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Ambiente: Fondazione Barilla, bene Italia in 'agricoltura sostenibile'

31 maggio 2017 | 14.51
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(Fotolia)
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Italia settima in classifica (su 25 Paesi analizzati) per 'agricoltura sostenibile', con un punteggio di 59,81 su un massimo di 100. Al momento il nostro Paese appare, dunque, in una buona posizione in termini di impatto ambientale della sua produzione agricola. Un 'piazzamento' calcolato dal Food Sustainability Index, realizzato dall'Economist Intelligence Unit con Fondazione Barilla (Bcfn).

Sullo sfondo, i dati a livello globale. Il settore agricolo produce il 24% dei gas a effetto serra (il settore industriale si ferma al 21% mentre quello dei trasporti al 14%; fonte Epa), in parallelo quasi il 40% della superficie terrestre è sottoposta alle attività agricole e zootecniche, con una porzione di suolo idoneo alla coltivazione pari a 4,4 miliardi di ettari (ossia 146 volte l’Italia) e, non da ultimo, l’attività agricola consuma il 70% dell’acqua dolce che preleviamo.

In vista della Giornata dell'Ambiente del 5 giugno, Fondazione Barilla analizza uno dei parametri dell’Index, ossia il 'Land-users', che tiene conto di 3 fattori determinanti per il futuro del nostro sistema agricolo: il tasso di partecipazione femminile all’attività agricola; il tasso di partecipazione giovanile all’attività agricola; l’età media degli agricoltori. Questi 3 elementi sono indicatori utili a fotografare la capacità di innovare di un Paese. Qui l’Italia si ferma ad un preoccupante 20° posto, dopo Brasile (82,68 su 100), dopo diverse economie emergenti ma anche dopo realtà economiche importanti come ad esempio Israele (5° con un punteggio di 58.85 su 100) o Australia (11° con 49.63 punti su 100).

Marta Antonelli, Research Programme Manager della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition, sostiene l’importanza del cambio generazionale in Europa e la necessità di supportarlo attraverso gli strumenti legislativi comunitari. "Dobbiamo costruire una Politica Agricola Comune capace di modellare un sistema alimentare veramente equo, sano e sostenibile, mettendo in primo piano i giovani agricoltori in questo cambiamento - dice Antonelli - Per raggiungere questo obiettivo, la Pac deve essere modernizzata, deve integrare agricoltura e orientamenti nutrizionali più sani e più sostenibili, insieme alla sostenibilità economica e alla sicurezza alimentare".

Altro elemento di rilievo è la presenza delle donne in agricoltura soprattutto se si pensa che, nel 2050, la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di persone e che occorrerà aumentare ulteriormente del 70% (stima Fao), la produzione agricola necessaria a sfamarla. Secondo gli ultimi dati, le donne rappresentano il 43% della forza lavoro legata all’agricoltura e producono il 70% delle risorse alimentari disponibili (in Africa la percentuale sale all’80%).

Insomma, senza di loro già oggi sarebbe difficile sfamarci. Eppure, come spiega Danielle Nierenberg, presidente di Food Tank e membro dell’Advisory Board di Bcfn, "è fondamentale che alle donne venga riconosciuto il loro ruolo di 'produttrici di ricchezza', rafforzando soprattutto nelle zone rurali la rete dei servizi pubblici come salute, istruzione e servizi sociali. In molti Paesi la qualità della vita delle donne che lavorano nell’agricoltura è davvero bassa e questo può avere a lungo termine un impatto negativo sulla sostenibilità del modello".

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