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Grecia: Bruegel, Atene gioca con il fuoco, ma accordo ci sarà

29 maggio 2015 | 17.47
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Analista think tank prevede accordo entro due settimane

Grecia: Bruegel, Atene gioca con il fuoco, ma accordo ci sarà

La Grecia continua a fare paura e persino gli Stati Uniti sollecitano Atene a progredire per un accordo con i creditori internazionali, pur riconoscendo che si tratterà di concessioni impegnative per un paese stremato dalla crisi e dall'austerity. "Credo sia opinione condivisa sul fatto che la Grecia abbia bisogno di prendere delle decisioni difficili e attuare politiche dolorose", ha detto il segretario Usa al Tesoro Jack Lew, al termine del G7 finanziario di Dresda. "Una crisi non è nell'interesse dell'economia globale", ha aggiunto.

A gelare qualsiasi entusiasmo è giunto, come sempre, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. "Le notizie positive da Atene non riflettono lo stato dei colloqui del governo ellenico con i creditori", ha detto Schaeuble a Dresda.

Comunque per Zsolt Darvas, analista del think tank economico Bruegel, la Grecia sta giocando con il fuoco" ma "alla fine si giungerà ad un accordo nel giro di un paio di settimane".

Esperto del dossier più scottante della zona euro nell'ultimo anno, Darvas, appare ottimista. "Sono fiducioso che alla fine si giungerà ad un'intesa tra Atene ed i creditori internazionali", dice, considerando una Grexit "altamente improbabile". Quanto ai tempi, "credo che l'accordo arriverà entro due settimane" insiste, senza tuttavia sbilanciarsi sui dettagli. "Non so dire se sarà un accordo di breve termine che permetta alla Grecia di superare l'estate e poi ritornare a negoziare in autunno o se sarà un compromesso definitivo", con tanto di impegni sui fronti più spinosi come la spesa pubblica, con le pensioni in primis.

"Sicuramente sarebbe meglio un accordo ampio, perché uno di breve termine non dissiperebbe le incertezze", osserva Darvas sull'ipotesi che la Grecia si limiti a dagli interventi in materia fiscale (riforme dell'Iva e lotta all'evasione) per sbloccare una parte dell'ultima tranche da 7,2 md di euro del piano di salvataggio Ue-Bce-Fmi e ottemperare ai suoi impegni finanziari con Fmi e Bce.

Di certo riformare il sistema previdenziale per la Grecia è una priorità. "Il premier Alexis Tsipras potrebbe prevedere degli aiuti alle pensioni basse, ma deve assolutamente intervenire sulle altre per assicurare un sistema sostenibile o i nodi strutturali del paese resteranno, con o senza aiuti".

In ogni caso nessun rischio default all'orizzonte secondo l'economista, se la Grecia non rimborsasse i pagamenti al Fmi. "Il Fondo è serio quando dice che la Grecia deve ripagare perché risponde dell'interesse di paesi di tutto il mondo non solo Ue, ma sono sicuro che Atene alla fine troverà i soldi". E, nella malaugurata eventualità che non pagasse l'organizzazione con sede a Washington "questo non porterebbe automaticamente ad un crack del paese perché la Bce potrebbe correre in soccorso delle banche elleniche", spiega Darvas. Ma, avverte, "se in tal caso la Bce non intervenisse è ovvio che per la Grecia sarebbe default".

Infine l'analista si è soffermato sulla 'minaccia' di Tsipras di sottoporre l'eventuale intesa con l'Ue a referendum: "Non vedo rischi, non è pericoloso, perché almeno l'accordo avrebbe l'avallo popolare". Il problema però "è di tempi, perché una consultazione provocherebbe un allungamento della data di esborso degli aiuti che la Grecia non può permettersi, e prolungherebbe il periodo di incertezza con relativo impatto sui mercati".

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