cerca CERCA
Sabato 04 Maggio 2024
Aggiornato: 00:36
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Istat, in 2021 spesa pensioni aumenta a 313 mld per 23 mln prestazioni

Il 90,5% della spesa complessiva (283 miliardi) è destinata alle prestazioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS)

Istat, in 2021 spesa pensioni aumenta a 313 mld per 23 mln prestazioni
07 dicembre 2022 | 15.28
LETTURA: 4 minuti

Nel 2021 rimane stabile il numero di pensionati mentre aumenta la spesa pensionistica. Al 31 dicembre 2021 sono stati spesi 313 miliardi di euro per 23 milioni di prestazioni a favore di oltre 16 milioni di pensionati. E' quanto emerge dal report diffuso dall'Istat sulle condizioni di vita dei pensionati. Nel 2021 la spesa pensionistica è aumentata di 1,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente (nel 2020 la variazione annua è stata di +2,3 punti percentuali) e rappresenta il 17,6% del Pil (era il 18,5% nel 2020 e il 16,7% nel 2019). Dal 2000 al 2018 il rapporto tra spesa pensionistica e Pil non ha mai superato il 17%, l’aumento registrato negli ultimi due anni è il risultato della contrazione del Pil come riflesso della pandemia.

Il 90,5% della spesa complessiva (283 miliardi) è destinata alle prestazioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS). In particolare, il 72,6% del totale (227 miliardi) è rivolto al pagamento delle pensioni di vecchiaia e anzianità, il 13,9% alle pensioni ai superstiti (43 miliardi), il 4% a quelle di invalidità (13 miliardi). Il sistema dei trasferimenti pensionistici impegna ulteriori 25 miliardi (8,2% della spesa complessiva) per la copertura di 4,4 milioni di prestazioni assistenziali (invalidità civile, accompagnamento, assegni sociali e pensioni di guerra) finanziate dalla fiscalità generale. Alle prestazioni di tipo Ivs e assistenziali si aggiungono 4,1 miliardi (1,3%) erogati a copertura di quasi 700mila rendite dirette e indirette per infortuni sul lavoro e malattie professionali. L’andamento dei principali indicatori risente degli effetti della pandemia nel biennio 2020-2021, che ha avuto un impatto rilevante non solo sulle componenti della dinamica demografica, prima tra tutte la mortalità, ma anche sul mercato del lavoro e sul Prodotto interno lordo.

Anche il rapporto tra numero di pensionati e occupati risente dell’effetto della crisi sanitaria: è di 714 beneficiari ogni 1.000 lavoratori (717 nel 2020, 694 nel 2019). Se si considerano solo i titolari di prestazioni previdenziali, il rapporto tra pensionati che hanno versato i contributi e i lavoratori che li versano scende a 624 ogni 1.000 lavoratori (628 nel 2020, 608 nel 2019). I valori di entrambi gli indicatori risultano in aumento nel 2020 per poi tornare a calare nel 2021, seguendo quindi il trend in diminuzione registrato a partire dal 2013. Anche tenendo conto della diversa struttura della popolazione, il tasso di pensionamento è più elevato al Nord (269 pensionati ogni 1.000 abitanti), minore nel Mezzogiorno (267) ed è in assoluto più basso al Centro (261). In media nazionale si calcolano 267 pensionati ogni 1.000 abitanti; tale valore è più alto per le donne come conseguenza della maggiore speranza di vita.

Complessivamente, il 59,1% delle singole prestazioni pensionistiche è di importo inferiore ai 1.000 euro lordi mensili. Considerando che il 32,1% dei pensionati riceve più di una prestazione, il reddito pensionistico complessivo - dato dalla somma degli importi delle singole prestazioni – è comunque inferiore a tale soglia per un terzo dei pensionati (32,8%).

Il 90,5% della spesa complessiva (283 miliardi) è destinata alle prestazioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS). In particolare, il 72,6% del totale (227 miliardi) è rivolto al pagamento delle pensioni di vecchiaia e anzianità, il 13,9% alle pensioni ai superstiti (43 miliardi), il 4% a quelle di invalidità (13 miliardi). Il sistema dei trasferimenti pensionistici impegna ulteriori 25 miliardi (8,2% della spesa complessiva) per la copertura di 4,4 milioni di prestazioni assistenziali (invalidità civile, accompagnamento, assegni sociali e pensioni di guerra) finanziate dalla fiscalità generale. Alle prestazioni di tipo Ivs e assistenziali si aggiungono 4,1 miliardi (1,3%) erogati a copertura di quasi 700mila rendite dirette e indirette per infortuni sul lavoro e malattie professionali. L’andamento dei principali indicatori risente degli effetti della pandemia nel biennio 2020-2021, che ha avuto un impatto rilevante non solo sulle componenti della dinamica demografica, prima tra tutte la mortalità, ma anche sul mercato del lavoro e sul Prodotto interno lordo.

Anche il rapporto tra numero di pensionati e occupati risente dell’effetto della crisi sanitaria: è di 714 beneficiari ogni 1.000 lavoratori (717 nel 2020, 694 nel 2019). Se si considerano solo i titolari di prestazioni previdenziali, il rapporto tra pensionati che hanno versato i contributi e i lavoratori che li versano scende a 624 ogni 1.000 lavoratori (628 nel 2020, 608 nel 2019). I valori di entrambi gli indicatori risultano in aumento nel 2020 per poi tornare a calare nel 2021, seguendo quindi il trend in diminuzione registrato a partire dal 2013. Anche tenendo conto della diversa struttura della popolazione, il tasso di pensionamento è più elevato al Nord (269 pensionati ogni 1.000 abitanti), minore nel Mezzogiorno (267) ed è in assoluto più basso al Centro (261). In media nazionale si calcolano 267 pensionati ogni 1.000 abitanti; tale valore è più alto per le donne come conseguenza della maggiore speranza di vita.

Complessivamente, il 59,1% delle singole prestazioni pensionistiche è di importo inferiore ai 1.000 euro lordi mensili. Considerando che il 32,1% dei pensionati riceve più di una prestazione, il reddito pensionistico complessivo - dato dalla somma degli importi delle singole prestazioni – è comunque inferiore a tale soglia per un terzo dei pensionati (32,8%).

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza