Sempre più flessibile il mondo del lavoro, ancora rigido l'accesso al credito: ottenere un mutuo, o anche un prestito personale, resta un'impresa difficile per i precari, giovani in testa, che non possono offrire la garanzia di un contratto a tempo indeterminato. Questo, nonostante gli slogan accattivanti di banche e finanziarie e nonostante il fondo di Garanzia dello Stato, spesso ignorato dagli stessi intermediari. E' quanto emerge da un'indagine dell'Adnkronos, che ha avanzato una richiesta di mutuo a dieci diversi istituti di credito e una per un prestito personale a dieci finanziarie. Il risultato è significativo: con una busta paga e un contratto a termine, e senza garanzie terze, solo 2 richieste di mutuo e 4 richieste di prestito personale hanno ricevuto il disco verde.
Nel caso dei mutui, i 2 istituti di credito che hanno mandato avanti la pratica hanno però posto la condizione di aprire un conto corrente e stipulare una polizza casa indicata dalla stessa banca. In 5 casi su 10 è stato invece prospettato, come unica soluzione, il soccorso di un 'garante', un genitore o un parente con una situazione stabile, a sbloccare istruttorie altrimenti destinate a essere cestinate. Ma in questi casi sono le condizioni del mutuo a cambiare, con una serie di clausole incrociate che vanno a gravare interamente sulla copertura offerta dal garante. Nei restanti 3 casi, semaforo rosso.
Per i prestiti, sono le condizioni del finanziamento a cambiare radicalmente di fronte al lavoratore precario. Crescono i tassi di interesse e si irrigidisce la gestione delle rate nei 4 casi in cui viene concesso il prestito personale. In sostanza, lo stesso prodotto finanziario si paga decisamente di più se non si può vantare lo status di lavoratore stabile.