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Start up: la finanza scommette su biotech ed healthcare

29 marzo 2017 | 16.31
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(Foto dal profilo facebook di Assobiotec)
(Foto dal profilo facebook di Assobiotec)

Malattie neurodegenerative, diagnosi e cura del cancro e dell'osteoporosi, ricerca farmaceutica, realizzazione di dispositivi medici e software per la pianificazione e la strategia delle procedure chirurgiche. La finanza scommette sul biotech e sull'healthcare. Oltre 23 milioni di euro di investimenti in 15 start up innovative: questo, in sintesi, il bilancio di nove anni di 'BioInItaly Investment Forum & Intesa Sanpaolo StartUp Initiative', l'evento, organizzato da Assobiotec, giunto quest'anno alla decima edizione, che consente a start up e finanziatori di interfacciarsi ed eventualmente intraprendere un percorso insieme. Un roadshow nel quale 15 startup del biotech e dell'healthcare e biomedicale raccontano i loro progetti a potenziali investitori finanziari e corporate. Ad aggiudicarsi i premi 'Gabriele Corbelli Award' e 'Novartis Oncology Award' sono stati quest'anno rispettivamente BrainDTech ed enGemome.

La prima, fondata nella provincia di Milano nel 2016, muove la propria ricerca dalla consapevolezza che esistono oltre 400 malattie neurologiche o neurodegenerative e che, per la maggior parte di esse, la diagnosi avviene osservando i sintomi clinici, quando il danno a livello cellulare è già avvenuto. BrainDTech sviluppa un sistema predittivo basato su un meccanismo molecolare recentemente scoperto e brevettato, che si evidenzia nelle prime fasi della neuroinfiammazione, quando la neurodegenerazione non ha ancora causato la manifestazione clinica.

enGenome, invece, nasce come spin-off dell'Università di Pavia. La sua missione è fornire la tecnologia software per l'analisi dei dati di sequenziamento in campo oncologico. Integrando bioinformatica, intelligenza artificiale e high performance cloud computing, il team ha sviluppato una soluzione software che individua con accuratezza le mutazioni di base dei tumori. Il software riesce in particolare a rilevare le mutazioni delle cellule cancerogene più rare, fornendo una completa caratterizzazione dei tumori e un supporto alla medicina di precisione.

Rispetto alle start up, "numericamente l'Italia è messa abbastanza bene, la sua è una situazione comparabile con quella degli altri Paesi europei" spiega all'Adnkronos Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec. "Il problema oggi è ancora rappresentato dalla dimensione. Le nostre imprese sono oggi ancora veramente piccole o microscopiche e fanno fatica a crescere e reggere la competizione nel mercato internazionale e, dunque, sostanzialmente a raggiungere quei capitali che da start up le portano a diventare delle vere aziende".

Ed è in questa fase che diventa importante il supporto della finanza: "intervengono innanzitutto i Business Angels che provvedono a investimenti quantitativamente non importantissimi, che vanno dalle centinaia di migliaia di euro al milione o due, ma sono fondamentali accompagnatori che hanno capacità e competenze per vedere il potenziale delle start up".

Proprio in Italia "è recentemente nato un gruppo di Business Angels specializzati nella biotecnologia. Un passo importante. Il secondo, è quello dei venture capital che sono certamente l'interlocutore principale. Quello che oggi manca in Italia - rileva Palmisano - è un grande gruppo di investitori molto specializzati ma qualcosa si sta muovendo anche da noi".

Il percorso di BioInItaly Investment Forum & Intesa Sanpaolo StartUp Initiative ha preso avvio nel mese di gennaio con l'organizzazione di un roadshow nazionale per la raccolta di progetti e di candidature ed è proseguito a febbraio per 20 realtà selezionate, attraverso un percorso formativo alla Fondazione Filarete con il coach Bill Barber, investitore californiano che segue la Startup Initiative di Intesa Sanpaolo. Al termine del percorso, 15 finaliste hanno avuto accesso all'Investment Forum di Milano.E' stato "un lavoro di scouting meticoloso, università per università, Irccs per Irccs" sottolinea Pierluigi Paracchi membro del Comitato direttivo di Assobiotec. "Dopo 10 anni" di investment forum, è evidente che "la cultura media imprenditoriale dello scienziato e del ricercatore è decisamente migliorata, nel senso che i ricercatori sono consapevoli del fatto che la loro scienza non termina nella fase pre-clinica e con grant pubblici, ma può trasformarsi in una azienda in un prodotto che poi va in fase clinica".Oggi, "il punto fondamentale è che lo scienziato sia aperto al dialogo con l'impresa e con la finanza. Perché oggi senza venture capital, senza capitale che supporta queste imprese, senza manager in grado di trasformare l'attività di ricerca in una impresa, non è possibile andare avanti". Per altro, sottolinea Paracchi, "il tasso di fallimento è alto. Quando si parte dalla pre-clinica e si porta un prodotto in clinica, la sfida è lunga e rischiosa".

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