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Venezia: il Leone d'Oro alla carriera Wiseman, detesto i doc educativi

29 agosto 2014 | 16.17
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Venezia, 29 ago. (Adnkronos/Cinematografo.it) - Per la prima volta a Venezia il Leone d'Oro alla carriera va a un documentarista, anzi, ''il'' documentarista Frederick Wiseman, che verrà premiato oggi pomeriggio in Sala Grande. Dall'opera prima Titicut Follies (1967) all'ultimo National Gallery (2014), il regista americano è l'epitome stessa del cinema del reale: ''Non c'è motivo per cui un documentario non possa essere allegro, triste, tragico come un film o un romanzo, ho sempre cercato di fare film con una struttura drammatica, il modello per me è la fiction letteraria''.

''Ho cominciato a leggere quando avevo 5 anni, e leggo ancora tantissimo. Cerco - prosegue Wiseman - di trasferire una parte di quel che leggo nei miei film. Cerco di fare film in cui fornisco informazioni, non credo che la mia visione delle cose possa cambiare il mondo, ma voglio fare film che riflettono l'ambiguità del mondo''.

E torna sui suoi esordi, nella Parigi di metà anni '50, in 8 e super 8: ''Ero iscritto a Legge e la odiavo, c'era la guerra di Corea… Non mi è mai piaciuta Legge , per tre anni ho letto solo romanzi, poi mi sono deciso a fare qualcosa che mi piacesse''. Con un imperativo: ''Stavo a Boston, mentre gli altri documentaristi erano a New York: sono un solitario, vado per la mia strada. Ancora oggi: non faccio parte di un gruppo, non so bene che accada all'esterno''. Ma c'è stata evoluzione nel settore? ''Non c'è differenza tra ieri e oggi per i doc, solo l'attrezzatura: oggi ci sono telecamere e montaggio digitale, ma a parte questo è la stessa cosa''.

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