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Crisi: Confcommercio, in 10 mesi sparite 260 imprese terziario al giorno

22 dicembre 2014 | 11.38
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Saldi negativi e in peggioramento si rilevano anche nei singoli comparti: commercio al dettaglio (-25.600), alloggio e ristorazione (-13.759), altre attività di servizi (-26.272), con l’unica eccezione del commercio ambulante che rispetto al 2013 registra una crescita

Crisi: Confcommercio, in 10 mesi sparite 260 imprese terziario al giorno

Nei primi dieci mesi dell'anno sono sparite 260 imprese del terziario al giorno, vittime del protrarsi della recessione e della crisi dei consumi. Sono sempre più numerose le aziende del terziario di mercato che cessano l’attività rispetto alle nuove iscrizioni. Nei primi dieci mesi del 2014, infatti, il saldo tra aperture e chiusure è negativo di quasi 78mila unità e in leggero aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-76.489). E' il quadro che emerge dall'ultimo numero dell'Osservatorio sulla demografia delle imprese realizzato dall'Ufficio Studi di Confcommercio.

Saldi negativi e in peggioramento si rilevano anche nei singoli comparti: commercio al dettaglio alimentare e non alimentare (-25.600), alloggio e ristorazione (-13.759), altre attività di servizi (-26.272), con l’unica eccezione del commercio ambulante che rispetto al 2013 registra una crescita del numero di imprese presentando un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni pari ad oltre 1.600 unità. Alla base di queste dinamiche negative, spiega la Confcommercio, il protrarsi della recessione e la crisi dei consumi delle famiglie i cui effetti si sono esplicati indistintamente sull’intero territorio nazionale con saldi negativi in tutte le regioni e una riduzione particolarmente consistente al Sud.

Nel periodo gennaio-ottobre 2014, si è, dunque, registrato un numero più elevato di cessazioni (178.106) rispetto alle iscrizioni (100.232) determinando un saldo negativo di 77.874 imprese. La persistente debolezza della spesa per consumi continua non solo a rendere difficile lo svolgimento dell’attività aziendale per molte imprese del settore, ma tende anche a frenare e ridurre le nuove iniziative imprenditoriali. All’interno dell’aggregato solo il commercio di auto e moto e il commercio al dettaglio hanno registrato, rispetto ai primi dieci mesi del 2013, un ridimensionamento del saldo negativo. I contraccolpi della crisi dei consumi delle famiglie hanno fatto registrare nei diversi comparti merceologici del commercio al dettaglio e nei servizi di alloggio e ristorazione saldi negativi, con l’unica eccezione del commercio ambulante dove il numero delle iscrizioni ha superato le cancellazioni; in questo settore vi è stato un incremento delle nuove iscrizioni rispetto al 2013. Nel commercio al dettaglio in sede fissa, il saldo negativo sia dell’area alimentare che non alimentare è stato peggiore rispetto ai primi dieci mesi del 2013.  

In tutte le regioni gli effetti negativi della recessione hanno determinato, nei primi dieci mesi del 2014, saldi negativi nei settori che fanno riferimento all’Area Confcommercio. Particolarmente consistente è stato i l saldo negativo del Mezzogiorno (-26.287 imprese) e del Nord-ovest (-20.980 imprese). Rispetto allo stesso periodo del 2013 solo nel Nord-ovest il saldo negativo si è attenuato grazie ad un calo delle cancellazioni. A livello regionale, nei primi dieci mesi del 2014, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Calabria e Sardegna si distinguono per una riduzione del proprio saldo negativo rispetto al 2013.

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