Ex Ilva, continua la protesta a Genova. Sciopero e occupazione a Taranto

Mobilitazione dopo il mancato accordo con il governo. Bombardieri: "Lavoro di Urso la sta portando alla chiusura". Il ministro convoca un incontro per i siti di Genova, Novi Ligure e Racconigi, i sindacati "Solo Nord? Divisivo"

Operaio ex Ilva - Fotogramma /Ipa
Operaio ex Ilva - Fotogramma /Ipa
20 novembre 2025 | 08.06
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Hanno dormito in strada, la scorsa notte, gli operai ex Ilva di Cornigliano, a Genova che ieri hanno occupato la fabbrica e sono scesi in strada per protestare contro il mancato accordo con il governo sul futuro della fabbrica.

Questa mattina alle 7 si è tenuta un'assemblea, oggi potrebbero tornare il presidente della Regione Marco Bucci e la sindaca di Genova Silvia Salis che già ieri hanno portato la propria vicinanza ai lavoratori.

Alle 8 circa quindi, sulla A10 Genova-Savona, nel tratto compreso tra Genova Pra' e l'allacciamento A10/A7 verso Genova, la manifestazione dei lavoratori dell'ex Ilva che ha interessando la viabilità ordinaria.

I manifestanti potrebbero concludere nelle prossime ore il presidio con il blocco stradale dopo la convocazione dal ministro per le Imprese Adolfo Urso per venerdì 28 novembre, dei sindacati per discutere del futuro degli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Racconigi. Alla luce della convocazione gli operai valutano se concludere il presidio. Nel frattempo è arrivata la convocazione in prefettura a Genova per oggi alle 17.30.

In una lettera al ministro e alla sottosegretaria Fausta Bergamotto le segreterie territoriali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Usb di Taranto "a seguito della convocazione esclusivamente riguardante i siti del Nord, ritengono un elemento divisivo del gruppo dividere gli incontri che fino ad oggi hanno avuto una regia a Palazzo Chigi. Chiediamo pertanto che il tavolo venga convocato alla presenza di tutte le istituzioni locali e regionali per tutto quanto il gruppo". "La mobilitazione, in assenza di tale convocazione - concludono - proseguirà ad oltranza".

Occupazione e sciopero a Taranto

I lavoratori dell'ex Ilva di Taranto che stamattina stanno inscenando una manifestazione di protesta contro quello che definiscono "piano di chiusura" dello stabilimento siderurgico prima per i viali esterni allo stabilimento e poi sulla statale Appia ad ampia percorrenza nei pressi della fabbrica che collegano il capoluogo jonico con Bari, si sono recati davanti all'ingresso della raffineria dell'Eni, bloccandolo. Stop anche alla vicina statale 106. I manifestanti si sono quindi suddivisi in vari spezzoni per poter mantenere i presidi. Inoltre le sigle sindacali dei metalmeccanici hanno proclamato lo sciopero dalle 9 di oggi fino alle 7 di domani. Oltre ai dipendenti diretti, che protestano per i numeri della cassintegrazione e le prospettive incerte della siderurgia, sono mobilitati anche quelli dell'indotto.

"La settimana scorsa avevamo sospeso le iniziative di mobilitazione, lo sciopero e le assemblee perché il governo ci aveva convocati ma ci aspettavamo risposte completamente diverse. Oggi dobbiamo mettere in campo iniziative di mobilitazione, a partire dall'occupazione all'interno dello stabilimento", ha annunciato stamane Francesco Brigati, segretario generale Fiom-Cgil di Taranto, parlando con i lavoratori dello stabilimento.

L'iniziativa si è resa necessaria, spiegava, "per dimostrare al governo che il piano di chiusura che ci hanno presentato è inaccettabile. Ieri hanno provato a smorzare le responsabilità, adesso basta: anche i commissari sostengono il governo e cercano di prendere per il culo i lavoratori dicendo che non ci sono 6mila lavoratori in cig ma 4.550 in cassa integrazione e 1500 in formazione per 96mila ore. Abbiamo fatto due calcoli e non raggiungeremmo nemmeno otto giorni a testa".

"Prepariamoci - sottolineava - perché non sarà una passeggiata, non sarà una sola giornata di mobilitazione, questo è solo l'inizio. Facciamoci sentire del governo perché se non ritireranno il piano di chiusura noi continueremo".

24 ore di sciopero anche a Novi Ligure

Altre 24 ore di sciopero proclamate intanto a Novi Ligure dai lavoratori dell'ex Ilva. "Andiamo avanti aspettando incontro con il prefetto. Picchetti a oltranza", fanno sapere fonti della Fiom Cgil.

Bombardieri: "Lavoro di Urso la sta facendo chiudere"

“Il lavoro fatto dal ministro Urso sta portando l'Ilva alla chiusura, è più di un anno che ci racconta che c’è qualche investitore interessato ma ad oggi non c’è nulla”, afferma intanto il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, a margine del consiglio confederale del sindacato piemontese.

“Quello che è successo l’altra sera nell’incontro, decreta la chiusura dell'Ilva. Le proposte che noi abbiamo fatto sono sul tavolo e chiaro che quando si dice di utilizzare la formazione noi chiediamo formazione per fare cosa, per smontare l’Ilva o per fare l’acciaio? Questo ancora non è chiaro, quindi pensiamo sia ora di finirla anche per rispetto ai tanti lavoratori e alle tante lavoratrici non solo dell’Ilva, ma anche dell’indotto che stanno in giro per tutta Italia”.

“Lo spezzatino non è una soluzione - ha aggiunto il leader della Uil - non c'è un piano industriale serio. Il governo deve decidere se il Paese ha bisogno dell’ acciaio oppure no. Secondo noi sì, ma se si fa scelta diversa è inutile girarci intorno, bisogna avere il coraggio di dire ‘l’Ilva la stiamo chiudendo’, assumersi la responsabilità della scelta e aprire un confronto su quello che succederà, noi siamo disponibili a discutere come salvare decine di migliaia di posti di lavoro”, ha detto ancora Bombardieri.

Fumarola: "Governo faccia chiarezza, c'è bisogno di certezze"

"Credo che la situazione sia evidente e sotto gli occhi di tutti. C'è poca chiarezza e noi abbiamo invece bisogno di avere ben chiari i contorni dell'azione messa in campo. Non possiamo assolutamente permetterci ulteriore cassa integrazione né di chiudere gli stabilimenti. Chiudere l'area a freddo a Genova, e non solo, significa depotenziare e non immaginare un futuro per questa fabbrica", le parole della segretaria generale della Cisl Daniela Fumarola a margine del convegno Cisl 'Sul cammino della responsabilità: il patto che serve al Paese e all’Europa', oggi al Cnel.

"Chiediamo al governo di fare chiarezza e di farci comprendere quali sono gli obiettivi futuri. Capiamo che la situazione è complessa ma abbiamo bisogno di certezze", sottolinea ancora la leader della Cisl.

"Credo debbano assumersi responsabilità maggiori anche e autonomie locali - continua Fumarola - comuni e province sono calati in questa vertenza e devono poter dare risposte che vanno nella direzione di aiutare il piano che governo ha in mente. Noi faremo la nostra parte, ma è importante che scendano in campo tutti e che non si scarichi la responsabilità solo sui lavoratori, questo noi non lo permetteremo".

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