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Teatro: all'Argentina di Roma sogno e realtà nello 'Slava’s Snowshow'

11 febbraio 2015 | 17.52
LETTURA: 4 minuti

Dal 18 febbraio al primo marzo il clown giallo e i suoi compagni porteranno il pubblico in un’avventura senza limiti: una nevicata di carta che infuria su tutta la sala, enormi, leggerissimi e colorati palloni che planano sulla platea in una rappresentazione poetica e candida, dispettosa e imprevedibile, gioiosa e atletica, in bilico tra happening e circo

(Foto di P.  Augie)
(Foto di P. Augie)

Sogno e realtà si confondono per seguire il clown giallo e i suoi compagni in un’avventura senza limiti. 'Slava’s Snowshow', da 18 febbraio al primo marzo al Teatro Argentina, è uno spettacolo fatto di poesia, gioia, divertimento, ma anche un pizzico di malinconia per incantare con la magia della neve il pubblico dei grandi e dei piccini, alternando gag e momenti comici ad attimi di struggente dolcezza.

'Slava’s Snowshow' dal 2004 è attrazione fissa off-Broadway e alcuni dei suoi numeri sono stati inglobati dal Cirque du Soleil. Il suo ideatore, il russo Slava, pluripremiato (ha ricevuto l’Olivier e il Time Out Award a Londra, il Drama Desk a New York, lo Stanislavskij a Mosca e il Festival Critics Award a Edimburgo) e considerato "il miglior clown del mondo”, afferma di amare "un teatro che nasce dai sogni e dalle fiabe; un teatro ricco di speranze, desideri e nostalgie, mancanze e disillusioni. Un teatro che sfugge a qualsiasi definizione, all’interpretazione unica delle sue azioni e da qualsiasi tentativo di limitazione della sua libertà".

Lo spettacolo - che raccoglie i numeri più belli e famosi del repertorio di Slava, che per la sua arte si ispira a maestri come Leonid Engibarov, clown triste, o al raffinato Marcel Marceau, o alla delicata comicità di Charlie Chaplin - è una sequenza di sorprendenti magie: una nevicata di carta che infuria su tutta la sala, enormi, leggerissimi e colorati palloni che planano sulla platea, cinque clown che danno gas a una rappresentazione poetica e candida, dispettosa e imprevedibile, gioiosa e atletica, in bilico tra happening e circo.

Slava nasce in una piccola città russa, lontano dai grandi centri urbani. Trascorre tutta la sua infanzia in mezzo alle foreste, ai campi e ai fiumi. Ama costruire le case sugli alberi – anche di quattro piani, piccole città di neve. Grazie alla televisione e al cinema, conosce e si innamora dei grandi clown e dei grandi mimi. A 17 anni si trasferisce a San Pietroburgo (all’epoca Leningrado) con l’intenzione di studiare ingegneria. In realtà, si iscrive a una scuola di mimo, iniziando un lungo cammino verso la riscoperta e la riaffermazione dell’arte del vero clown.

Grazie all’influenza di grandi artisti come Chaplin, Marcel Marceau, Engibarov e al suo innato talento, Slava e la sua Compagnia - fondata nel 1979 – danno una nuova valenza al ruolo del clown, estrapolandolo dal mondo circense e portandolo nelle strade prima e nei più grandi teatri del mondo poi. La sua reputazione cresce molto rapidamente, a tal punto che tanti sono i suoi allievi disposti persino a viaggiare per miglia pur di imparare la sua tecnica di fusione tra teatro visivo e clown.

Molti degli ex allievi di Slava hanno oggi delle proprie compagnie e alcuni hanno preso parte alle produzioni del Cirque du Soleil. Slava approda con la sua Compagnia in Inghilterra nel 1988. Le sue tre recite all’Hackney Empire sono sufficienti per renderlo famoso. Cinque anni dopo, raccoglie le gag e gli sketch più famosi del suo repertorio nello Slava’s Snowshow' - che viene presentato in tournée in più di 30 Paesi, 100 città e a più di due milioni e mezzo di spettatori - gli vale il Time Out Award.

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