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Ricerca: Boccia, chiave per competitività industria passa per le reti

06 aprile 2017 | 19.02
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Nella foto, Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Nella foto, Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Ricerca e industria sono due componenti determinanti, e l’industria deve la sua competitività proprio all’innovazione e alla ricerca scientifica. La contaminazione, il connubio tra questi due mondi, rappresentano l’elemento determinante nel futuro dell’industria italiana". A dichiararlo è Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, intervenuto al meeting 'Reti di impresa in ricerca e sanità - modelli di integrazione tra ricerca traslazionale e industria' organizzato da Confindustria e Irccs Neuromed di Pozzilli (Is), svoltosi oggi nel Centro di ricerche molisano, con la partecipazione di esponenti del mondo della ricerca, dell’industria e delle istituzioni pubbliche.

Scopo dell'evento è stato quello di esaminare la situazione delle reti scientifiche e del mondo produttivo, con uno sguardo attento alle loro prospettive di dialogo e collaborazione. "Oggi - ha aggiunto Boccia - collaborazioni sono già possibili, ma dobbiamo fare di più, costruendo una vera cultura delle reti, diventando grandi ma restando piccoli. Certamente ci occorre una politica fiscale più aggressiva, più positiva in questo campo. L’Italia industriale del futuro passa attraverso le reti".

"Questa che vediamo oggi - ha commentato Luigi Frati, direttore scientifico del Neuromed - è un’interazione molto importante tra ricerca scientifica di avanguardia e mondo produttivo. In Italia sembra quasi un peccato mortale che le reti a finanziamento pubblico di ricerca si interfaccino con il mondo della produzione. Ma nel resto del mondo, come negli Usa, in Gran Bretagna, in Germania, questa contaminazione esiste ed è fortemente incoraggiata".

"Avere un atteggiamento del genere in Italia - ha aggiunto - farebbe sì che le reti che stiamo costituendo sotto l’egida del ministero della Salute, come quelle delle neuroscienze, dell’oncologia, del cardiovascolare, abbiano risorse non solo dal pubblico, ma anche dal privato. Un privato che, ricordiamo, è interessato all’innovazione tecnologica e, attraverso di essa, a produrre e generare ricchezza e occupazione. E’ questo il volano del benessere di un Paese. Se non riusciremo a migliorare l’interazione tra pubblico e privato non credo che riusciremo a essere competitivi sul piano internazionale", conclude.

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