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Omicidio Cerciello, Cassazione: "Non dimostrato che Elder abbia compreso la parola carabinieri"

Le motivazioni con cui è stato disposto l'Appello bis per i due americani: "Gravi lacune nelle motivazioni sul concorso consapevole di Hjorth"

I due americani condannati
I due americani condannati
22 novembre 2023 | 17.42
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"Si reputa fondatamente denunciato il vizio di motivazione della sentenza impugnata laddove i giudici di merito hanno ritenuto dimostrata, al di là di ogni ragionevole dubbio, la circostanza dell'avere l'imputato, pacificamente a digiuno della lingua italiana, compreso di essersi venuto a trovare, in quei drammatici frangenti, di fronte a due Carabinieri". E' quanto scrivono i giudici della prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso marzo hanno disposto un Appello bis per Gabriel Natale Hjorth per il concorso nell'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate il 26 luglio del 2019 a Roma, e per Finnegan Lee Elder in relazione alle sole aggravanti e per l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale. In particolare, i supremi giudici avevano annullato con rinvio a una nuova sezione della Corte d'Appello di Roma la sentenza che aveva condannato a 24 anni Elder e a 22 anni Hjorth. La procura generale aveva chiesto invece la conferma delle condanne.

Per i supremi giudici, ''la Corte di Assise di appello ha basato il suo convincimento'' sul fatto che ''la parola 'carabinieri' è ampiamente conosciuta anche all'estero. ''Un assunto – si legge nelle 80 pagine di motivazioni - che, non essendo in alcun modo sviluppato, né correlato a ragionevoli termini esperienziali, logici, oppure a dati obiettivi, finisce con il proporre una mera ipotesi congetturale (oltretutto inficiata da un generico ed incompleto riferimento all' 'estero', che neppure individua i Paesi presso i quali il vocabolo sarebbe, in tesi, conosciuto''. ''E' evidente, che se la parola 'Carabiniere/i' fosse conosciuta, ad esempio, in Spagna e in America latina, si tratterebbe, pur sempre, di un 'estero' che non comprende gli Stati Uniti d'America dove vive l'imputato'' sottolineano i supremi giudici secondo i quali ''non può all'evidenza fondarsi il convincimento circa la esatta percezione e comprensione della qualifica in discussione da parte dell'imputato Elder, del quale la stessa Corte di merito ha messo in rilievo, a più riprese, l'ignoranza della lingua italiana''.

Per quanto riguarda ''l'imputazione di resistenza a pubblico ufficiale è necessario che ''l'autore del fatto sia consapevole che il soggetto contro il quale è diretta la violenza o la minaccia rivesta la qualità di pubblico ufficiale e stia svolgendo un'attività del proprio ufficio''.

''Per le molteplici e gravi lacune e le palesi incongruenze e contraddizioni riscontrate nel corpo motivazionale, la conclusiva affermazione di responsabilità di Natale Hjorth per il suo concorso, consapevole e volontario, nell'omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega non può costituire un epilogo coerente e impone l'annullamento della sentenza impugnata, con rinvio per nuovo giudizio'' scrivono i giudici della prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni. I supremi giudici lo scorso marzo hanno disposto un nuovo processo di Appello per Natale Hjort anche per rivalutare l'accusa di concorso in omicidio. ''L'intenzione di 'portare avanti la colluttazione' per impedire a Varriale (il collega carabiniere di Cerciello, ndr.) di accorrere in aiuto del collega, attribuita dalla Corte di Assise di appello a Natale Hjorth nella sua valenza di elemento comprovante il concorso in omicidio, avrebbe dovuto essere, all'evidenza, messa a confronto con la testimonianza di Varriale, dalla quale parrebbe emergere una volontà diametralmente opposta dell'imputato, ossia quella di sottrarsi al controllo e fuggire, in coincidenza, tra l'altro, con la versione fornita dall'imputato medesimo''. Per la Cassazione, ''nell'affrontare il tema del concorso di Natale Hjorth nel delitto di omicidio pluriaggravato materialmente commesso da Elder, la Corte di Assise di appello di Roma è incorsa in alcune ''insuperabili incongruenze motivazionali messe lucidamente in rilievo dalla difesa''.

La Corte di merito, secondo i supremi giudici della prima sezione penale, è ''incorsa in un deprecabile e manifestamente illogico 'automatismo', facendo discendere, con un preteso nesso di derivazione logico-cronologica, dalle azioni pacificamente condotte da Natale Hjorth al fine di rientrare in possesso degli 80 euro (oggetto della truffa trasteverina) e di ricevere una dose di cocaina dietro la restituzione dello zaino sottratto a Brugiatelli, la sua corresponsabilità non solo in relazione all'occasione dell'incontro con l'intermediario necessario per il perfezionamento dell'estorsione (il che è perfettamente giustificabile sul piano logico), ma anche in relazione all'evento-morte verificatosi in uno scenario tutt'affatto diverso da quello programmato (essendosi, come noto, presentati all'incontro, in luogo di Brugiatelli, i due carabinieri Varriale e Cerciello che verrà ucciso)''.

Secondo la Cassazione, ''la Corte territoriale avrebbe dovuto compiere alcuni, indispensabili, passaggi logici, chiedendosi se il progetto omicidiario fosse già contemplato sin da quando maturò l'idea, comune agli imputati, dell'estorsione a seguito della cosiddetta 'sòla' di Trastevere e da quali elementi di prova ciò risultasse; se il progetto, viceversa, fosse insorto in un secondo tempo, e, in particolare, in quale momento, se fosse comune a entrambi o no, se, in quest'ultimo caso, Natale Hjorth fosse consapevole e appoggiasse il progetto di Elder e da quali elementi di prova ciò risultasse''. E inoltre se ''diversamente, Natale Hjorth avesse potuto prevedere, in base alle circostanze del caso concreto, già al momento dell'antefatto, che, rispetto all'evento delittuoso voluto (estorsione, poi rimasta allo stadio del tentativo), si sarebbe verificato un evento delittuoso più grave come l'omicidio, materialmente commesso dal coimputato (in tal caso dovendosi valutare una responsabilità di Natale Hjorth ai sensi dell'articolo 116 codice penale) e se, viceversa, tale evento diverso più grave non fosse in alcun modo prevedibile al momento dell'antefatto. Si tratta di passaggi che non appaiono compiuti dalla Corte capitolina o che, comunque, risultano effettuati in modo incompleto e incongruo, sicché non può essere giustificata, sul piano della logica, la valutazione della condotta di Natale Hjort finalizzata all'estorsione alla stregua di elemento sintomatico del suo concorso in omicidio'' concludono i supremi giudici.

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