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Renzi da Mattarella per il dopo Lupi. Tra i nomi alle Infrastrutture Delrio o Cantone

23 marzo 2015 | 16.17
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Il Premier sarebbe orientato a imprimere al nuovo corso del ministero delle Infrastrutture la cifra della discontinuità. In corsa comunque resta anche il sottosegretario a Palazzo Chigi. I sindacati al presidente della Repubblica: "Preoccupati per crisi e occupazione. Manca il dialogo sociale"

Foto dal Quirinale
Foto dal Quirinale

Entra nel vivo la partita per la scelta del successore di Maurizio Lupi al ministero delle Infrastrutture, oggi al centro dell'incontro tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il premier, Matteo Renzi, che ha assunto l'interim del dicastero. Ed è di oggi anche l'incontro con i sindacati che hanno espresso a Mattarella la loro preoccupazione per la crisi e l'occupazione.

La partita del dopo Lupi vedrebbe in campo due opzioni: quella politica, che vede in pole position il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e quella tecnica con il possibile approdo a Porta Pia di Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità anticorruzione.

In attesa delle decisioni, quello che sembra certo, secondo gli addetti ai lavori, è che la cifra che il Premier Renzi vuole imprimere al nuovo corso del ministero delle Infrastrutture è quella della discontinuità. E, dopo la tempesta giudiziaria che si è abbattutata sul dicastero di Porta Pia, con l'arresto di Ercole Incalza, i riflettori, su questo versante, si puntano, in primis, sul futuro e sul ruolo della Struttura tecnica di missione, perno cruciale nella realizzazione delle grandi opere, che ora potrebbe traslocare a Palazzo Chigi. Una questione, in realtà, già all'ordine del giorno tant'è che lo stesso ex ministero Maurizio Lupi, pur convinto che questa debba rimanere lo strumento tecnico-operativo, ha spiegato che la necessità di una sua riforma era una questione all'ordine del giorno.

Si tratta di vedere se e come con l'incarico ad interim del Presidente del Consiglio e, poi, con il nuovo ministro verrà modificato l'approccio strategico al programma di infrastrutturazione del Paese e la conseguente ridefinizione degli obiettivi prioritari passando dalla logica delle grandi opere, che ha improntato, con scarni successi, la politica infrastrutturale del Paese con il varo delle legge Obiettivo del 2001, a quelle delle opere medio-piccole, più consona alla visione dell'Esecutivo.

Ma, in attesa del cambiamento di rotta che, dunque, dovrebbe portare alla riforma della vecchia legge Obiettivo, tra vecchio e nuovo corso, ci sono dossier aperti che, inevitabilmente, passeranno nelle mani del nuovo titolare delle Infrastrutture. A cominciare dalla legge delega di riforma del codice degli appalti, in Commissione al Senato dove dopo 7 mesi si sono appena concluse le audizioni. Altro fronte, quello della riforma del trasporto pubblico locale, che, pur considerata prioritaria, è ancora ben lontana dal traguardo. C'e' poi la riforma della portualità: dopo aver riunito gli Stati generali del settore, il ministro Lupi aveva annunciato la presentazione di un nuovo piano per febbraio-marzo. Ma la partita è rimasta aperta.

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