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Ambiente, con una parolaccia associazione batte inquinamento in Adriatico

22 gennaio 2016 | 12.32
LETTURA: 4 minuti

(Foto da parolacce.org)
(Foto da parolacce.org)

A suon di parolacce si può fare anche una battaglia ecologica. E' quello che ha ottenuto un'associazione romagnola che lotta da decenni contro l’inquinamento nell’Adriatico e che, per scuotere le coscienze, ha scelto un nome che affronta il problema di petto: "Basta merda in mare". Non uno slogan momentaneo per una singola campagna, "ma il nome ufficiale dell’associazione. Una scelta inedita, probabilmente unica al mondo" sottolinea lo psicolinguista studioso di turpiloquio Vito Tartamella che racconta e analizza la storia sul sito parolacce.org di cui è autore, l'unico sito in Italia che affronta il tema delle parole trash con metodo scientifico.

La storia di 'Basta merda in mare' è "straordinaria perché il suo nome volgare, unito alla tenacia dei suoi militanti, ha portato l’associazione romagnola al successo. E ha probabilmente ispirato le successive battaglie trash di Beppe Grillo" osserva Tartamella. L’associazione ambientalista, una onlus in piena regola, racconta lo psicolinguista su parolacce.org, è nata infatti a Rimini nel 2000, per iniziativa di un medico veterinario, Sergio Giordano.

Una scelta "diretta e ironica -commenta lo studioso di parolacce- per denunciare un problema reale: quello degli scarichi fognari nell’Adriatico, dove molte città sono sprovviste di impianti di depurazione o li hanno inadeguati". L’onlus, prosegue, "esiste tuttora, e con un impegno costante e tenace è riuscita davvero a smuovere -anzi: a ripulire- le acque: i lavori di potenziamento degli impianti fognari e del depuratore sono iniziati l’anno scorso". Ma com’è nata l’idea di chiamarsi così?

"Erano gli anni '80 e stavo passeggiando sulla spiaggia col mio cane. Ad un certo punto sulla spiaggia si è aperto uno scarico fognario: sono dovuto intervenire perché, per poco, il mio cane rischiava di morire affogato nella merda. Ho chiamato in Comune per protestare, ma mi hanno dato risposte evasive" racconta Giordano su parolacce.org. "Allora -continua- ho iniziato a informarmi, e a bussare a tutte le porte: ma mi sono trovato davanti a un muro di gomma". "Istituzioni, albergatori, bagnini, persino le associazioni ambientaliste e di consumatori si voltavano dall’altra parte. L’argomento era tabù perché tutti temevano che, sollevando il problema, Rimini avrebbe perso turisti".

Ma, prosegue il fondatore dell'associazione, i turisti "li avrebbe persi a maggior ragione se non avesse affrontato la situazione" visto che "nel mare di Rimini affluiscono (quando ci sono forti piogge) gli scarichi fognari non solo della città, ma anche dell’entroterra, fino a San Marino". "Così, insieme ad altri che nel frattempo si erano uniti alla mia causa, abbiamo deciso di chiamarci con quel nome: volevamo -spiega- Sergio Giordano- far sentire la nostra voce, scuotere le coscienze. E poi, avendo militato nei radicali, non avevo paura di affrontare la situazione di petto. Abbiamo organizzato assemblee, volantinaggi, proteste: è stata dura, perché all’inizio ci prendevano per terroristi".

Dopo tante battaglie, conclude Giordano che nel 2000 riuscì ad incassare anche l'endorsement di Beppe Grillo in un suo spettacolo, "i lavori di potenziamento delle fogne sono partiti, e già da quest’anno i collettori di Rimini nord non scaricheranno più in mare. Entro il 2020 non avremo più questo problema. Che però continua ad affliggere tante altre città costiere d’Italia: ecco perché ci hanno chiesto di aprire comitati affiliati a Falconara Marittima e forse anche in Salento".

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