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In Sardegna enorme potenziale di rinnovabili, appello ambientalisti

19 settembre 2017 | 17.22
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Sardegna, Cala Cipolla (Foto  - Elisa Locci - Fotolia)
Sardegna, Cala Cipolla (Foto - Elisa Locci - Fotolia)

Il potenziale di fonti rinnovabili della Sardegna è "enorme" tanto che potrebbe garantire, il "soddisfacimento del 100% della domanda elettrica entro il 2040" e "la copertura dell’insieme dei consumi energetici entro il 2050", serve però un cambio di rotta nelle politicihe energetiche per trasformare la regione in una vera e propria 'smart island'. Per questo, imprese del settore insieme a Kyoto Club e ad altre associazioni ambientaliste, tra cui Wwf Italia, Legambiente e Greenpeace, hanno lanciato oggi un appello per la "transizione energetica" dell'isola.

Per raggiungere l'obiettivo però, segnalano i firmatari dell'appello, serve "una rivisitazione innovativa non solo delle scelte energetiche, ma anche di quelle dei trasporti, dell’edilizia, dell’agricoltura e delle politiche industriali". In quest’ottica, affermano, "la scelta di procedere con la metanizzazione dell’isola, ribadita anche in un apposito capitolo della Sen 2017, non solo non è coerente con lo scenario di rapida decarbonizzazione necessario dopo l’Accordo sul clima di Parigi, ma implica investimenti che potrebbero diventare inutilizzabili".

Sarebbe dunque opportuno adottare "una diversa strategia in grado di garantire significative ricadute occupazionali ed economiche, alternativa a scelte passate ad alto impatto ambientale", un risultato, segnalano i firmatari dell'appello, ottenibile "concentrando sull’isola le risorse necessarie all’introduzione di soluzioni innovative sui diversi fronti, dalle politiche avanzate di efficienza energetica al governo smart della domanda (Demand Response), dalla generazione rinnovabile alla gestione dei sistemi di accumulo (sia elettrici che termochimici), dalla mobilità elettrica alla chimica verde".

Questo sviluppo, assicurano imprese e ambientalisti, "non precluderebbe peraltro un uso mirato del gas, che potrebbe includere la produzione di biometano e lo stoccaggio del metano ottenuto per sintesi dalle rinnovabili per gestire le fluttuazioni della produzione solare ed eolica". La Sardegna, "caratterizzata dall’impiego inquinante del carbone nella generazione elettrica e dall’esportazione di un terzo della sua produzione", dovrebbe immaginare un "ridimensionamento dell’attuale potenza termoelettrica abbinato ad un passaggio all’alimentazione puntuale a gas entro il 2025".

Nell'analisi dei firmatari dell'appello, la Sardegna potrebbe diventare così un punto di riferimento della transizione energetica europea, "proprio come l’arcipelago delle Hawaii, di dimensioni e popolazione analoga alla nostra isola, lo è per le Americhe, che conta di soddisfare il 100% della domanda elettrica con le rinnovabili entro il 2040, passando dall’attuale 25% al 52% già nei prossimi cinque anni.

Per quanto riguarda la generazione da rinnovabili, in Sardegna si parte già da una quota elevata, pari al 46% della domanda, sottolinea ancora l'appello che vede tra i primi firmatari Francesco Ferrante di Kyoto Club, Agostino Re Rebaudengo di Asja Gianni Silvestrini di QualEnergia, Gianluigi Angelantoni di Anest, GB Zorzoli di Coordinamento Free, Maria Grazia Midulla del Wwf Italia, Giuseppe Onufrio di Greenpeace ed Edoardo Zanchini di Legambiente.

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