Armani, ecco il testamento: quotazione in Borsa o cessione della società nei prossimi tre anni

A Dell'Orco il 40% dei diritti di voto, il 15% ai nipoti. Entro 18 mesi la vendita del 15% della società a Lvmh, Essilux o l'Oreal. Immobili, mobili e quadri divisi tra famiglia e compagno. Nel testamento anche le indicazioni per il futuro della maison e nove principi fondanti

I testamenti di Giorgio Armani - Adnkronos
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12 settembre 2025 | 08.42
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Pubblicati i due testamenti, si è aperta la successione per l'impero della moda lasciato da Giorgio Armani agli eredi. Nel dettaglio, alla Fondazione Giorgio Armani (che aveva già lo 0,1%) va il 100% delle quote del Gruppo Giorgio Armani Spa: nello specifico, il diritto di proprietà piena sul 9,9% e quello di "nuda proprietà" sul restante 90%. Su quest'ultima parte grava infatti un diritto di usufrutto assegnato a Pantaleo dell'Orco, ai nipoti di Giorgio Armani e alla sorella. È quanto emerge dal testamento dello stilista.

Sul totale della quote della società, Pantaleo Dell’Orco avrà quindi il diritto di usufrutto sul 30% delle quote e il 40% dei diritti di voto. I nipoti, Silvana Armani e Andrea Camerana, avranno diritti di voto pari al 15% mentre la Fondazione avrà diritti di voto pari al 30%. La maggioranza relativi dei diritti di voto spetterà dunque a Dell'Orco.

E ancora: sulle partecipazioni detenute da Giorgio Armani in EssilorLuxottica, pari a circa il 2%, si prevede che il 40% vadano a Pantaleo Dell'Orco e per il 60% ai famigliari. Lo stilista ha poi conferito 100mila azioni a Michele Morselli, 7500 azioni ciascuno a Daniele Balestrazzi, Giuseppe Marsocci, Laura Tadini e Luca Pastorelli.

Quotazione in Borsa o cessione della maison nei prossimi tre anni

Inoltre, la Fondazione Giorgio Armani, decorsi dodici mesi ed entro i primi 18 mesi dalla data di apertura della successione, ha l'onere di "cedere in via prioritaria" ad uno tra Gruppo Lvmh, Gruppo EssilorLuxottica e Gruppo l'Oreal una partecipazione pari al 15% del capitale della società.

La Fondazione Giorgio Armani haquindi l'onere "a decorrere dal terzo anno ed entro il quinto dalla data di apertura della successione" di cedere al medesimo acquirente del 15% un'ulteriore quota azionaria "per un minimo del 30%" del capitale e un massimo del 54,9%" o, in alternativa, deliberare "la quotazione della società su un mercato regolamentato".

Si tratta, dunque, di uno schema a due fasi con terza eventuale: la prima prevede la cessione entro 18 mesi del 15% a uno dei gruppi (Lvmh e co.) e succesivamente - è la seconda fase - dal terzo anno ed entro il quinto cedere allo stesso gruppo un'altra quota azionaria, minimo 30% e massimo 54,9%. La fase eventuale, qualora non si realizzino queste condizioni, prevede la quotazione in Borsa. Anche qui con una tempistica precisa: non prima del terzo anno dall'apertura della successione, indicativamente il quinto, e comunque entro e non oltre l'ottavo anno dall'apertura della successione. La condizione, si legge nel testamento, riguardo a questo schema è che ci sia l'accordo di Leo (Pantaleo Dell'Orco ndr.).

La galassia degli immobili, i mobili e i quadri: ecco la divisione

Da St Moritz a St Tropez, passando per l’appartamento nel cuore di Brera a Milano e la tenuta di Broni, nel Pavese, fino alle ville di Pantelleria e Antigua e alle proprietà di New York e Parigi: la galassia di immobili di Giorgio Armani andranno in larga parte ai famigliari, con usufrutto al compagno e braccio destro Leo Dell’Orco e un occhio di riguardo per Michele Morselli, l’ad dell’immobiliare proprietaria di gran parte delle ville. Questo quanto ha stabilito lo stilista nel secondo dei testamenti depositati presso il notaio Elena Terrenghi, che riporta la data dello scorso 2 aprile.

In particolare, resterà in “usufruttò vita natural durante” al compagno Dell’Orco l’intero stabile di via Borgonuovo 21, nel cuore di Brera, dove 'Re Giorgio' ha vissuto fino al 4 settembre, giorno della morte. Nel secondo dei testamenti, scritto lo scorso 2 aprile, lo stilista dispone che “gli arredi e ornamenti anche non di valore non vengano rimossi da dove si trovano e rimangano come completamento dell’immobile finché Dell’Orco voglia viverci”. Fanno eccezione solo il quadro di Matisse e la foto della mano di Rayman che saranno ereditate dalla sorella Rosanna e una serie di mobili e complementi, catalogati nel testamento con precisa indicazione di piano e stanza, oltreché ovviamente del beneficiario. Scrivanie, tavoli, poltrone, tappeti, librerie e vari oggetti prevenienti dal mondo che Armani ha deciso di dividere tra Dell’Orco, la sorella Rosanna, l’ad della società immobiliare Morselli e le nipoti. Una parte dell’arredamento del piano terra è destinato alla Fondazione Giorgio Armani.

A Leo Dell’Orco andrà anche il ritratto di Andy Warhol, ha messo nero su bianco lo stilista. Piccola curiosità: dai granchi all'orso in bronzo, anche i mobili a forma di animale andranno al compagno di vita.

