American Apparel, il brand di abbigliamento icona della moda a stelle e strisce, ha annunciato l'intenzione di presentare istanza di fallimento, entrando nel 'Chapter 11', un articolo della legge fallimentare statunitense che permette alle imprese che lo utilizzano una ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario. La notizia, riportata da 'Wwd', ha messo così fine alle voci che circolavano da tempo su una possibile ripresa dell'azienda di Los Angeles, da tempo con i conti in rosso.
American Apparel, che produce a Los Angeles e gestisce una catena di quasi 230 negozi in tutto il mondo, ha fatto sapere che prevede di completare il processo di ristrutturazione nei prossimi sei mesi, e di aver raggiunto un accordo con i suoi creditori, che gli permetterà di tagliare il debito della società da 300 a 135 milioni di dollari. "La ristrutturazione permetterà ad American Apparel di diventare una società più forte, più vibrante - ha detto l'amministratore delegato Paula Schneider - Saremo in grado di concentrare i nostri sforzi sull'esecuzione della nostra strategia di turnaround, cercando di creare prodotti nuovi e rilevanti, lanciando nuove iniziative di progettazione e merchandising, investendo in nuovi punti vendita, puntando a far crescere il nostro e-commerce".
Schneider è stata nominata amministratore delegato alla fine dell'anno scorso per guidare l'azienda dopo che il fondatore, presidente e ceo del brand d'abbigliamento Dov Charney era stato rimosso dall'incarico per "cattiva condotta" nel giugno 2014. Negli anni Charney, 46 anni, era finito più volte nel mirino dell'opinione pubblica con l'accusa di sessismo per via delle campagne pubblicitarie troppo spinte ed è tuttora al centro di diverse cause legali, tra cui alcune per molestie sessuali che coinvolgono ex dipendenti dell'azienda. La società ha visto le vendite nette del trimestre di giugno crollare del 17,2 per cento, perdendo, solo negli ultimi cinque anni, oltre trecento milioni di dollari.
