Usa: "Più vicini ad accordo per rilascio ostaggi". Nuovi raid su Gaza. Msf: "Attaccato nostro convoglio"
Avanzano i negoziati per garantire il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas e i contrasti tra le parti si sono ridotti nel quadro di intensi colloqui. A dichiararlo è stato oggi il viceconsigliere per la sicurezza nazionale di Washington Jon Finer durante il programma "State of the Union" della Cnn.
"Quello che posso dire su questo in questo momento è che pensiamo di essere più vicini di quanto non lo siamo mai stati da quando questi negoziati sono iniziati settimane fa, che ci sono aree di divergenze e contrasto che sono state ridotte, se non eliminate del tutto", ha affermato Finer parlando con Jake Tapper della Cnn, sottolineando comunque che si tratta di negoziati delicati e che non c'è alcun accordo attualmente ancora in vigore.
Finer ha rifiutato di entrare nei dettagli dei colloqui, ma ha detto che si sta lavorando 24 ore su 24 e che questa resta una priorità per il presidente Joe Biden. Alla domanda su quanti ostaggi gli Stati Uniti ritengono siano ancora vivi, Finer ha risposto che non dispongono di numeri esatti.
"Una delle sfide che questa situazione implica è che non siamo - gli Stati Uniti - sul terreno a Gaza. Non siamo in contatto diretto con Hamas. Lo facciamo solo attraverso intermediari. E così, non abbiamo una totale accuratezza sul numero di ostaggi, compresi i numeri riguardanti quelli che sono ancora vivi", ha detto Finer.
"Crediamo che ci sia un numero significativo di americani detenuti, quegli americani sono la nostra massima priorità, la massima priorità del presidente. Tra questi, tra l'altro, c'è una bambina di 3 anni che è orfana perché i suoi genitori sono stati uccisi da Hamas il 7 ottobre", ha aggiunto.
"Siamo fiduciosi sulla possibilità che un numero significativo di ostaggi venga liberato nei prossimi giorni", ha dichiarato l'ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Michael Herzog.
"Non voglio entrare nei dettagli di questi colloqui. Sono ovviamente molto sensibili. Meno entriamo nei dettagli, maggiori sono le possibilità di un accordo del genere. Ma sono sforzi molto seri e sono fiducioso che possiamo avere l'accordo nei prossimi giorni", ha aggiunto intervenendo a 'This Week' sulla ABC.
"Non è un cessate il fuoco perché continueremo a premere su Hamas per smantellare le loro infrastrutture militari e le loro infrastrutture terroristiche. Non abbiamo intenzione di fermare questo, ma siamo disposti a fare una pausa, per un numero significativo di ostaggi, se abbiamo un accordo".
In precedenza, la Casa Bianca aveva frenato sull'intesa tra Israele e Hamas sulla liberazione degli ostaggi in cambio di una tregua che, secondo il Washington Post, sarebbe vicina. "Non c'è ancora un accordo", aveva dichiarato sul social X la portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza della Casa Bianca, Adrienne Watson, aggiungendo che gli Stati Uniti "continuano a lavorare sodo per raggiungere un'intesa".
Israele e Hamas sono vicini a un accordo mediato dagli Stati Uniti che prevede la liberazione di decine di donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza, in cambio di una pausa di cinque giorni nei combattimenti, ha scritto il Washington Post, citando fonti a conoscenza dell'accordo secondo cui il rilascio degli ostaggi, che dovrebbe iniziare nei prossimi giorni – salvo intoppi dell'ultimo minuto – potrebbe portare alla prima pausa prolungata nel conflitto a Gaza.
Secondo i termini di una dettagliata intesa di sei pagine, tutte le parti in conflitto congeleranno le operazioni di combattimento per almeno cinque giorni mentre i primi 50 o più dei 239 ostaggi verranno rilasciati in gruppi ogni 24 ore. Lo stop dei combattimenti è finalizzato anche a consentire un aumento significativo degli aiuti umanitari a Gaza, compreso il carburante.
Le linee generali dell'accordo, precisa il Washington Post, sono state delineate durante settimane di colloqui a Doha - in Qatar - tra Israele, Stati Uniti e Hamas, rappresentata dai mediatori del Qatar, stando a quanto riferito da diplomatici arabi e non solo, ma fino ad ora non era chiaro se lo Stato ebraico avrebbe accettato di sospendere temporaneamente la sua offensiva.
Anche la tv israeliana N12, dopo il Washington Post, ha riferito di un possibile accordo sulla liberazione degli ostaggi nella Striscia di Gaza. Secondo la tv, Hamas avrebbe segnalato di essere pronta in linea di principio a rilasciare 87 ostaggi. Tra questi figurano 53 tra donne, bambini e giovani israeliani e 34 stranieri.
In cambio, Israele dovrebbe attuare un cessate il fuoco di cinque giorni nella Striscia e rilasciare dalle proprie carceri un numero imprecisato di donne e minori. Hamas chiede che venga permesso l'ingresso di più carburante nell'enclave palestinese.
N12 precisa, tuttavia, che non è ancora chiaro se l'accordo andrà in porto dato che il capo di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya al-Sinwar, non ha ancora dato una risposta chiara e definitiva tramite i mediatori in Qatar.
Continua a salire il bilancio dei raid condotti dall'esercito israeliano nelle ultime ore sulla Striscia di Gaza. Secondo l'agenzia di stampa palestinese Maan, almeno 15 persone sono state uccise in un bombardamento israeliano sul campo profughi di Bureij. Tra le vittime ci sono i due fotografi Sari Mansur e Hasnuna Salim. Altri 13 palestinesi sono morti a causa di un raid sul campo profughi di Nuseirat, mentre altri cinque corpi sono stati recuperati sull'autostrada Saladin, che collega la Striscia da nord a sud.
E' salito a 47 il numero dei palestinesi uccisi negli attacchi israeliani a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, ha reso noto il Nasser Hospital, mentre fonti israeliane non hanno ancora diffuso alcuna informazione sul numero delle vittime.
Medici Senza Frontiere (Msf) ha riferito di un familiare di un membro dello staff ucciso e un alto rimasto ferito in un "attacco" contro un convoglio dell'organizzazione umanitaria che cercava di evacuare 137 persone intrappolate da una settimana a causa degli scontri intorno all'ospedale di al-Shifa, a Gaza. L'attacco - precisa Msf in una nota in cui condanna "con la massima fermezza questa aggressione deliberata" - è avvenuto ieri pomeriggio.
Almeno 15 palestinesi sono morti a causa dei raid israeliani sulla parte centrale e meridionale della Striscia di Gaza. Lo ha riferito l'agenzia di stampa palestinese Wafa, secondo la quale 13 persone sono morte in un attacco contro un'abitazione nel campo di Nuseirat, nella zona centrale di Gaza, mentre una donna e il figlio sono rimasti uccisi nella città meridionale di Khan Younis.
L'ospedale al-Shifa, il più grande della Striscia di Gaza, è diventato "una zona di morte". Lo ha dichiarato l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), annunciando piani per evacuare la struttura. La valutazione dell'Oms è arrivata in seguito a una visita all'ospedale da parte di funzionari dell'organizzazione stessa e delle Nazioni Unite.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno condotto raid contro obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano come rappresaglia al lancio di decine razzi da parte della formazione sciita contro diverse località israeliane al confine con il Paese dei Cedri. Lo riportano i media dello Stato ebraico, precisando che i razzi di Hezbollah sono caduti in zone disabitate.