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Gps per salvare Amazzonia, Greenpeace si schiera con indigeni Ka'apor

(Foto  - Lunae Parracho/ Greenpeace)
(Foto - Lunae Parracho/ Greenpeace)
11 settembre 2015 | 12.15
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Gli attivisti di Greenpeace Brasile hanno annunciato di aver risposto alla richiesta di aiuto del popolo indigeno dei Ka’apor e stanno lavorando al loro fianco per monitorare e proteggere dalla deforestazione illegale le terre della riserva indigena dell'Alto Turiaçu nello stato di Maranhão. La scorsa settimana, ricorda l'associazione ecologista internazionale, gli attivisti di Greenpeace hanno affiancato i Ka’apor in un accurato lavoro di mappatura della foresta, installando telecamere dotate di sensori termici e di movimento per documentare la sistematica e illegittima invasione della riserva perpetrata dalla mafia del legno.

I Ka'apor potranno inoltre disporre di Gps per monitorare il passaggio dei camion usati dai taglialegna per attraversare le aree forestali dell’Alto Turiaçu. "Abbiamo deciso di intervenire perché la foresta è la nostra casa. La foresta ci assicura la vita stessa. Senza la foresta, noi non saremmo i Ka'apor: il nostro nome significa infatti 'Abitanti della foresta'. Per questo dobbiamo difenderla a ogni costo" ha affermato uno dei leader della comunità Ka'apor, che ha chiesto di restare anonimo per motivi di sicurezza.

Il Territorio Indigeno dell'Alto Turiaçu è uno degli ultimi tratti di foresta amazzonica nello stato del Maranhão, ma è sempre più vulnerabile a causa delle invasioni dei taglialegna e dei cacciatori. Secondo i dati ufficiali del Degrad - il sistema di mappatura dell'Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale che misura il degrado delle foreste in Amazzonia - tra il 2007 e il 2013 ben 5.733 ettari di foresta dell’Alto Turiaçu hanno subito un serio degrado per colpa della deforestazione illegale. Alla fine del 2014, l’8 per cento della foresta all'interno del terre indigene (circa 41 mila ettari) risultava disboscato.

"La mafia del legno -ha evidenziato Greenpeace- si fa strada nei territori indigeni alla ricerca di specie di legno pregiate come l’Ipé, che una volta lavorato ed esportato può essere venduto a un prezzo che arriva a 1.300 euro per metro cubo. Dal 2008 i Ka'apor chiedono pubblicamente al governo brasiliano di prendere provvedimenti contro queste attività illegali che sono spesso causa di violenze e perfino di omicidi". Secondo i dati del Consiglio Missionario Indigeno (Cimi) riferiti da Greenpeace, negli ultimi quattro anni sono stati uccisi quattro Ka'apor, mentre quindici leader hanno subito attacchi violenti.

"Le tecnologie GPS aiuteranno i Ka'apor a sorvegliare in modo autonomo la foresta e a proteggere le loro terre. Ma saranno utili anche per fornire ulteriori prove a sostegno della necessità di un intervento concreto da parte delle autorità per porre fine alle violenze provocate dal taglio selvaggio e illegale perpetrato in questa regione" ha affermato Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia. "Finora il popolo Ka'apor ha potuto contare solo sulle proprie risorse per difendere il territorio e la sua stessa sopravvivenza. Noi -ha aggiunto l'attivista italiana di Greenpeace- abbiamo offerto supporto tecnologico, ma purtroppo ancora non basta. È necessario che il governo brasiliano protegga il popolo Ka'apor, garantendogli i diritti fondamentali".

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