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Mare: al via 'Spiagge e fondali puliti', 300 eventi in tutta Italia

22 maggio 2017 | 13.51
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(Fotolia)
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Il marine litter danneggia l'ecosistema marino e la biodiversità. E costa: un danno per l'economia Ue calcolato in 476,8 milioni di euro all'anno. È partita oggi, in concomitanza con la Giornata Mondiale della Biodiversità, da Capocotta (Rm), a pochi chilometri dall’Area Marina Protetta Secche di Tor Paterno, l’anteprima di 'Spiagge e fondali Puliti - Clean up the Med', la storica campagna di volontariato ambientale organizzata ogni fine maggio da Legambiente. In programma quest'anno, dal 26 al 28 maggio, oltre 300 iniziative in tutta Italia e centinaia di eventi di pulizia straordinaria degli arenili e dei fondali in tutto il Mediterraneo.

Danni, dunque, all'ecosistema per i rifiuti in mare e spiaggiati. "Ad esempio - scrive Legambiente - tartarughe, mammiferi e uccelli marini possono morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti (in particolare buste di plastica) scambiati per cibo oppure possono restare intrappolati nelle reti da pesca e negli attrezzi di cattura professionale. I rifiuti in plastica, in particolare, sono stati associati all’88% delle ingestioni o degli intrappolamenti; mentre carta, vetro e metallo lo sono per meno del 2%".

"Molte delle specie che incorrono nei danni causati dai rifiuti marini sono protette, il 15% è sulla Lista Rossa delle Specie Minacciate dell’Iucn, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura - avverte Legambiente - Ci sono poi le microplastiche che rappresentano un pericolo di contaminazione della catena alimentare, essendo questi piccoli frammenti di plastica ingeriti dai pesci che poi possono finire sulle nostre tavole".

A Capocotta oggi i volontari, insieme ai ragazzi di diverse scuole del litorale romano, hanno ripulito l’arenile raccogliendo anche tanti piccoli rifiuti che hanno trovato sulla spiaggia. Ad aiutarli nella pulizia straordinaria la presidente della Camera Laura Boldrini, la presidente di Legambiente Rossella Muroni e la sottosegretaria all’Ambiente Silvia Velo.

"In Italia - sottolinea Muroni - la biodiversità sta rapidamente diminuendo anche a causa dell’inquinamento legato al marine litter che ha conseguenze anche sulla salute dei cittadini, l’economia e in settori come la pesca e il turismo. Per contrastare questo problema, l’Italia faccia la sua parte e raccolga la sfida lanciata dalla direttiva Marine Strategy ai Paesi membri: raggiungere il buono stato ecologico per i nostri mari entro il 2020. In questa partita è fondamentale puntare anche sulla prevenzione e una corretta gestione dei rifiuti coinvolgendo prima di tutto i cittadini".

"Quello che occorre incentivare oggi - spiega Maurizio Gubbiotti, presidente di Roma Natura - è un nuovo approccio nell’utilizzo del mare e delle coste, condividendo percorsi strategici con gli attori del territorio, favorendo una fruizione sempre più ampia e raccogliendo la sfida dello sviluppo locale che passa per valorizzare la piccola pesca artigianale, un turismo più ecosostenibile e una mobilità alternativa".

I principali tipi di impatti causati dai rifiuti marini sulla biodiversità - avverte Legambiente - sono l’aggrovigliamento (intrappolamento) e l’ingestione. Stando agli ultimi dati disponibili, dell’ultimo report dell’Unep Marine Litter Assessment in the Mediterranean (2015), il 35% della fauna vittima di aggrovigliamento è rappresentato dagli uccelli marini, seguiti da pesci (per il 27%), invertebrati (20%), mammiferi marini (circa 13%) e rettili (5%).

I rifiuti più dannosi, in questo caso, sono gli attrezzi da pesca abbandonati o dispersi in ambiente marino, responsabili del 72% degli aggrovigliamenti, prima di tutto le lenze (ne causano il 65%), ma anche reti, cime, ami, esche, nasse e altri tipi di attrezzature. Le reti continuano ad essere trascinate dalle correnti anche dopo il loro abbandono e sono anche responsabili dei danni a diversi ecosistemi, tra cui quello bentonico o le barriere coralline.

Altro problema è l’ingestione dei rifiuti marini - continua l'associazione - Gli studi sul bacino del Mediterraneo documentano che oltre 180 specie marine, tra diverse specie di uccelli e mammiferi marini, organismi filtratori, pesci, specie planctoniche e tartarughe, incorrono nell’ingestione accidentale o volontaria di alcuni rifiuti, come buste o i piccoli granuli di plastica che possono essere scambiati per cibo come meduse o uova di pesce.

Tra le conseguenze dovute all’ingestione ci sono la malnutrizione, la morte per soffocamento, l’ostruzione del tratto intestinale o inedia a causa dell’ingannevole senso di sazietà o, ancora, l’esposizione alle sostanze tossiche contenute o adsorbite dalla plastica che comportano anche disturbi al sistema endocrino.

La biodiversità e l’integrità degli ecosistemi è anche minacciata dall’invasione di specie aliene, che spesso trovano nei rifiuti marini galleggianti il mezzo di trasporto o il nascondiglio attraverso il quale raggiungere i nuovi ambienti posti al di fuori dei loro confini naturali. Più dell’80% delle specie aliene note nel Mediterraneo potrebbero essere state introdotte attraverso i rifiuti marini o potrebbero comunque utilizzare questi ultimi per espandersi ulteriormente.

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