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Laterza, piagnistei smessi da tempo ma Sud fuori da agenda Renzi

03 agosto 2015 | 17.52
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Laterza, piagnistei smessi da tempo ma Sud fuori da agenda Renzi

"Io ho smesso da tempo di piangermi addosso. Non so lui. E questo perchè il piagnisteo porta solo a dire che il Sud è morto. Io invece penso che sia vivo e che bisogna cominciare a ragionare, non su come rianimare un morto, ma su come dare forza ed energia ad un corpo vivo. Detto questo il Sud è completamente fuori dall'agenda del governo Renzi". E' Alessandro Laterza, vicepresidente di Confindustria con delega al Mezzogiorno, a rispondere così, conversando con l'Adnkronos, alle parole del premier sul Mezzogiorno.

Un Sud, dunque, finito velocemente fuori dai 'radar' di questo governo, eccezion fatta per un breve periodo in cui Graziano del Rio e' stato sottosegretario alla Presidenza. Andato via lui, ricorda ancora Laterza, più nulla. "Al momento non c'è un'attribuzione di deleghe né per i fondi strutturali né per quelli nazionali di coesione e quindi attualmente non esistono dei punti di responsabilità se non il fatto che in generale la materia appartiene alla presidenza del Consiglio. Ma operativamente non c'è un referente", dice denunciando l'assenza di "di una politica di sviluppo" in una parola di una "politica industriale" da parte del governo. Ed elenca: "non è stata organizzata la cabina di regia che avrebbe dovuto in qualche maniera essere il luogo per il governo di coordinamento di tutte le politiche e punto di incontro con le Regioni nè è andato avanti quel processo che doveva portare a regime l'Agenzia per la coesione".

Non che l'esecutivo non abbia portato a compimento alcuni "importanti e apprezzabili interventi", da Pompei alla zona industriale di Taranto, ammette Laterza, ma "è mancato e manca l'indirizzo politico". Il Jobs Act e la decontribuzione del costo del lavoro, da soli, d'altra parte, non bastano per rimontare lo svantaggio, denuncia. "Se non c'è produzione da sviluppare perchè mai dovrebbero ripartire in maniera grandiosa le assunzioni?, si chiede. E rinvia al tema vero: "se cioè accanto alle riforme che creano comunque un clima diverso, si decida o meno di fare una politica industriale, come fanno tutti i paesi, ma che da noi sembra essere una parolaccia". La chiave, trasversale per la ripartenza di tutto il Paese, sta, infatti, "negli investimenti pubblici e privati, nell'utilizzo efficiente delle risorse che già ci sono e in una capacità amministrativa che sblocchi l'attuale impasse ad attrarre investimenti".

Per questo la 'ricetta' che il mese scorso ha presentato Confindustria prevede, per il Sud, una terapia d'urto: massicce dosi di credito di imposta per nuovi investimenti ed ampliamenti; massicce dosi di credito imposta per ricerca e sviluppo; rafforzamento degli strumenti di garanzia per il credito; rafforzamento dei contratti di sviluppo per attrarre investimenti; rafforzamento amministrativo per dare efficienza alla macchina. Un punto nodale, quest'ultimo in grado di a fare la differenza: " vedremo se i governatori del Sud avranno un atteggiamento costruttivo o preferiranno fare solo comunicazione politica. Una cosa che non ha quasi mai un rapporto stretto con la realtà", conclude.

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