La procura generale della Cassazione ha stabilito, a quanto apprende l’Adnkronos, la competenza della procura di Perugia per l’inchiesta sull’ex procuratore aggiunto della Dnaa Michele Prestipino, accusato di aver rivelato notizie relative alle indagini sul progetto del ponte sullo Stretto. L’inchiesta avviata a Caltanissetta era stata trasferita a Roma perché nella capitale sarebbe avvenuto l’incontro tra Prestipino, l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e il suo storico braccio destro Francesco Gratteri, entrambi non indagati, che oggi lavorano in aziende impegnate nella costruzione del Ponte. I pm della Capitale a loro volta avevano però inviato gli atti ai colleghi di Perugia ravvisando la competenza della procura umbra per i magistrati della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Qui il procuratore capo Raffaele Cantone aveva sollevato la questione della competenza davanti alla Procura generale presso la Suprema Corte in virtù di una sentenza della Cassazione che aveva stabilito che sull’articolo 11 bis relativo ai magistrati della Dnaa la competenza non spettasse alla procura di Perugia.
Proprio nei mesi scorsi Perugia aveva dovuto trasmettere a Roma gli atti relativi all’indagine sui presunti dossieraggi che vede coinvolti l’ex finanziere Pasquale Striano e l’ex sostituto procuratore della Dna Antonio Laudati dopo che prima il gip e poi anche il Riesame, a seguito di una questione sollevata dalle difese, alla luce di quella sentenza di Cassazione, si erano dichiarati incompetenti. Ora la decisione della procura generale che ritiene, a differenza di quella sentenza, che la competenza sia della procura di Perugia che ora dovrà decidere sul fascicolo relativo a Prestipino che intanto, dopo oltre 40 anni di servizio, la scorsa estate su sua richiesta è andato in pensione. Una norma quella sulla competenza dei procedimenti che riguardano i magistrati della Dnaa che si è prestata finora a interpretazioni diverse.