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Teatro: 'Ragazzi di vita' all'Argentina di Roma, uno 'spartito emotivo'

21 ottobre 2016 | 16.08
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Una scena di 'Ragazzi di vita' in programma al Teatro Argentina dal 26 ottobre al 20 novembre
Una scena di 'Ragazzi di vita' in programma al Teatro Argentina dal 26 ottobre al 20 novembre

"Proporre 'Ragazzi di vita' come spettacolo teatrale è stata una scelta incosciente. Per metterlo in scena serve un rigore assoluto, quasi da spartito emotivo". Parla così Massimo Popolizio, straordinario attore che in questa occasione indossa i panni del regista per guidare Lino Guanciale e una 'truppa' di 18 giovani attori nella messa in scena di 'Ragazzi di vita', il romanzo d'esordio di Pier Paolo Pasolini, al Teatro Argentina di Roma dal 26 ottobre al 20 novembre. Uno spettacolo in prima nazionale, che si avvale della drammaturgia di Emanuele Trevi.

La messa in scena di 'Ragazzi di vita' è una produzione del Teatro di Roma che chiude l'anno pasoliniano ed in linea con un'istituzione che cerca di "mantenere il difficile rapporto - sottolinea il presidente Marino Sinibaldi - tra il teatro mondiale e le radici culturali della città, compito di un Teatro Nazionale come il nostro".

Un teatro che "da quando sono arrivato - spiega il direttore artistico Antonio Calbi - ha sempre avuto un'attenzione nei confronti di Pasolini. Dal 2 novembre 2014, quando Fabrizio Gifuni lesse 'Ragazzi di vita'. Poi nel febbraio 2015, in occasione del quarantennale del barbaro assassinio dello scrittore, il ministro Franceschini istituì il 'Comitato Pasolini', scegliendo come presidente Dacia Maraini e inserendo anche me tra i membri e quindi dando un ruolo fondamentale al Teatro di Roma che ha svolto gran parte dell'attività del Comitato", ha concluso Calbi prima di lasciare la conferenza stampa insieme con Sinibaldi per partecipare a un consiglio d'amministrazione del Teatro.

Quanto all'attualità di 'Ragazzi di vita', Maraini non ha dubbi: "Pasolini - dice la scrittrice - ha indovinato il rapporto con la città che ha un senso ancora oggi, anche se le borgate non ci sono più per fortuna, ma stiamo tornando a un certo tipo di sottoproletariato per l'aumento della discrasia tra ricchi e meno ricchi".

A Dacia Maraini fa eco Emanuele Trevi: "Roma sta diventando di nuovo una specie di emergenza antropologica. Come parte delle grandi città italiane, sembra fatta dai bambini, con uno sviluppo essenzialmente fatto di case senza servizi. Questo rende attuale il romanzo di Pasolini e le sue borgate". Maraini sottolinea anche l'importanza del lavoro di Calbi, "che ha avvicinato il teatro alla letteratura. Cosa che in passato avveniva e che solo certo teatro d'avanguardia, puntando prevalentemente sull'immagine, aveva eliminato. Ma ora sul palcoscenico è tornata con prepotenza la parola".

In questo senso Popolizio sottolinea il valore della parola e soprattutto "della lingua pasoliniana, che in qualche modo riporta in vita dal passato il Belli. E' importante questa lingua, un romanesco 'espressionista' e non 'neo realista', che spesso è inventato ma rende vera e possibile la recitazione".

Una recitazione che è tutta frutto di una regia dell'attore, in uno spettacolo dove "la scena è vuota con uno sperone di 6 metri - spiega ancora Popolizio - e tutto è sulle spalle di Guanciale e dei 18 attori. Uno spartito emotivo rigorosissimo dove le stesse due o tre righe del romanzo sono divise in otto voci. Un escamotage che ci ha permesso di mantenere un personaggio, quello di Lino Guanciale, che non è Pasolini né un narratore, ma un punto di connessione tra le varie situazioni".

"Da una parte i ragazzi - aggiunge Trevi - immersi in quello che fanno e incapaci di vedere oltre l'immediatezza. Dall'altro questo personaggio che li spia (Guanciale), che li osserva come un drone e poi si butta centrando con precisione le storie cui dà origine e che vengono raccontate nel romanzo. Ovviamente - conclude - questa messa in scena non è la trasposizione del romanzo come narrazione, ma una serie di scene, di 'inquadrature', che coniugano il senso del comico e quello del tragico e dove prevalgono la gestualità e il romanesco".

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