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Danza: tra Cajkovskij e Cechov, debutta 'Il Lago' di Monteverde

05 marzo 2015 | 19.01
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Fabrizio Monteverde rilegge uno dei capolavori della letteratura romantica ambientando il balletto all'interno di una compagnia di anziani danzatori che ripercorrono le tappe di un inevitabile e ultimo 'Lago'

Un momento del 'Lago' di Monteverde (foto di Gabriele Orlandi)
Un momento del 'Lago' di Monteverde (foto di Gabriele Orlandi)

Tra Cajkovskij, Petipa e Cechov. Debutta domani (repliche sino all'8 marzo) al Teatro Brancaccio di Roma il 'Lago dei cigni ovvero Il Canto', capolavoro del balletto romantico riletto da Fabrizio Monteverde per il Balletto di Roma.Tra i più apprezzati autori sulla scena contemporanea della danza italiana e reduce dal successo di 'Otello, prodotto dallo stesso Balletto di Roma nel 2009 e in corso di riallestimento per il prossimo febbraio al Teatro San Carlo di Napoli, Fabrizio Monteverde firma questa volta per la storica compagnia romana la nuova versione di un classico doc, che ha debuttato con successo a Ferrara.

Tra le suggestioni di una favola d'amore crudele e i simboli di un'arte che sovrasta la vita (ricordate il Premio Oscar Nathalie Portman interprete del 'Cigno nero' diretta da Darren Aronofsky?), il coreografo reinventa il più famoso dei balletti di repertorio classico su musica di P. I. Čajkovskij, garantendo quell'originalità coreografica e registica unica che da sempre ne caratterizza le creazioni e il successo. Capolavoro del balletto, sintesi perfetta di composizione coreografica accademica e notturno romantico, di chiarezza formale e conturbanti simbologie psicoanalitiche, 'Il lago dei cigni' è una favola senza lieto fine in cui i due amanti protagonisti, Siegfried e Odette, pagano con la vita la passione che li lega.

In scena un gruppo di anziani ballerini che ripercorrono le tappe di un inevitabile 'Lago'

Una di quelle 'favole d'amore in cui si crede nella giovinezza' avrebbe detto Anton Čechov, scrivendo nell’atto unico 'Il canto del cigno' (1887) di un attore ormai vecchio e malato che ripercorre in modo struggente i mille ruoli di una lunga carriera. Con dichiarata derivazione intellettuale dal grande scrittore russo, il 'Lago' di Monteverde trova ne 'Il Canto' il proprio naturale compimento drammaturgico e in un percorso struggente di illusioni e memoria porta in scena un gruppo di 'anziani' ballerini che, tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di finale felice, ripercorrono gli atti di un ulteriore, 'inevitabile' Lago.

Persi tra i ruoli di una lunga carriera, i danzatori stanchi di un’immaginaria compagnia decaduta si aggrapperanno ad un ultimo 'Lago', tra il ricordo sofferto di un'arte che travolge la vita e il tentativo estremo di rimandarne il finale. Individualità imprigionate in una coazione a ripetere, sabotatori della propria salvifica presa di coscienza oltre i ruoli di una vita svanita, gli interpreti ripercorreranno la trama di un 'Lago' senza fine, reiterandovi gesti e legami nella speranza di sopravvivere al finale straziante di una replica interminabile.

Un viaggio tormentato tra amori, tradimenti, prigionia e liberazione

Condannata ad una perenne metamorfosi, donna a metà tra il bene e il male, Odette/Odile sarà cigno e principessa, buona e crudele, amante fedele e rivale beffarda. Metafora di un'arte che non conosce traguardo, cercherà se stessa in un viaggio tormentato d'amore, tradimento, prigionia e liberazione. All'interno di un teatro in cui tutto ha inizio e nulla ha mai fine, andrà incontro agli stracci consumati di una vita d'artista con lo spirito bianco di una Venere per sempre giovane.

Esponente di una generazione di talenti esplosa negli anni Novanta, Monteverde svolge da ormai trent'anni un lavoro di elaborazione stilistica e drammaturgica che ne rende il segno unico e riconoscibile. Sensibile alle suggestioni letterarie e teatrali, la contemporaneità coreografica di Fabrizio Monteverde si scorge nelle profondità invisibili di racconti senza tempo, tra le righe di narrazioni moderne e i risvolti psicoanalitici di favole antiche. Maestro di uno stile energico e personale, Fabrizio è autore di un movimento composto di intrecci e spostamenti di peso che ne orientano coerentemente equilibri e curve dinamiche.

Il balletto di Roma con oltre 400mila spettatori, più di mille spettacoli realizzati e' uno dei complessi più attivi

Il risultato è quello di una gestualità rotonda e morbida che richiama nel corpo l'intenzione del moto per esplodere infine in spigolosità nette e decise. Collaborazione di successo, quella con la compagnia del Balletto di Roma, per cui il coreografo ha riallestito nel 2002 il proprio Giulietta e Romeo (debutto al Teatro Carlo Felice di Genova, 1989), diventato in breve uno degli spettacoli di danza più visti degli ultimi anni. Sempre con la compagnia romana, il coreografo ha realizzato produzioni importanti come 'Cenerentola', 'Otello' e 'Bolero', puntualmente premiate da unanime consenso di critica e pubblico.

'Il lago dei cigni, ovvero Il canto' è la terza nuova produzione dell’anno del Balletto di Roma che con oltre 400mila spettatori, più di mille spettacoli realizzati negli ultimi anni e da sempre sostenuta dal Mibact, si conferma come una delle compagnie più attive sulla scena contemporanea della danza in Italia.

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