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Musica: Schipa jr., dall'opera al cinema vi 'racconto' mio padre

10 aprile 2017 | 13.07
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Tito Schipa con la moglie e il figlio in una foto del 1949
Tito Schipa con la moglie e il figlio in una foto del 1949

Una mostra al Castello Svevo di Bari per ricordare 'Tito Schipa - La voce e la grazia', aperta al pubblico sino al 30 ottobre, offre la più completa ed esauriente rasegna di materiali per 'raccontare' l'arte e la carriera di uno dei massimi tenori della storia dell'opera. Cimeli, testimonianze, documenti pubblici e privati, fotografie, costumi di scena provenienti dalla famiglia Schipa e dall'archivio Schipa-Carluccio di Lecce all'interno di una messa in scena tecnologica, una sorta di 'graphic novel'. ''Mi piacerebbe che questa mostra fosse un appuntamento da non perdere per tutti coloro, soprattutto i giovani, che non hanno consociuto mio padre'', ha detto all'Adnkronos, Tito Schipa jr., compositore e cantautore, regista, produttore, scrittore, il suo 'Orfeo 9' è tra i 27 candidati al Premio Strega 2017'. Quando il padre è scomparso Tito jr. era solo un bambino: ''Quando sono nato mio padre aveva 56 anni ed era un uomo che, per lavoro, viaggiava moltissimo, sempre in tournée. Lontano dalla famiglia anche per 11 mesi l'anno. Forse più che di un sano rapporto padre- figlio posso parlare oggi di una 'buona amicizia'''.

''Mio padre non era solo un tenore, come Caruso, per esempio, ma un vero, grande cantante, come lo furono poche voci nel 900. Forse solo Frank Sinatra e Louis Armstrong. Poliedrico - fu anche attore al cinema, era il periodo dei 'telefoni bianchi... - un artista a tutto tondo che sapeva captare umori e mode, tendenze. Scoprì il jazz negli Stati Uniti, dove lavorò dal 1920 al 1935'', aggiunge Tito jr. Accusato di essere filofascista e poi simpatizzate comunista, il figlio e erede, nega entrambe le 'attribuzioni': ''Una situazione ridicola - racconta - lo hanno tirato in ballo spendendo il suo nome. Ma lui era un convinto monarchico. E pur essendo un uomo del sud amava i Savoia, era vicino ai giovani sovrani, Re Umberto e Maria José. Aveva persino cantato al loro matrimonio''. Numerosi gli oggetti - feticcio esposti al Castello Svevo di Bari, come il cappello del 'Werther'. ''Un cult - ha spiegato Tito Schipa jr. - come la bombetta di Charlot'. La mostra a Bari sarà aperta sino all'autunno. ''Ma il nostro sogno -ha auspicato il figlio - è che possa girare per l'Italia, e che nella città dove mio padre è nato, Lecce, possa finalmente essere inaugurato uno spazio permanente che ne custodisca la storia e i ricordi. Sono 40 anni che lo stiamo chiedendo. Spero che qualcuno si faccia finalmente avanti''.

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