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Le prime 'minute' della storia della Bce. Il 'retroscena' del lancio del quantitative easing

Una discussione 'complessa', con posizioni anche molto lontane tra loro. La lettura del documento, pubblicato per la prima volta, restituisce la fotografia di un passaggio delicato e del compromesso raggiunto tra le opposte fazioni

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19 febbraio 2015 | 13.56
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Una discussione 'complessa', con posizioni anche molto lontane tra loro. La lettura delle prime 'minute' in stile Fed della storia della Bce, una sorta di verbale della storica riunione del 22 gennaio che ha dato il via libera al quantitative easing, l'acquisto massiccio di titoli pubblici, restituisce la fotografia di un passaggio delicato e del compromesso raggiunto tra le opposte fazioni. Da una parte i rigoristi guidati dalla BundesBank, dall'altra il fronte che ha poi prevalso di chi, a partire dal presidente Mario Draghi, considerava essenziale giocare "l'ultima carta a disposizione".

QUANTITIVE EASING SI' O NO. "Alcuni membri" del Consiglio direttivo della Bce hanno avanzato "valutazioni in favore di una politica di attesa" circa il varo del Quantitative Easing "dal momento che non reputavano positivo il bilancio fra costi e benefici delle misure proposte". Anche se tutti i membri del Consiglio direttivo della Bce hanno ritenuto gli acquisti di titoli del QE come parte delle misure legalmente a disposizione dell'Eurotower alcuni partecipanti "hanno obiettato come tali strumenti debbano essere usati solo in situazioni di emergenza". I membri del Consiglio ostili al varo del QE hanno osservato, emerge ancora dalle minute, come "le aspettative di lungo termine per l'inflazione negli Stati Uniti si stiano muovendo in parallelo con la zona euro nonostante il varo di acquisti di titoli su vasta scala negli Usa". Di qui la loro osservazione "che non ci fosse alcun bisogno urgente di azioni di politica monetaria" nel Consiglio del 22 gennaio scorso. Secondo il fronte anti-QE poi - si legge nel resoconto - "gli acquisti di titoli sovrani dovrebbero rimanere uno strumento di emergenza, da utilizzarsi solo in caso di uno scenario estremamente avverso, come una spirale deflazionaria", scenario di cui "al momento non c'è prova". Sul fronte opposto, le ragioni che hanno portato poi alla decisione finale. Il quantitative easing, viene messo nero su bianco nel verbale, "è l'unico strumento rimasto per fornire sufficienti stimoli monetari". Secondo molti membri del board, infatti, "i rischi derivanti dal non agire sarebbero stati maggiori dei rischi derivanti dall'agire" e si sarebbe potuto verificare un "capovolgimento degli attuali sviluppi sui mercati finanziari se non avessimo annunciato ulteriori misure straordinarie".

IPOTESI ACQUISTI SOLO PER PAESI 'RICCHI'. Discussione aperta anche su chi dovessero essere i beneficiari dell'acquisto di titoli pubblici. Nella riunione del Consiglio "c'e' stato un vasto consenso sul fatto che nuove misure di politica monetaria dovessero coinvolgere l'acquisto di titoli di Stato" ma è stata anche discussa l'ipotesi "di limitarli a un portafoglio di titoli solo di paesi con i rating più alti". Il Consiglio, si aggiunge nel resoconto, ha tuttavia bocciato questa ipotesi (che avrebbe escluso l'acquisto di debito italiano o spagnolo) perché "considerata non abbastanza efficace" per raggiungere gli obiettivi di rialzo dell'inflazione.

CONDIVISIONE DEL RISCHIO. Altro aspetto delicato, la condivisione dei rischi derivanti dalle potenziali perdite. In particolare, il Consiglio della Bce ha preso in considerazioni anche l'ipotesi di una piena condivisione dei rischi a sostegno del quantitative easing. "I membri del Consiglio hanno discusso le modalità più appropriate per la condivisione del rischio" fra i Paesi membri e le istituzioni europee. Da una parte, "sono stati sollevati argomenti in favore di una piena condivisione del rischio per scongiurare la percezione di una mancanza di unità". Una piena condivisione del rischio "avrebbe anche evidenziato l'univocità della politica monetaria". D'altra parte, "considerando il 'moral hazard'", è stato evidenziato che "un regime di parziale condivisione del rischio sarebbe stato più proporzionato con l'attuale architettura dell'Unione e dei Trattati all'interno dei quali opera la Bce". Soppesando tutte le argomentazioni, "è stato raggiunto il consenso" sulla formula poi adottata dal Consiglio con una piena condivisione del rischio solo per il 20% del totale delle possibili perdite.

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