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Diseguaglianza di genere in ambito sanitario, Oms: “Cresce crisi globale”

25 marzo 2024 | 11.55
LETTURA: 4 minuti

L’allarme Oms sul gender gap nel sistema sanitario preoccupa per la mancanza di retribuzioni adeguate e per leggi che non tutelano donne lavoratrici nell’assistenza

Dottoressa in clinica - - Canva
Dottoressa in clinica - - Canva

La disparità di genere nel mondo sanitario e assistenziale pesa su sistemi di tutti i Paesi. A fotografare lo scenario è l’ultimo report pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal titolo “Fair Share For Health and Care: Gender and the Undervalutation of Healt and Care Work”.

Le disuguaglianze di genere, sottolinea il rapporto, derivano da investimenti insufficienti nei sistemi sanitari. L’assenza di un supporto economico incisivo si traduce in mancanza di retribuzione adeguata, assenza o ridotta partecipazione delle donne ai mercati lavorativi retribuiti di settore, difficoltà e rallentamento dell’emancipazione economica e ostacoli all’uguaglianza di genere.

A livello globale, nel 2022 la partecipazione delle donne alla forza lavoro è stata del 47%, rispetto al 72% degli uomini; il divario di 25 punti percentuali significa che per ogni uomo economicamente inattivo ci sono due donne nella stessa condizione.

Donne e sanità

Le donne costituiscono il 67% della forza lavoro retribuita nel settore sanitario e assistenziale globale. Oltre a questo lavoro retribuito, è stato stimato che le donne svolgono circa il 76% di tutte le attività assistenziali, incluse quelle non retribuite. Il lavoro svolto principalmente dalle donne tende ad essere pagato meno e ad avere condizioni di lavoro sfavorevoli.

Il rapporto, poi, evidenzia anche che nel settore sanitario e assistenziale si riscontrano comunemente retribuzioni basse e condizioni di lavoro impegnative. La svalutazione dell’assistenza, che è il lavoro svolto principalmente dalle donne, ha un impatto negativo sui salari e sui redditi familiari, sulle condizioni di lavoro, sulla produttività e sull’impronta economica del settore.

Il rapporto, proprio in merito alle condizioni delle donne nell’ambito sanitario, evidenzia che decenni di investimenti cronicamente insufficienti nel lavoro sanitario e assistenziale stanno contribuendo a una crescente crisi globale dell’assistenza. Con la stagnazione in corso verso la copertura sanitaria universale (UHC), che fa sì che 4,5 miliardi di persone non abbiano una copertura completa dei servizi sanitari essenziali, le donne potrebbero svolgere un numero maggiore di lavori assistenziali non retribuiti.

Uguaglianza di genere come potenzialità

L’impatto deleterio dei sistemi sanitari deboli, combinato con l’aumento del lavoro sanitario e assistenziale non retribuito, sta mettendo ulteriormente a dura prova la salute degli operatori sanitari e la qualità dei servizi. Le conseguenze principali sono, fuga e perdita di talenti nel settore che corrisponde ad un mancato guadagno in termini di offerta e produttività. Così come, la mancanza di una regolamentazione potrebbe incidere sul generale divario di genere di un Paese e limitare le possibilità di autonomia e indipendenza economica delle lavoratrici e contribuire quindi al calo demografico laddove sia già in corso.

Il report ha sottolineato quanto una mancata incidenza sulla messa in regola di contratti di lavoro possa peggiorare anche condizioni di violenza subite da lavoratrici definite “informali”. Si stima che il 42% delle donne in età lavorativa a livello globale siano escluse dalla forza lavoro a causa di responsabilità assistenziali non retribuite, come la cura della famiglia e dei figli e l’attività domestica.

La violenza di genere, inoltre, “mette a rischio la salute e la sicurezza delle donne che operano nel settore sanitario assistenziale, oltre a minare la qualità dell’assistenza dei pazienti. Ciò ha un impatto negativo sia sull’attrattività del settore, sia su eventuali avanzamenti di carriera. Aumentano possibilità di rischi di infortuni sul lavoro, stress e malattie mentali. La precarietà – conclude il report – si traduce in standard di vita negativi”.

"Il rapporto 'Fair share' ha evidenziato come investimenti equi di genere nel lavoro sanitario e assistenziale ripristinerebbero il valore della salute e dell'assistenza e porterebbero economie più giuste e inclusive - ha affermato Jim Campbell, direttore dell'OMS per il personale sanitario -. Chiediamo ai leader, ai politici e ai datori di lavoro di agire in termini di investimenti: è tempo di una giusta condivisione per la salute e l’assistenza”.

Proposte risolutive

Ecco le leve politiche proposte dall'Oms sulle quali lavorare per valorizzare al meglio il sistema sanitario e assistenziale con le sue lavoratrici:

  • Migliorare le condizioni di lavoro per tutte le forme di lavoro sanitario e assistenziale, in particolare per le occupazioni altamente a copertura femminile;
  • Includere le donne in modo più equo nella forza lavoro retribuita;
  • Migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni del personale sanitario e assistenziale e garantire la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore;
  • Affrontare il divario di genere nell’assistenza, sostenere un lavoro di assistenza di qualità e difendere i diritti e il benessere degli operatori sanitari;
  • Garantire che le statistiche nazionali tengano conto, misurino e valorizzino tutto il lavoro sanitario e assistenziale;
  • Investire più risorse in sistemi sanitari pubblici.

Gli investimenti nei sistemi sanitari e assistenziali non solo accelerano i progressi nell’UHC, ma ridistribuiscono il lavoro sanitario e assistenziale non retribuito. Quando le donne partecipano a lavori retribuiti nel settore sanitario e assistenziale, hanno maggiore potere economico e i risultati sanitari sono migliori. I sistemi sanitari devono riconoscere, valorizzare e investire in tutte le forme di lavoro sanitario e assistenziale.Investire più risorse in sistemi sanitari pubblici.

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