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Ferie, come e quando smaltirle

02 ottobre 2017 | 15.51
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(Foto Fotogramma)
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"Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi". E' quanto sancisce la nostra Costituzione (articolo 36). Nel decreto legislativo 66 del 2003 si sottolinea come "il prestatore di lavoro ha diritto a un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane", mentre il Codice civile (art. 2109) prevede che: "Il prestatore di lavoro ha … anche diritto … ad un periodo annuale di ferie retribuito, possibilmente continuativo, nel tempo che l'imprenditore stabilisce, tenuto conto delle esigenze dell’impresa e degli interessi del prestatore di lavoro. La durata di tale periodo è stabilita dalla legge, dagli usi o secondo equità".

"In realtà ci sono tre tipi di ferie - spiega all'Adnkronos Pasquale Staropoli, esperto di Fondazione Studi Consulenti del lavoro - un primo periodo di 2 settimane va goduto per almeno due settimane consecutive nel corso dell'anno di maturazione. Le restanti due settimane possono essere prese anche in modo frazionato nei 18 mesi successivi al termine dell'anno di maturazione. Queste 4 settimane non possono essere indennizzate, a meno che non subentri la cessazione del rapporto di lavoro". "Il terzo tipo di ferie riguarda i vari contratti collettivi. Possono essere anche indennizzate perché sono in più rispetto alle 4 settimane canoniche previste dal decreto legislativo 66", sottolinea l'esperto.

"A dover tenere sotto controllo se un lavoratore sta godendo delle ferie entro i limiti fissati per legge è il datore di lavoro - spiega Staropoli - perché rischia di essere sanzionato fino a 4.500 euro. Deve essere l'azienda a chiedere al lavoratore di andare in ferie compatibilmente con le esigenze lavorative. Se non fosse possibile rispettare i tempi, magari perché la persona in questione è in malattia o in maternità, è interesse del datore fare in modo che appena possibile il dipendente goda dei giorni avanzati".

Quanto al periodo in cui vanno godute le ferie, "di solito è il datore di lavoro a organizzare un piano all'inizio dell'anno in base alle esigenze lavorative non dimenticando comunque ciò di cui può aver bisogno il dipendente. Se viene chiesto di annullarle o differirle, il datore ha sempre il dovere di motivare la scelta: il dato deve essere oggettivo, connesso a una reale necessità", conclude il consulente del lavoro.

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