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Alcoa, Glencore prende tempo ma Renzi assicura: "Difficile ma non impossibile salvarla"

04 maggio 2016 | 17.21
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Alcoa, Glencore prende tempo ma Renzi assicura:

Ancora un rinvio sulla vertenza Alcoa: la posizione definitiva di Glencore sull'acquisizione dello stabilimento di Portovesme infatti non arriverà prima di 15 giorni. E' stato il governo, per bocca del sottosegretario alla presidenza, Claudio de Vincenti e del viceministro allo Sviluppo, Teresa Bellanova, ad aggiornare Fim Fiom e Uilm sullo stato della lunga e complicata trattativa con la multinazionale anglo-svizzera. Una doccia fredda per i sindacati che lo scorso mese hanno festeggiato due anni di vertenza e che arrivano da un lungo periodo di proteste culminate con l'occupazione del silos dello stabilimento di Portovesme.

Ma il governo cerca di rassicurare i lavoratori: "non getteremo la spugna. Assicuriamo il massimo impegno ad operare affinchè rimangano aperte le prospettive di ripresa produttiva del sito del Sulcis", ha garantito De Vincenti spiegando come l’esecutivo stia conducendo la sua partita con i massimi vertici di Glencore e difendendo ancora la proposta sul prezzo dell'energia, vero ostacolo alla acquisizione da parte della multinazionale. Abbiamo avanzato "una proposta compatibile con la normativa europea in materia e che però consente di tenerlo ai livelli più bassi in Europa", ha ribadito ancora De Vincenti. Ma arriva dal premier Matteo Renzi, che già nel 2014 era riuscito a firmare con Glencore un memorandum d'intesa, al momento in stand by, la rassicurazione maggiore: " è difficile ma non impossibile, questo è il punto chiave", sintetizza dando appuntamento tra tre settimane; "un fatto molto, molto, molto importante".

L'esecutivo nei mesi scorsi aveva offerto a Glencore, infatti, 2 anni di superinterrompibilità e i successivi di interrompibilità tale da avvicinare il prezzo dell'energia a quello previsto nel memorandum of undestanding firmato nel 2014 e comunque con una media di prezzo per 10 anni al di sotto ai 30 euro/Mw. Un'offerta lontana dalle richieste della multinazionale anglo-svizzera che ha sempre insistito per ottenere un prezzo vicino ai 25 euro Mw.

I sindacati al momento dunque restano alla finestra. Aspetteranno il 20 maggio prossimo che l'orizzonte si schiarisca in un modo o nell'altro. Ma, avverte la Fiom: "la situazione si fa sempre più esplosiva e in caso di risposte negative la protesta sarà difficilmente governabile. Ci dicono non salite sui silos' ma il problema è la tenuta sociale del territorio". Il 31 dicembre d'altra parte, scadrà la mobilità per i 500 lavoratori diretti e i 300 indiretti.

Anche per la Fim di Marco Bentivogli la pazienza è quasi al limite: "ogni mese che passa rende più difficile una soluzione: si sta passando di rinvio in rinvio mentre serve approdare ad una soluzione positiva. Nel Sulcis la situazione è sempre più grave e la copertura degli ammortizzatori sociali è sempre più ridotta. Senza risposte industriali alla provincia più povera del paese, parlare di ripresa dell'Italia sembra poco credibile", aggiunge. Considerazioni allarmate arrivano anche da parte Uilm. "I vertici della politica non si sottraggono al confronto, è vero, ma noi siamo agli sgoccioli e serve uno scatto di reni che determini l'unico esito possibile della vertenza, il riavvio dell'impianto", dice Daniela Piras, segretaria Uilm del Sulcis Inglesiente, uno dei tre sindacalisti che lo scorso mese salì per protesta sul silos dello stabilimento per cinque giorni.

La Uilm boccia anche l'eventualità che nella vertenza possa affacciarsi un secondo acquirente; la Sider Alloys alla quale al momento è interdetto l'accesso alla data room e allo stabilimento. "Se il governo crede al piano A non può ragionare contemporaneamente sul piano B", spiega. Un piano comunque "non praticabile", di fatto "fuori tempo massimo" e dal profilo inquietante: "si tratterebbe di una conversione e noi di questo non vogliamo sentir parlare", conclude Piras.

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