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Pg Bono: "Separazione carriere, non serve accelerare'

Pg Bono:
02 marzo 2024 | 11.29
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“La notizia dell’accelerazione sulla separazione delle carriere, che già il prossimo 25 marzo approderà alla Camera, è preoccupante. Non serve accelerare l’iter, serve una legge fatta bene. Gli attuali disegni di legge non lasciano presagire nulla di buono”. Così il sostituto procuratore generale di Caltanissetta Gaetano Bono, nel corso della presentazione del suo libro “Meglio Separate - Un’inedita prospettiva sulla separazione delle carriere in magistratura” presentato presso il tribunale di Catania. “Purtroppo – ha dichiarato Bono – devo registrare che, nonostante le dichiarazioni dei proponenti dicano il contrario, gli attuali disegni di legge pendenti in Commissione Affari Costituzionali, porteranno inevitabilmente alla limitazione dell’autonomia della magistratura, alla sottoposizione del Pm all’Esecutivo e all’annichilimento della sua cultura della giurisdizione. Ecco perché, tenendo anche conto del fatto che la separazione delle carriere non è la panacea per i mali della giustizia e non c’è nemmeno urgenza di intervenire, si possono e si devono ponderare al meglio i connotati dell’eventuale riforma”.

Poi, ha aggiunto: “Le coordinate tracciate nel libro consentono di orientarsi, per far sì che non si abbandoni la strada maestra tracciata dalla Costituzione e si preservi un assetto ordinamentale che è tra i migliori del mondo, sul piano della realizzazione dei principi di separazione dei poteri e di garanzia di indipendenza della magistratura. Basti pensare al fatto che, in Italia, le indagini sono affidate a un magistrato, ossia a un organo connotato da autonomia e indipendenza, che agisce nella prospettiva di formazione della prova nel contraddittorio delle parti, ed è obbligato ad accertare anche gli elementi favorevoli all’accusato il quale, pertanto, può sentirsi tutelato da un organo che agisce come primo tutore dei diritti costituzionali e delle garanzie individuali, senza essere manipolabile dal potere politico e, anzi, attuando l’ideale di giustizia uguale per tutti sotto il principio di obbligatorietà dell'esercizio dell’azione penale, che serve a garantire l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge penale”.

Bono ha, inoltre, ribadito che lui, “a differenza dell’Anm” ritiene che ci possa essere un modo per scongiurare il rischio che la magistratura requirente finisca per essere sottoposta al potere politico o, all’opposto, che diventi autoreferenziale, “rispettando la permanenza del PM nell’ordine giudiziario, il mantenimento della sua natura di organo libero da condizionamenti esterni, la salvaguardia della cultura della giurisdizione, la conservazione dell’obbligatorietà dell’azione penale, la conferma dell’autonomia nella direzione e nel coordinamento della polizia giudiziaria, il mantenimento delle norme sull’inamovibilità dei magistrati, sul loro distinguersi solo per le funzioni svolte, sulla dipendenza funzionale della polizia giudiziaria dal pubblico ministero, l’introduzione, per i pubblici ministeri, di un sistema tabellare simile a quello previsto per i giudici, con gli adattamenti necessari alla peculiarità dell’organizzazione degli uffici di procura”. Alla presentazione hanno preso parte anche Maria Grazia Vagliasindi, già Presidente della Corte d’appello di Caltanissetta, l’avvocato Francesco Antille, Presidente della Camera Penale “S. Famà” di Catania, Filippo Pennisi, Presidente della Corte d’appello di Catania, l’avvocato Ignazio Danzuso Vicepresidente dell’Ordine degli avvocati di Catania, Giancarlo Cascino, Presidente della Ges Anm di Catania e l’avvocato Vittorio Basile, Vicepresidente della Camera penale catanese che ha moderato l’incontro.

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