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Papa alla messa di Pentecoste: "Viviamo in una 'orfanezza', soli e analfabeti spirituali"

Papa Francesco (Afp)
Papa Francesco (Afp)
15 maggio 2016 | 16.45
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Nel nostro tempo viviamo in uno stato di 'orfanezza'. Così papa Francesco nell'omelia della messa di Pentecoste celebrata nella basilica vaticana. "Anche nel nostro tempo - dice papa Bergoglio - si riscontrano diversi segni di questa nostra condizione di orfani: quella solitudine interiore che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte può diventare tristezza esistenziale; quella presunta autonomia da Dio, che si accompagna ad una certa nostalgia della sua vicinanza; quel diffuso analfabetismo spirituale per cui ci ritroviamo incapaci di pregare; quella difficoltà a sentire vera e reale la vita eterna, come pienezza di comunione che germoglia qui e sboccia oltre la morte; quella fatica a riconoscere l’altro come fratello, in quanto figlio dello stesso Padre".

Di fronte a quella che il Papa definisce 'orfanezza', "si oppone la condizione di figli, che è la nostra vocazione originaria, è ciò per cui siamo fatti, il nostro più profondo 'Dna', che però è stato rovinato e per essere ripristinato ha richiesto il sacrificio del Figlio Unigenito".

Da qui l'invocazione: "Lo Spirito è dato dal Padre e ci conduce al Padre. Tutta l’opera della salvezza è un’opera di ri-generazione, nella quale la paternità di Dio, mediante il dono del Figlio e dello Spirito, ci libera dall’orfanezza in cui siamo caduti".

"La missione di Gesù, culminata nel dono dello Spirito Santo, aveva questo scopo essenziale: riallacciare la nostra relazione con il Padre, rovinata dal peccato; toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli", afferma Francesco citando le parole dell’apostolo Paolo, ai cristiani di Roma.

"Lo Spirito, come afferma ancora san Paolo, fa sì che noi apparteniamo a Cristo: 'Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene'. E consolidando la nostra relazione di appartenenza al Signore Gesù, lo Spirito ci fa entrare in una nuova dinamica di fraternità. Mediante il Fratello universale, che è Gesù - aggiunge - possiamo relazionarci agli altri in modo nuovo, non più come orfani, ma come figli dello stesso Padre buono e misericordioso. E questo cambia tutto! Possiamo guardarci come fratelli, e le nostre differenze non fanno che moltiplicare la gioia e la meraviglia di appartenere a quest’unica paternità e fraternità".

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