cerca CERCA
Sabato 27 Aprile 2024
Aggiornato: 00:26
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Conti pubblici: Italia e Francia, viene prima la crescita/Adnkronos

01 ottobre 2014 | 19.48
LETTURA: 5 minuti

No all'austerità, viene prima la crescita. Anche delle regole imposte dai trattati europei. Italia e Francia cercano margini di manovra per sostenere la propria economia nonostante la recessione.

Matteo Renzi e Francois Hollande
Matteo Renzi e Francois Hollande

No all'austerità, viene prima la crescita. Anche delle regole imposte dai trattati europei. Una dopo l'altra, Italia e Francia sfidano Bruxelles alla ricerca di margini di manovra per sostenere la propria economia nonostante la recessione che continua. Roma rimanda il pareggio di bilancio al 2017 e rallenta il processo di riduzione del debito, ma tiene il rapporto deficit/pil alla soglia del 3%. Parigi rimanda a data da destinarsi il rientro sotto la stessa soglia, fissando l'indebitamento netto per quest'anno al 4,4%.

Due contesti differenti, ma una premessa in comune: la mancanza di crescita non consente di fare di meglio sul fronte dei conti. Il punto di arrivo, diverso nella sostanza, certifica però la stessa esigenza: una maggiore flessibilità, visti i difficili tempi che corrono. Sicuramente, anche nel difficile rapporto con il fronte del rigore guidato dalla Germania, quella italo-francese è un'alleanza di fatto. Imposta da una congiuntura avversa, declinata secondo le caratteristiche nazionali, ma destinata a pesare nei rapporti tra i membri dell'Area Euro.

Tanto che la Commissione Ue, per ora, resta vigile senza affondare richieste di ravvedimento o minacce di nuove procedure di infrazione. Bruxelles si limita a ricordare che "le raccomandazioni della Commissione devono essere rispettate". L'esecutivo Ue evita di commentare, spiega il portavoce del commissario agli Affari economici Jirky Katainen "fino a quando saranno a disposizione tutti i piani nazionali completi", ovvero fino al 15 ottobre. Dopo, aggiunge, "faremo le nostre valutazioni e potremo procedere con le previsioni economiche che diffonderemo all'inizio di novembre".

Il ruolo della Commissione Ue è in sostanza quello di valutare la coerenza degli sforzi compiuti sul fronte delle riforme con gli impegni presi sul piano dei vincoli di bilancio. "Il nostro ruolo è analizzare se i piani di bilancio vanno sulla strada giusta in base agli impegni presi da ogni Paese con i partner in sede di Consiglio", sintetizza il portavoce di Katainen.

In questo scenario, sia l'Italia sia la Francia ritengono di avere le carte in regola. Nonostante la decisione di posticipare i propri obiettivi. Il quadro macroeconomico, mette nero su bianco il governo italiano nel Def, è stato rivisto in linea con le recenti tendenze negative dell’economia. La stima aggiornata del tasso di crescita del Pil del 2014 (-0,3% rispetto al 2013) indica che l’Italia è ancora in recessione. In questo quadro il deficit si attesterà al 3% del Pil per il terzo anno di fila. Guardando oltre, il quadro programmatico predisposto dal Governo, da perseguire con gli interventi e le politiche che saranno iscritti nella Legge di Stabilità, stima per il 2015 l’uscita dalla recessione e una crescita del pil pari a +0,6% sul 2014; il rapporto deficit/pil in calo a 2,9% (-0,1 punti percentuali rispetto al 2014). Il rapporto tra debito pubblico e Pil è previsto al 131,6% per il 2014 e al 133,4% per il 2015.

Poco sarà fatto sul fronte del deficit l'anno prossimo, pur rimanendo sempre sotto il 3%. Tra gli obiettivi programmatici per il 2015 è presente un aggiustamento del deficit strutturale pari a circa un decimo di punto percentuale rispetto al 2014. Il rallentamento del percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio, che verrà raggiunto nel 2017, assicura però Palazzo Chigi, "è compatibile con la flessibilità prevista dalle regole dell’Unione Europea, che contemplano la possibilità di deviazioni temporanee in presenza di riforme capaci di migliorare strutturalmente la competitività del paese e qualora si verifichi la circostanza di un severo peggioramento dell’economia".

Ancora più 'estrema' la sfida che arriva da Parigi. La scelta è quella di sfidare in campo aperto il fiscal compact. Il Governo francese sceglie "di adattare il ritmo della riduzione del deficit alla situazione macro economica del Paese": "garantiamo la serietà ma rifiutiamo l'austerity che sarebbe negativa per la nostra economia", spiega, nel corso della sua audizione in Commissione Finanze dell'Assemblée Nationale, il ministro francese dell'Economia e delle Finanze, Michel Sapin, illustrando il progetto di legge finanziaria 2015.

Nel 2014, annuncia, il rapporto deficit/pil della Francia sarà pari al 4,4%, nel 2015 al 4,3% e al 3,8% nel 2016. Parigi aveva promesso inizialmente di tornare l'anno prossimo sotto la soglia del 3% prevista dal Patto di stabilità e di crescita.

"La nostra politica economica -sottolinea Sapin- non cambia ma il nostro deficit si ridurrà più lentamente a causa della debole crescita che si registra in Europa e in Francia. Non decidiamo nuove misure perché avrebbero effetti negativi sulla crescita e sull'inflazione". La volontà del Governo, aggiunge Sapin, "è quella di adattare il risanamento dei conti pubblici alla situazione economica". Una indicazione chiara rispetto all'intenzione di non tenere in considerazione i richiami di Bruxelles e, soprattutto, quelli di Berlino, rispetto al rigore e all'austerità. Concetti che, a Roma e a Parigi, vengono considerati ormai superati dalla priorità delle priorità, il ritorno alla crescita.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza