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L'economista: "Proposte Pd concrete e credibili"

09 febbraio 2018 | 15.26
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L'economista:

Le proposte economiche del Pd sono "realistiche, concrete e credibili, visto che si posizionano nel solco di quanto già fatto, rafforzando interventi già in atto". Così all'Adnkronos Filippo Taddei, professore di Finanza internazionale all'Università John Hopkins di Bologna.

Già responsabile di politica economica e del lavoro del Pd, Taddei entra a gamba tesa nel dibattito sulle promesse elettorali: "le proposte economiche del Partito democratico si basano su tre pilastri: la riduzione del cuneo fiscale di un punto ogni anno per 4 anni (costo 2,5 mld di euro annui); secondo, investimenti in formazione, istruzione e politiche attive, assegno di ricollocazione in testa e, terzo, riordino e l'universalizzazione del sostegno alla famiglia unificando le detrazioni e l'assegno familiare creando uno strumento unico, appunto, più semplice ed universale per dipendenti e autonomi, che sia graduale sulla base del reddito ovviamente. Costo di quest'ultimo: 9 mld".

Tutte misure che di base "esistono già, ma che miglioriamo, rafforziamo e rendiamo strutturali", ad indicare che "le promesse del Pd sono reali e ragionevoli, un programma credibile che si regge su fatti già compiuti". E dunque "non parliamo di misure che dobbiamo inventare, ma che abbiamo già introdotto e che oggi dobbiamo solo finanziarie meglio e far funzionare", reperendo le risorse nelle Leggi di Bilancio. "Misure - insiste Taddei - che in passato non c'erano ma che sono state attivate nella nostra legislatura". Da qui "la realizzabilità del nostro piano".

L'economista, ideologo di diversi provvedimenti economici del governo Renzi, 'bolla' come impraticabili le proposte del M5S. "Non sono vere proposte di governo ma campagna elettorale di un partito sprofondato nel proporzionale. E' un movimento che parla di cose che non farà mai", dice Taddei. Mentre sul centro-destra e sul pacchetto economico sbandierato in campagna elettorale osserva: "più che una coalizione mi sembrano una contraddizione, perché dall'euro alla Fornero hanno visioni contraddittorie. E sulla flat tax, dove sembrano convergere, in realtà dissentono perfino sull'aliquota".

Inoltre sempre in tema di flat tax il centrodestra "omette di dire come funzionerà e come verrà finanziata visto che costa almeno 45 mld", incalza. Secondo Taddei altri rialzi fiscali per le coperture sarebbero infatti inevitabili e dolorosi per le fasce medie e basse della popolazione, e cita le ipotesi più accreditate sul tavolo. "La flat tax avanzata da Bruno Leoni parla di un'aliquota Iva al 25% e di un contributo aggiuntivo per il sistema sanitario nazionale. Berlusconi e Salvini sono bravi a fare promesse ma non spiegano come faranno a realizzare questi tagli. Dunque - sottolinea - è un'operazione politica dalle gambe corte". Inoltre, conclude, "e non è un dettaglio anzi è l'obiezione principale, un taglio 'monstre' di questo tipo andrebbe a beneficio del 65%-70% del 20% di ricchi del paese; dunque uno shock fiscale che, o costa tantissimo, o comporta nuove tasse, e va solo a beneficio dei ricchi".

Interpellato invece sul caso Acea, Taddei non entra nello specifico dell'accordo tra la multiutility italiana e i sindacati, ma in generale chiarisce che "in moti casi di reintroduzione dell'articolo 18, si tratta in realtà di un trasferimento di persone che hanno contratti di lavoro precedenti al Jobs Act e che hanno mantenuto quel trattamento contratturale".

In generale, sottolinea, "va notato che se le parti vogliono disporre tutele aggiuntive rispetto alla legge lo possono fare, ma dal mio punto di vista le introdurrei nella ricerca di lavoro in caso di fine del rapporto di lavoro, come sostegno in una fase di passaggio per trovare una nuova occupazione, e non al mantenimento del posto facendo una copia sbiadita dell'articolo 18". Un ragionamento quello di Taddei, giustificato dalle statistiche. "In media nel mercato italiano un lavoratore cambia lavoro ogni 5 anni - conclude - consapevole di questo, a mio avviso sarebbe meglio tutelare la fase di passaggio, quella che subentra quando finisce il rapporto di lavoro e si deve trovare un'altra occupazione".

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