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Con quale uva si produce il Prosecco?

Vademecum sul vino italiano più bevuto al mondo: tutti lo bevono, nessuno lo conosce.

Con quale uva si produce il Prosecco?
12 maggio 2022 | 17.49
LETTURA: 3 minuti

Posso avere uno spritz? Gradisce un calice di Prosecco? Che ne dite se ci vediamo per un aperitivo e un Prosecco?

Quante volte avete pronunciato o sentito una di queste frasi o qualcosa di molto simile?

Non tentate di contarle, sono sicuramente tante, troppe per riportarle alla memoria tutte insieme. Perché, che ci se ne renda conto o meno, il Prosecco accompagna tantissimi momenti della nostra vita.. È uno degli ingredienti di alcuni dei cocktail più popolari in assoluto, basti pensare allo Spritz, o al Bellini e a tutte le sue varianti, è il calice che ci offrono ad eventi, matrimoni, aperitivi e così via.

Non solo, avete presente tutte quelle storpiature che sentiamo pronunciare al posto della parola Prosecco dalle migliaia di turisti in visita in Italia? C’è un motivo se tutti lo chiedono - storpiandone il nome in incredibili ed esilaranti tentativi - ovvero che è senza ombra di dubbio il vino italiano più conosciuto e venduto al mondo.

Ma noi quanto ne sappiamo realmente di questo prodotto che è diventato un ambasciatore così celebre nel mondo del Made in Italy?

Troppo spesso probabilmente riduciamo la questione in maniera troppo semplicistica al binomio Prosecco-spumante, senza soffermarci a considerare quali e quante sfumature si nascondano dietro quelle bollicine.

Proviamo, allora, a raccontarne qualcosa di più e a fare magari un po’ di chiarezza.

Dove?

Il Prosecco è una DOC interregionale cioè è una denominazione che si estende su due diverse Regioni: Friuli Venezia Giulia e Veneto. In Friuli la produzione si estende su tutta quanta la regione, in Veneto anche tranne che nelle due province di Verona e di Rovigo.

Assodato questo semplice punto, la prima riflessione: con un’estensione territoriale così vasta è naturale che i terreni in cui crescono le vigne siano di natura estremamente diversa tra di loro, e dunque, giocoforza, il vino avrà delle caratteristiche aromatiche e gustative differenti a seconda della sua provenienza. Ne consegue che non tutto il Prosecco è uguale, e che quando ne chiediamo un calice in realtà ci stiamo riferendo a una miriade di variazioni sul tema. Variazioni che è anche molto divertente scoprire.

Esistono in questo vasto ambito territoriale alcune sottozone, ovvero delle zone particolari - all’interno di una denominazione di origine - il cui terroir - e dunque i suoi vini - presentano della caratteristiche peculiari: la sottozona di Treviso DOC e le aree delle due DOCG Colli Asolani e Prosecco Conegliano Valdobbiadene, in provincia di Treviso. Il Valdobbiadene a sua volta esiste in versione base ed in una superiore, e al suo interno contempla due ulteriori sottozone: Cartizze e Le Rive. Stiamo parlando dell’apice della piramide qualitativa del Prosecco, di vini dotati di maggiore complessità ed eleganza.

Come?

Il Prosecco DOC è prodotto con uve Glera per almeno l’85%: questo vitigno produce il vino italiano più conosciuto al mondo, ma di lui non si ricorda mai, praticamente, nessuno.

Il Prosecco è uno spumante prodotto con il metodo Charmat o Martinotti, ovvero con rifermentazione in autoclave invece che in bottiglia come accade per il metodo Classico.

Facciamo una seconda riflessione arrivati a questo punto: il Prosecco è un vino pensato per essere più schietto, più immediato, più beverino, ma, non per questo, più banale.. Semplicemente: diverso . Diverso il modo in cui nasce, diverso il modo in cui lo si pensa, diverso il modo in cui lo si consuma ed abbina.

Pensarlo in comparazione con spumanti metodo classico è sostanzialmente un errore perché stiamo cercando di infilare nella stessa categoria due prodotti che sono e vogliono essere per loro intrinseca natura diversi.

Certamente si potrebbe andare avanti a raccontare ed entrare nel merito anche di altri aspetti di questa bollicina. Ma preferiamo lasciare a voi magari un po’ di curiosità da soddisfare - perché no? - visitando le cantine e il territorio che, ricordiamolo, è anche Patrimonio dell’Unesco.

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