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"Non sapevo della sua ossessione", il dolore di Asia Argento

17 luglio 2018 | 16.37
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Non ho mai saputo di questa sua ossessione. Non me l'ha mai detto. Leggere queste cose mi spezza il cuore". Asia Argento torna a parlare sui social della morte del compagno Anthony Bourdain, lo chef 61enne di fama internazionale suicidatosi nella sua stanza d'albergo a Strasburgo, in Francia, lo scorso 8 giugno. Accusata da hater e troll del web di essere la causa del suo suicidio, l'attrice e regista italiana ha condiviso su Twitter un documento contenente gli sfoghi e le riflessioni sulla vita e sulla morte di Bourdain degli ultimi anni raccolti dal ricercatore John E. Richters, a dimostrazione di una battaglia, quella dello chef contro i suoi demoni, in corso da tempo.

Nella carrellata di dichiarazioni, riportate nei suoi libri e in interviste tv, lo chef infatti parla pubblicamente della sua lotta contro depressione, solitudine e infelicità. "Mi piacerebbe essere felice. Mi piacerebbe essere più felice. Io dovrei essere felice...Mi piacerebbe essere in grado di guardare fuori dalla finestra e dire 'Sì, la vita è bella'", confidava Bourdain ad uno psicoterapeuta all'inizio del 2016, confessando di sentirsi "come uno strano", "molto isolato" e raccontando quanto facilmente qualcosa di insignificante come un pessimo hamburger mangiato in un aeroporto potesse mandarlo "in una spirale di depressione che può durare per giorni".

Tra le confessioni riportate nel documento anche la descrizione del suo stato d'animo durante una crisi. "Ero completamente depresso - scriveva Bourdain nel suo libro 'Kitchen Confidential' pubblicato nel 2000 - a letto tutto il giorno, immobilizzato dal senso di colpa, dalla paura, vergogna e rimpianto, palpitazioni cardiache, terrori, attacchi di odio verso me stesso così potenti che solo il pensiero di lanciarmi dalla mia finestra del sesto piano su Riverside Drive mi ha dato conforto e mi ha permesso di cullare me stesso in un sonno rassegnato".

Ciò che colpisce è proprio il riferimento al suicidio, sempre più frequente nei suoi scritti, interpretato come potenziale via di fuga. Fino al resoconto di un incubo ricorrente che oggi suona come un triste presagio: "Sono bloccato in un grande antico hotel vittoriano con camere interminabili e corridoi dai quali cerco di uscire, ma non posso. Voglio tornare a casa, ma non mi ricordo dove si trova".

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