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Moda: forbici come scalpello, a Roma la 'Couture/Sculpture' di Alaïa

10 luglio 2015 | 18.26
LETTURA: 5 minuti

Uno degli abiti di Azzedine Alaïa in mostra alla Galleria Borghese
Uno degli abiti di Azzedine Alaïa in mostra alla Galleria Borghese

Quando il visitatore esce dalla Galleria Borghese di Roma, dopo aver passeggiato tra l''Apollo e Dafne' di Gian Lorenzo Bernini e il ritratto marmoreo di Paolina Borghese del Canova, rimane incredulo dalla finezza del marmo che fa sembrare vive le carni, i riccioli, le vesti e la curva delle reni. Si sente in qualche modo estasiato dalla magnificenza delle opere, quasi 'contaminato' da tanta bellezza da non riuscire a sopportarla. La stessa sensazione si prova dopo aver ammirato i 60 abiti di Azzedine Alaïa che sono ospitati dalla stessa galleria, nella mostra 'Couture/Sculpture', la retrospettiva del couturier tunisino, parigino d'adozione, che aprirà domani le sue porte al pubblico (Fotogallery).

Creati nell'arco di un quarantennio, i suoi abiti sembrano 'dialogare' con le opere di Canova, Caravaggio e Bernini, in una mostra-evento che ospita alcune delle icone della 'soft sculpture' di Alaïa, come l'abito viola realizzato per l'amica Grace Jones, e lo storico 'Bongage dress' del 1984 nella sala dedicata ai 'Masterpiece' della sua arte. "Non è una mostra di moda ma di scultura", ha sottolineato la direttrice della Galleria Borghese Anna Coliva, e non si potrebbe sostenere il contrario.

Nato nel 1940 a Tunisi, e dopo aver terminato gli studi in scultura all'Accademia delle Belle Arti nella stessa città, Alaïa inizia il suo percorso nella moda come assistente di un sarto, per poi trasferirsi a Parigi, dove lavora prima da Dior, e poi con Guy Laroche. Il vero successo arriva da Thierry Mugler, cui segue la decisione di aprire un proprio atelier a fine anni '70.

Wilson, Alaïa combina la classicità con la modernità

Schivo e timido, invece che usare la voce preferisce far parlare i suoi abiti, veri capolavori sartoriali, realizzati con una precisione quasi geometrica, creazioni che sembrano vive, materia tessile in costante tensione. Molte le donne che sono passate sotto le sue forbici, dalla divina Greta Garbo, per la quale realizzò cappotti e abiti che poi riacquistò alla sua morte, fino a Grace Jones, Naomi Campbell, Tina Turner, e Franca e Carla Sozzani, delle quali è anche grande amico.

"In questa mostra Azzedine si propone in una nuova veste - ha detto il curatore della mostra Mark Wilson - quella di visitatore del museo. Abbiamo cercato di selezionare sala dopo sala gli abiti da affiancare alle opere di Canova, Caravaggio e Bernini, non per avere i riflettori puntati sugli abiti, ma piuttosto sulle opere. Alaïa non è uno stilista ma uno scultore e un artista straordinario perché combina la classicità con la modernità".

Le opere del couturier sono state collocate all'interno delle sale in coerenza tematica, coloristica, formale, con le opere presenti nelle sale stesse, in modo da realizzare una continuità tra esse e il racconto della collezione. "Il lavoro di Alaïa enfatizza il corpo umano - sottolinea Wilson - Non è solo uno stilista, ma uno scultore a tutto tondo, che taglia, cuce e colora ogni singolo tessuto. Non si limita a disegnare, come accade nelle scuole di stilismo, ma si occupa attivamente di tutto il processo creativo".

Alaïa, non penso all'eleganza in sé quando creo i miei abiti, ma al corpo delle donne

"Nella sala del Caravaggio - continua il curatore - abbiamo messo degli abiti con colori saturi come il velluto bordeaux e blu notte, che richiamano le cromie forti delle tele caravaggesche, mentre nella sala accanto abbiamo voluto focalizzare l'attenzione sulla giacca coccodrillo del 1984 che è stata poi imitata tantissimo. Nella sala dei drappeggi, invece, abbiamo giocato con la luce, installando degli abiti bianchi. Nel percorso espositivo ci sono anche due abiti ispirati all'artista francese Arletty, capi intrisi di bellezza e sensualità".

Piccolo solo di statura, dallo sguardo vivace, fulminante, instancabilmente inventivo, il suo estro nel modificare corpi e profili col suo gioco di taglio configura, qui, nelle sale della Galleria Borghese, in un contrasto di forbici contro scalpello: "Non penso molto all'eleganza in sé quando creo i miei abiti - ha detto il couturier all'Adnkronos - ma al corpo delle donne. Questo per me è quel che conta davvero".

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