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Energia: on line nuovo numero newsletter Gme

16 aprile 2015 | 08.00
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La pubblicazione si apre con un intervento di Mario Cirillo del Ref-E sul valore del mercato heating and cooling in Europa

Energia: on line nuovo numero newsletter Gme

E' on line, scaricabile dal sito www.mercatoelettrico.org, il nuovo numero della Newsletter del Gestore dei Mercati Energetici (Gme). La newsletter si apre con un intervento di Mario Cirillo del Ref-E sul valore del mercato heating and cooling in Europa. All’interno del nuovo numero sono pubblicati, inoltre, i consueti commenti tecnici, relativi i mercati e le borse elettriche ed ambientali nazionali ed europee, la sezione dedicata all’analisi degli andamenti del mercato del gas italiano e la sezione di analisi sugli andamenti in Europa, che approfondisce le tendenze sui principali mercati europei delle commodities.

Il settore 'heating and cooling', spiega Cirillo, è un settore importante soprattutto per le future decisioni di policy perché "potranno produrre effetti significativi rispetto a tutti i pilastri della politica energetico-climatica dell’Ue". I consumi di calore per la climatizzazione degli edifici e quelli di processo per l’industria rappresentano, infatti, "poco meno del 50% del consumo finale di energia dei 28 Stati membri Ue, che, nel 2011-2013, si è mantenuto costante a circa 1100 Mtep", osserva l’esperto del Ref-E aggiungendo che la fonte dominante nel mix di energia 'termica' rimane il gas che arriva a pesare "più del 60% dei consumi finali in Italia, Olanda e Regno Unito" mentre la quota di calore ottenuto da fonti rinnovabili, principalmente biomassa, ma anche una parte dell’energia prodotta da pompe di calore elettriche ed energia solare, "si attesta, per la Ue a 28, a circa il 15% dei consumi finali".

La climatizzazione invernale ed estiva 'pesa' per "circa il 75% del consumo di energia negli edifici", ricorda Cirillo il quale sottolinea, tuttavia, che "data la scarsa importanza delle nuove costruzioni, il successo delle politiche di promozione dipenderà dalla capacità di produrre un’accelerazione dei tassi di riqualificazione energetica degli edifici, e di sostituzione del parco impianti di climatizzazione".

Ma se nelle aree meno popolate e poco industrializzate "il calore per riscaldamento continuerà ad essere offerto in modo diffuso, per le città (ad eccezione di quelle situate nelle regioni più calde) si prevede un netto cambio di modello, caratterizzato da uno sfruttamento estensivo del potenziale di cogenerazione e teleriscaldamento". La transizione europea verso il nuovo modello heating and cooling però dovrà "fare i conti con una serie di ostacoli", spiega l’esperto del Ref-E.

Per quanto concerne i sistemi diffusi, "le tecnologie convenzionali rappresentano ancora opzioni di investimento a basso costo; al contrario, i costi di capitale delle tecnologie più efficienti sono difficilmente recuperabili attraverso gli incentivi in conto capitale attualmente previsti e i risparmi energetici (e perciò i minori costi operativi) conseguibili". Diverso il discorso per il settore industriale: "Complessivamente, l’industria Ue sembra aver realizzato un significativo miglioramento delle prestazioni energetiche nell’ultimo decennio e ciò ha permesso il contenimento del costo dell’energia per unità di valore aggiunto, su livelli simili ai paesi concorrenti occidentali e significativamente più bassi di quelli dei paesi in transizione e in via di sviluppo", riporta Cirillo.

Per questo, conclude l’esperto del Ref-E, gli strumenti di promozione degli edifici "dovranno probabilmente essere rimodulati con l’obiettivo di estenderne l’applicazione agli immobili esistenti e di promuovere interventi di vera e propria riqualificazione energetica che riguardino gli impianti nella propria interezza, nonché l’interazione degli stessi con gli edifici". Per l’industria "sarà cruciale l’offerta di servizi, anche finanziari, da parte di soggetti che possiedono sia una buona conoscenza dei processi produttivi, sia competenza per supportare l’industria sugli aspetti e gli impatti connessi alle cosiddette utility e su quelli organizzativi".

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