‘97, con la maglia dei Detroit Red Wings, l’ultimo trofeo che mancava alla sua stracolma bachecha: la Stanley Cup. Trionfo, neanche a dirlo, ottenuto insieme ai quattro compagni che con lui formava i cosiddetti “Russian Five”. Il quintetto comprendeva Vladimir Konstaninov al suo fianco in difesa, con Slava Kozlov, Sergei Fedorov e il suo amico di sempre Igor Larionov in attacco. Lo stesso Larionov con cui, all’inizio degli anni ‘80, condivideva gioie e trionfi indossando la maglia CCCP, insieme a Vladimir Krutov, Sergei Makarov e Alexei Kasatonov.

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