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L'investimento ideale? Per 1 italiano su 3 non esiste più. Resiste il mattone

26 ottobre 2016 | 13.02
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Rispetto all’investimento ideale, gli italiani si dividono. Sembra, infatti, che l’investimento ideale non esista più: il 32% ritiene che proprio non ci sia (maggioranza relativa, +5 punti percentuali rispetto al 2015), il 30% lo indica negli immobili (+1 punto percentuale), il 30% indica gli investimenti finanziari reputati più sicuri (-5 punti percentuali rispetto al 2015; un calo dovuto probabilmente ai bassi tassi attuali). Ultimi, con l’8%, sono coloro che indicano come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi (scendono di 1 punto percentuale rispetto al 2015). Lo indicano i dati dell’Indagine Acri-Ipsos su 'Gli Italiani e il Risparmio' in occasione della 92ª Giornata Mondiale del Risparmio.

La dinamica degli investimenti immobiliari segna comunque una crescita per il secondo anno di fila; se nel 2006 la percentuale di coloro che vedevano nel mattone l’investimento ideale era il 70%, percentuale scesa progressivamente fino al 24% nel 2014, nel 2015 risale di ben 5 punti e nel 2016 arriva al 30%. In particolare la crescita si registra nel Nord Ovest (30% vs 23%) a scapito degli strumenti finanziari più sicuri. Nel Sud Italia cresce in modo preponderante la percentuale di chi non riesce a ravvisare alcun investimento ideale (37% vs 28%); nel Nord Est e nel Centro prevale chi predilige gli strumenti finanziari più sicuri (rispettivamente 38% e 34%).

Il risparmiatore italiano è sempre più attento alla (bassa) rischiosità del tipo di investimento (dal 43% al 44%) rispetto alla sola solidità del proponente (dal 28% al 24%): cresce di 5 punti percentuali l’attenzione ad attività che aiutino lo sviluppo dell’Italia (dal 13% al 18%).

Quello che si delinea è il ritratto di un risparmiatore che rifugge il rischio perché ritiene sempre più di non essere sufficientemente tutelato da leggi e controlli: nel 2016 il 74% parla di norme e controlli non efficaci, mostrando una brusca inversione di tendenza rispetto agli ultimi due anni (era il 58% nel 2015, il 65% nel 2014, il 72% nel 2013) e c’è sempre meno fiducia che la tutela del risparmiatore aumenti nei prossimi 5 anni (il 19% pensa che il risparmiatore sarà più tutelato, mentre il 67% ritiene che lo sarà meno).

Questo spiega come mai, considerando lo scarso rendimento degli investimenti più sicuri, a fronte di un aumento di capacità di risparmio, cresce al contempo la preferenza per la liquidità.

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