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'Youngstories', nuova serie Rai sui giovani ai tempi dei social

'Youngstories', nuova serie Rai sui giovani ai tempi dei social
05 febbraio 2021 | 15.29
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'Youngstories' è un progetto coraggioso, dedicato agli under 25 che hanno sofferto molto il lockdown dovuto alla pandemia. Ed è parte del Progetto Manzi 4.0, impegno Rai, coerente con la missione di servizio pubblico, a ridurre il digital divide”. Lo ha detto il direttore Rai per il Sociale Giovanni Parapini durante la conferenza stampa di presentazione di ‘Young Stories – Essere giovani ai tempi dei social’. La nuova serie di Rai per il Sociale dedicata agli under 25, disponibile da oggi su RaiPlay, racconta le giornate tipo di 13 ragazzi ‘influencer’ che sul web hanno superato paure, coltivato passioni e intrapreso professioni. Non solo: nella serie si parla delle esperienze personali di questi giovani protagonisti, di come vivono la notorietà, di cosa hanno dovuto affrontare prima di arrivarci e di come immaginano il loro futuro.

Parapini ha espresso “soddisfazione per il fatto che è maggioritaria, 8 su 13, la presenza femminile degli influencer. La serie ha una campagna social collegata, con l’obbiettivo di sensibilizzare i giovani sull’utilizzo responsabile dei social. La puntata con il maggior apprezzamento riceverà un invito-premio a un evento Rai che sarà realizzato a luglio, che non posso anticipare ma che mantiene fede alla promessa di ‘comunicazione per tutti’, anche attraverso nuovi linguaggi”.

Riserbo che il direttore di Rai per il Sociale mantiene anche riguardo alle future iniziative legate ai social: “Proseguiremo con nuovi progetti – ha annunciato - ma ne sveleremo i contenuti, man mano, nel corso del 2021. È un segreto, ma continueremo su questa linea: il ‘Manzi 4.0’ è stato declinato in 14 sotto-progetti per essere i più inclusivi e innovativi possibili”

“Fra poco partirà ‘Converserai’, dello stesso filone, ma non svelo altro – ha dichiarato - Abbiamo come missione i valori del servizio pubblico, attenti a non commettere errori, cercando di specchiarci nel Paese, non nello specchio dell’autoreferenzialità. Proiettati al futuro e all’innovazione, perché il mondo cambia e noi dobbiamo accompagnare questi cambiamenti, rispecchiandoci nel Paese e non in luoghi diversi da quello che stiamo vivendo”.

“L’iniziativa ‘Youngstories’ testimonia l’impegno della Rai nel rappresentare la complessità del mondo dei giovani che hanno bisogno di essere ascoltati, anche in un modo nuovo – ha affermato la direttrice di RaiPlay e Digital Elena Capparelli - Una rappresentazione della forza ma anche della fragilità dei ragazzi. Quando si ascoltano queste storie, ci entriamo dentro, non le guardiamo da fuori. I racconti ci restituiscono una complessità, una nuova prospettiva attraverso la quale il mondo degli adulti impara a non semplificare quella che è una generazione bellissima. Come adulti abbiamo la responsabilità dell’ascolto dei giovani e di restituire la complessità”.

“Sulla piattaforma abbiamo già pubblicato - ha sottolineato - serie esclusive anche internazionali come ‘Stalk’ e ‘Pure’, abbiamo lanciato la seconda stagione di ‘Tu non sai chi sono io’, in cui i ragazzi si raccontano al mondo adulto, anche qui con degli influencer che mostrano ciò che di loro spesso non si comprende attraverso la loro immagine pubblica”.

"La cosa più bella in questo lavoro è che si è creata una comunità - ha sottolineato Simona Ercolani di ‘Stand by me’ - Abbiamo svolto un lavoro tutti insieme. Nei 13 ‘autoritratti’ che abbiamo realizzato abbiamo messo la nostra competenza nel racconto televisivo, mentre i ‘13 ragazzi della tavola rotonda’, come li chiamo, la loro competenza nell’utilizzo della potenza del linguaggio sui social, con il quale promuovono messaggi positivi per il futuro. L’idea che giovani parlino ad altri giovani è stata molto interessante. Le statistiche mostrano che molti ragazzi, anche a causa della pandemia, oggi soffrono di disturbi del sonno e di insicurezza, sono aumentati i casi di autolesionismo e di suicidio. Parlare con i giovani è essenziale in un momento come questo. Ognuno di loro è portatore di un messaggio condivisibile e da ‘condividere’ (sui social)”.

“Il tema dei giovani è sempre interessante per tutti, dagli anziani ai giovani stessi, perché chiunque si può immedesimare in loro, dato che tutti siamo stati giovani e tutti possiamo appassionarci”, ha aggiunto la Ercolani, precisando che ‘Youngstories’ “non è una serie tematica e dunque non si parla espressamente, ad esempio, del ‘pericolo’ dei social, ma l’argomento viene affrontato se ha toccato direttamente la vita e l’esperienza dei ragazzi”.

"Se abbiamo trovato una storia da raccontare, lo abbiamo fatto tenendo conto che noi addetti alla comunicazione possediamo uno strumento magico per migliorare il mondo. È stata un’esperienza positiva – ha concluso - anche lavorare durante la pandemia: nelle nostre vite il lockdown ci ha dato la possibilità di una routine e anche quella di comunicare, passando da uno schermo nero, a una cosa colorata e gratificante che racconta la vita”.

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