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Pensioni, Consulta decide su rivalutazioni: in ballo 5 miliardi

23 ottobre 2017 | 16.23
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La Corte Costituzionale (Fotogramma)
La Corte Costituzionale (Fotogramma)

Attesa per la decisione della Corte Costituzionale che domani discuterà delle rivalutazioni delle pensioni in essere effettuate con il decreto 65/2015 dal governo Renzi per rispondere alla sentenza con cui la stessa Consulta aveva bocciato lo stop all'adeguamento degli assegni 2012- 2013 (salvo quelle fino a 3 volte il minimo), imposto dal Salva Italia del precedente governo Monti. Una riposta con cui Renzi aveva sì accolto le indicazioni circa il ripristino degli scaglioni per la nuova indicizzazione Istat ma con percentuali differenti e parziali da quanto sollecitato dalla stessa Consulta.

In questi anni dunque numerosi i ricorsi dei pensionati che hanno accusato il governo di una grave sottostima nei rimborsi. Le cifre in ballo non sono piccole: nel 2015 la norma del governo coprì un rimborso pari a poco più di 2-2,5 mld a fronte di una spesa prevista che si aggirava intorno agli 8. Per i sindacati dunque il ripristino dell'indicizzazione così come prevista dalla prima sentenza della Consulta costerebbe intorno ai 5-6 mld. I sindacati intanto incrociano le dita. "Ci aspettiamo che la Consulta sia coerente con la sentenza precedente e riaffermi la necessità di rimborsi secondo le norme precedenti il salva Italia. Nel 2015 il governo restituì solo una minima parte del dovuto, speriamo si torni all'origine", commenta il segretario confederale Uil, Domenico Proietti mentre la Cgil mette in guardia il governo.

"La sentenza -riflette il segretario confederale Roberto Ghiselli - avrà un impatto importante. Qualunque sia l'esito perciò va valutato nei riflessi che determinerà e correttamente gestito: la sentenza cioè non dovrà essere usata come pretesto per non dare quelle risposte sulla fase due della previdenza che chiediamo al Governo", riflette il segretario confederale Roberto Ghiselli guardando soprattutto al 'silenzio' con cui l'esecutivo ancora non risponde alla richiesta di congelamento dell'aumento automatico dell'età pensionabile collegato alle aspettative di vita avanzato dai sindacati al tavolo di trattativa.

Dal 2019 comunque, ed il governo si è impegnato a rispettare la scadenza, la legge prevede il ritorno ai meccanismi di indicizzazione previsti da una legge del 2000 secondo cui l'adeguamento sarà pari al 100% degli indici Istat per gli importi fino a 3 volte il minimo, del 90% tra 3 e 5 volte il minimo Inps ed del 75% per gli importi oltre le 5 volte. Un aggiornamento che seguirà lo stesso modello previsto per le fasce Irpef considerato che tutte le pensioni potranno beneficiare di uno 'zoccolo' di rivalutazione degli indici Istat del 100%, fino a 1500 euro appunto.

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