Non solo quote e case, nel testamento indicazioni e nove principi fondanti

La “ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato con attenzione al dettaglio e vestibilità”. Non solo quote societarie e proprietà immobiliari, Armani lascia ai suoi eredi anche chiare indicazioni su come proseguire il lavoro che lo ha reso il ‘re’ globale della moda. Tra i “principi fondanti” con cui la Fondazione che avrà l’intera proprietà della Giorgio Armani Spa dovrà gestire la società, nel testamento scritto lo scorso 14 marzo lo stilista elenca al terzo punto una “attenta politica di diversificazione e segmentazione dei diversi marchi aziendali, mantenendo coerenza nell'attività stilistica, di immagine di prodotto e di comunicazione”. Al quinto punto figura invece la “attenzione all'innovazione, eccellenza, qualità e ricercatezza di prodotto”.

“Gestione delle attività in modo etico, con integrità morale e di correttezza”. È il primo dei “principi fondanti” indicati dallo stilista nel testamento scritto lo scorso 14 marzo. Dopo aver stabilito con minuzia il futuro del gruppo, che diventerà totalmente di proprietà della Fondazione Giorgio (con usufrutto diviso tra il compagno e braccio destro Leo Dell’Orco e i famigliari), lo stilista elenca i nove “principi fondanti” con cui la Fondazione sarà chiamata a gestire la Giorgio Armani Spa ed eventuali partecipate. Al punto due è indicata la “priorità allo sviluppo continuo a livello globale del nome ‘Armani’”. Lo stilista prescrive poi un “cauto approccio ad acquisizioni volte unicamente a sviluppare competenze non esistenti internamente da un punto di vista di mercato, prodotto o canale” e il “mantenimento di adeguato livello di investimenti per il continuo sviluppo dei marchi”, oltre a una “gestione finanziaria equilibrata e limitato ricorso ad indebitamento finanziario”. A chiudere l’elenco dei nove “principi fondanti” è un “adeguato livello di reinvestimento degli utili nella società volto a favorire la generazione di liquidita nel tempo”.

Il comitato esecutivo: "Rispetto principi gruppo sarà per sempre"

I "principi fondanti" messi nero su bianco nel testamento da Armani saranno rispettati "per sempre", anche nel caso di una quotazione in borsa o dell'ingresso di un socio di minoranza nel gruppo di alta moda. Lo chiarisce il 'comitato esecutivo' della società in una nota diffusa dopo la pubblicazione del testamento, in cui - viene evidenziato - "si legge che ogni scelta strategica nel breve e nel medio termine è demandata alla guida del signor Dell'Orco e alla famiglia, con il supporto della Fondazione; scelte indirizzate però dallo stesso signor Armani sia in termini di missione del marchio, sia di possibili azioni con implicazioni sull'assetto societario di medio e lungo termine".

Proprio "in quest'ottica - prosegue il comitato esecutivo - si legge quindi l'apertura legata alla quotazione in borsa ma anche l’apertura a un socio di minoranza di riconosciuta levatura e genuino interesse sul marchio. Il tutto lasciando sempre, su impulso della Fondazione, al signor Dell’Orco e alla famiglia le decisioni e la gestione di tale percorso, nell'ambito però dei principi e delle regole definite dal signor Armani nella Fondazione che oggi detiene (in piena e in nuda proprietà) il 100% delle azioni".

Il comitato esecutivo evidenzia poi che "qualunque soluzione societaria venisse attuata, la Fondazione, che avrà tra l’altro come suo primo compito quello di proporre il nome del nuovo amministratore delegato, non scenderà comunque mai sotto il 30% del capitale, proprio come garante del rispetto ‘per sempre’ dei principi fondanti oggi confermati e ribaditi".

Il comitato garantisce quindi l'impegno "a sostegno del percorso" tracciato per il futuro dell'azienda dal fondatore "nel rispetto delle sue volontà".

"Nei prossimi giorni, con la lettura attenta dei documenti e con la pubblicazione del nuovo statuto della società, si chiariranno meglio gli ultimi aspetti delle volontà del signor Armani, ma sin d'ora ci sentiamo, anche a nome dei dipendenti e dei collaboratori, di impegnarci a sostegno di questo percorso nel rispetto delle sue volontà, con la condivisione di garantire il miglior futuro possibile all'azienda e al marchio nel rispetto dei principi stabiliti", scrive il comitato esecutivo della 'Giorgio Armani'.

Al termine della nota vengono menzionati alcuni dei "principi fondanti" elencati dallo stilista nel testamento: "Gestione delle attività in modo etico, con integrità morale e di correttezza; priorità allo sviluppo continuo e globale del nome “Armani”; attenzione a innovazione, eccellenza, qualità, ricercatezza del prodotto, e ricerca di uno stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato".

Nei due testamenti, è chiaro il suo "intento di garantire continuità strategica, compattezza societaria e garanzia finanziaria per uno sviluppo di lungo termine", evidenzia ancora la nota del comitato esecutivo, che - viene chiarito - è "costituito da membri rappresentativi della famiglia e del top management per gestire la transizione della governance del gruppo Armani alla scomparsa del suo fondatore".

Se per quanto riguarda la "componente personale" dei due testamenti "non riteniamo opportuno commentare scelte che attengono alla strettissima sfera privata", sulla "componente societaria" familiari e top manager chiamati a traghettare il gruppo di alta moda evidenziano che "appare chiaro fin da una prima lettura che rimane confermato in ogni passaggio l'intento del signor Armani di garantire continuità strategica, compattezza societaria e garanzia finanziaria per uno sviluppo di lungo termine, in linea con quanto aveva più volte condiviso con la stampa e con i collaboratori più stretti".

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