"Il cinema deve parlare della realtà, delle difficoltà. I registi non possono permettersi di divorziare dalla realtà quotidiana. Io faccio una sorta di diario da 40 anni della realtà di Gerusalemme. Perché io sono contro il cinema nazionalista e omogeneo. L'umanità è un'esperienza mista ed è importante che questo si veda sullo schermo". Così il regista israeliano Amos Gitai ha parlato dei suoi due nuovi lavori sul Medio Oriente, 'A Tramway in Jerusalem' e 'Letter to a Friend in Gaza', presentati fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. "A Tramway in Jerusalem - ha spiegato Gitai - è più quello una descrizione di quello che potrebbero essere i rapporti a Gerusalemme una volta che ci sarà meno conflitto e meno ostilità. Dopo aver finito questo film però, abbiamo deciso di fare un corto, più drammatico 'Letter to a friend', per parlare di come è per ora la realtà. Perché purtroppo il Medio Oriente non smette di produrre eventi drammatici".